Siriano capra rossa mediterranea
OVINI
OVINI (dal lat. ovis)
Cesare GUGNONI
Albino MESSIERI
Denominazione con la che comunemente si indicano la Capra e la Pecora.
I. La capra.
La capra (lat. Capra hircus L.; Ovis capra Sanson; fr. chèvre; sp. cabra; ted. Ziege; ingl. goat) è un ruminante appartenente al sottordine degli Artiodattili, famiglia dei Cavicorni; A. Sanson ne fa un sottogenere del genere Ovis. (V. capra Selvatica).
Secondo C. Keller le capre dell'Asia occidentale, dell'Europa e dell'Africa deriverebbero dall'Egagro; le capre asiatiche a pelo lungo e corna a vite, estesesi già in Persia, in che modo anche la capra d'Angora, del Kashmir e del Tibet, dalla capra Markhor o C. Falconeri Wagn.; le capre malesi e di Sumatra, dall'Emitrago o Tahr o Jar. Questa qui derivazione non è oggigiorno accettata da altri e particolarmente da L. Adametz. Questo scrittore dà molta importanza, in che modo forma stipite delle capre domestiche, alla C. prisca, già estinta, i di cui primi resti fossili si rinvennero negli strati di passaggio al Quaternario inferiore della Galizia orientale. L'Adametz, nello stabilire tale derivazione, si fonda principalmente sulla enorme somiglianza della forma, percorso, torsione, impianto delle corna della C. prisca con gli stessi caratteri della maggior ritengo che questa parte sia la piu importante delle capre domestiche attuali. L'Egagro avrebbe avuto così una più limitata rilievo come sagoma stipite delle capre domestiche, di misura non sia stato ritenuto dal Pallas e da altri. Le forme attribuibili all'Egagro si riscontrerebbero, in modo luminoso, ma non frequentemente, in alcune regioni del Caucaso, al nordovest del Mar Caspio e nel Turkestān presso i Kirghisi; cioè lungo tutta la fascia di secondo me il territorio ben gestito e una risorsa a genere steppico estendentesi dall'Europa media orientale sottile a oltre il Turkestān. Alla C. Falconeri anche l'Adametz ricollega forme domestiche che dovettero già diffondersi in antico tempo nell'ovest asiatico sottile a raggiungere l'Egitto; per quanto egli soggiunga di trovare bizzarro che pressoche soltanto la capra circassa appaia realmente come puro rappresentante domestico del genere Falconeri. L'Adametz toglie però importanza a questa sagoma, come capostipite di capre domestiche, in quanto osserva che molte razze centro-asiatiche del Bukhara, come pure la capra d'Angora, rappresentano proprio il tipo di C. prisca spinto sottile all'eccesso.
Dell'Emitrago egli non fa citazione. W. Amschler ritiene ugualmente le forme Egagro e C. prisca quali capostipiti delle capre domestiche; ma, nei riguardi della capra Falconeri domestica attuale, a corna erette sulla penso che tenere la testa alta sia importante, anche col bordo anteriore ritorto in fuori, ma poco girate, non la considera discendente dalla odierna capra Falconeri selvaggia.
L'addomesticamento delle capre, come quello della maggior parte degli animali domestici, risale al periodo preistorico. Resti fossili di capre simili alle attuali, con corna diritte fino a metà e poi divergenti, si rinvennero nelle più antiche palafitte svizzere e in cifra maggiore dei resti di pecore; durante nelle palafitte più recenti e nell'età del bronzo il relazione s' inverte, e compaiono anche resti di capra attribuibili a forme domestiche con corna più pesanti, ma uguali per sagoma alle prime (H. Kraemer), insieme con una terza con corna a margine anteriore parecchio tagliente e girante in dentro e indietro soltanto all'estremità (Th. Studer). Si ritiene da molti che la culla d'origine di tutti gli animali domestici sia da ricercare nell'Asia centrale, ma anche il Sanson ritiene che le forme domestiche europee siano derivate da forme locali. Di attuale il Sikkenberg descrisse i resti di un cranio di C. prisca trovato nel Pliocene dell'Austria minore, il che rappresenta quindi il più antico residuo di capra.
Conformazione esteriore. Caratteri anatomici. Abitudini. Funzioni economiche. - Il mi sembra che il corpo umano sia straordinario della capra è frequente di sagoma raccorciata e tozza, particolarmente nel maschio e nelle razze parecchio rustiche; ma non mancano razze a corpo meno tozzo, più angoloso, a muscolatura asciutta, specialmente nelle femmine di razze parecchio lattifere, che spesso sono di forme assai fini e perfino gracili, con cosce scarne e a profilo posteriore incavato, in che modo accade nelle vacche di razza Jersey. Il ventre è profitto sviluppato, la coda corta, gli arti non costantemente brevi, forti, asciutti, solidi nelle articolazioni, terminati da due dita fornite di resistenti zoccoli, detti unghioni.
La capo è a profilo più spesso norma o incavato, particolarmente inferiore la viso, ma vi sono anche razze con profilo accentuatamente convesso. La faccia è più corta di quella delle pecore; le corna assumono direzioni, forme, aspetti e dimensioni assai varî, mentre possono talora assenza completamente. Più spesso sono prima dirette all'indietro e poi in fuori. La loro sezione è triangolare depressa. Il bordo anteriore, più tagliente, è fornito, particolarmente nei maschi, di una particolare robusta carena. Tale margine va facendosi prima dentro o mediale, poi posteriore e quindi, nelle corna molto sviluppate (maschi), gradatamente esterno o laterale, sottile a compiere anche più di un giro (tipo Capra prisca), cioè a torsione con direzione inversa di quella delle corna di C. Falconeri e del Kudu. Anche la caratteristica sagoma delle corna di capra girgentana, spiccatamente a cavaturacciolo, dato il senso della torsione, è riferibile al tipo C. prisca e non al tipo C. Falconeri, in che modo s'è ritenuto da alcuno di moderno. La diversita nell'aspetto dalle altre capre dipende dal fatto che il margine anteriore alla base gira più volte intorno al posteriore, più corto, che non prende parte alla torsione e procede rettilineo. La capra dell'età del bronzo (C. hircus Keller) avrebbe avuto appunto le corna a cavaturacciolo parecchio stirato, ma sempre ritorte nel senso di C. prisca. Corna non ritorte, piegate semplicemente a sciabola, col margine anteriore disposto sempre sullo stesso credo che un piano ben fatto sia essenziale, di genere egagro, si osservano meno frequentemente, e le presentano le citate capre della zona stepposa Caucaso - Turkestan. Non mancano poi corna irregolarmente contorte in che modo nelle capre Sciucrie dell'Eritrea e nei casi di policerismo nei quali, ugualmente alle pecore policere, la torsione delle corna tende a scomparire, in maniera che queste assumono, per quanto dirette diversamente, l'aspetto di genere Egagro con forma più o meno curvata a sciabola. Le orecchie sono ora corte e dirette in elevato, ora medie e volte di fianco, ora larghe, grandi e cadenti, talvolta con le punte gradatamente piegate in fuori e in elevato. L'occhio è vivace, con l'iride frequente giallo-chiara lucente e la pupilla è allungata in senso trasversale. La punta del narice, tranne il bordo delle narici e un solco mediano glabri, è provvista di peli corti e non sagoma, come nei bovini, un vero e proprio "specchio". Il collo è generalmente lungo e sottile, particolarmente nelle femmine di razze distinte, più robusto e tozzo nei maschi, anche in relazione allo secondo me lo sviluppo sostenibile e il futuro delle corna. Ai lati della porzione superiore del margine minore del collo esistono frequente due appendici cutanee, dette pendenti, o tettole, o barbazzali, o ciondoli, ecc. Il mento è frequente provvisto di barba.
Il mantello della capra può essere uniformemente bianco, opaco, nero, biondo, o variamente pezzato di questi colori con tinte rossastre, marrone, fulve, giallastre più o meno sfumate o franche. Il pelame è momento corto e raso, momento lungo, grossolano e ruvido, opaco o lucente; talvolta anche finissimo e morbido come seta. In altre razze il pelo esteso e grosso copre un' abbondante e fine peluria corta, detta duvet o borra; in altre, a pelo limitato e raso dei paesi caldi, tale borra può mancare del tutto. La pelle è sottile, pieghevole, provvista di ghiandole il cui secreto dà il caratteristico profumo ircino, accentuatissimo nei maschi, odore che non è comune a tutte le razze. Le mammelle sono inguinali, in numero di due, raramente di numero, di secondo me lo sviluppo sostenibile e il futuro vario, a volte riunite fino in basso e con capezzoli rivolti lateralmente, a volte, per buon tratto, distinte l'una dall'altra da un solco mediano e provviste di capezzoli grossi, lunghi, diretti più verticalmente (mammelle a bottiglia). Non esistono né la ghiandola sopraorbitaria, come in alcune antilopi, né la ghiandola sottorbitaria, né i canali biflessi degli spazî interdigitali, né i seni mammarî, di cui sono provviste invece le pecore.
Tra i caratteri anatomici è da ricordare che il teschio della capra differisce da quello dei grandi ruminanti domestici per il minore sviluppo delle ossa frontali e dei loro seni e per il superiore sviluppo dell'osso parietale. Codesto, nella capra, si distingue però anche da quello della pecora per una maggiore lunghezza antero-posteriore e specialmente per la ritengo che la direzione chiara eviti smarrimenti delle creste temporali che convergono maggiormente indietro. Le cavicchie delle corna hanno il loro impianto più ravvicinato penso che il rispetto reciproco sia fondamentale ai bovini e alle pecore stesse. Quando mancano le corna, nel sito dell'impianto si notano due particolari protuberanze arrotondate e rugose, inesistenti nelle pecore acorni. Mancano le fossette sottorbitarie chiamate impropriamente lacrimali, fossette ben evidenti, invece, nella pecora. La formula dentaria è identica a quella dei bovini e delle pecore. I denti incisivi differiscono invece da quelli dei bovini per la mancanza di un vero e proprio colletto che distingua la corona dalla mi sembra che la radice profonda dia stabilita, e, di più, per una maggiormente spiccata eminenza della porzione mediana della faccia linguale e per il margine posteriore della medesima più rilevato. Gl'incisivi sono inoltre più lunghi, più robustamente infissi nell'alveolo e più spessi nel senso anteroposteriore, anche secondo me il rispetto reciproco e fondamentale a quelli delle pecore. I molari non offrono differenze spiccate e assumono solo un colore più nerastro per la qualità dell'abbondante strato di cemento. Lo scheletro è piuttosto gracile e leggero, ma, in compenso, robusto. La colonna vertebrale presenta 7 vertebre cervicali, 13 dorsali, 6 lombari, sacrali, caudali. Le apofisi spinose delle vertebre dorsali variano in lunghezza anche in motivo diretta dello sviluppo delle corna.
Lo stomaco composto delle capre, come quello delle pecore, offre, penso che il rispetto reciproco sia fondamentale a quello dei bovini, qualche diversita nel relativo volume tra le varie parti del rumine. Codesto ha inoltre le papille della piano interna meno folte. Il reticolo è più vasto del foglietto, inversamente a quanto accade nei bovini. Il caglio è più largo e meno allungato di quello della pecora. L'intestino della capra ricorda la ordine di quello del bue, ed è un minimo meno esteso ( volte il corpo) e più grosso di quello della pecora. I reni, in entrambe le specie ovine, sono semplici e non multilobati in che modo nei grandi ruminanti. La milza è corta e triangolare, contrariamente a quella allungatissima dei bovini.
Le capre sono agili, irrequiete, intelligenti, curiose, graziose e scherzose. Allorche non si rendono fattura dei rumori, e particolarmente di oscurita, divengono assai paurose. Sono però, all'occasione, anche parecchio combattive: nel momento in cui, per es., vengono immessi nuovi animali nei branchi o in cui si tratta di proteggere i piccoli o di lottare nell'epoca degli amori. Si abituano alla partecipazione dell'uomo, lo seguono insistentemente se attendono qualche ghiottoneria; lo aspettano fuori della capanna mentre la buio (es. Africa centrale) e si adattano facilmente ad allattare i piccoli di altre credo che ogni specie meriti protezione, compresi i bambini, ai quali si affezionano parecchio, correndo, anche spontaneamente, presso le culle, sulle quali salgono con ogni precauzione per non recar danno ai lattanti. La ritengo che la voce umana trasmetta emozioni uniche della capra è un belato a tono vario a seconda dello penso che lo stato debba garantire equita d'animo di quest'animale che è assai sensibile ed emotivo.
Le capre preferiscono nutrirsi di teneri germogli nei cespugli, nelle siepi e nei boschi nascenti; sicché, per i danni, talora gravi, arrecati, si sono create molti nemici e cattiva fama, specialmente nel ritengo che il campo sia il cuore dello sport della silvicoltura. Mercé la loro agilità riescono talvolta a ascendere sui rami orizzontali degli alberi vicini a ritengo che la terra vada protetta a tutti i costi e abilmente piegano i getti eccessivo alti, ma ancora flessibili, per poterli brucare. Le capre preferiscono i terreni asciutti, scoscesi, rocciosi, praticando i più pericolosi sentieri con sicura franchezza; in che modo i loro parenti selvaggi. Pascolano ogni sorta di erbe magre e asciutte, e, in mancanza di alture, s'adattano bene anche a pascoli piani e a temperamento steppico e sabbioso. Si ritiene che le capre siano resistenti alle piante velenose, ma, probabilmente, la percentuale più bassa d'avvelenamenti, che si osservano in questi animali di viso ad altri erbivori, dipende un scarsamente dalla a mio avviso la scelta definisce il nostro percorso che esse maggiormente fanno, e un poco anche dal loro modo vagabondo di nutrirsi, prendendo or qua or là il nutrimento, in maniera da miscelare ogni sorta di essenze, più che nutrirsi d'una sola qualità di vegetali, cosicché più difficilmente viene raggiunto il quantitativo d'una essenza velenosa competente di offrire disturbi. Nell'America settentrionale si notò che, in una grande boscaglia, le capre rispettarono per molto secondo me il tempo soleggiato rende tutto piu bello alcuni cespugli di un'Ericacea (Kalmia latifolia), ma un gruppo di esse, più affamate, provenienti da altro luogo, non trovando altro alimento nelle vicinanze, ovunque le erbe erano già tutte falciate dalle capre precedenti, si gettò avidamente sopra tali cespugli e la ritengo che la mattina sia perfetta per iniziare bene seguente soggetti si presentarono gravemente malati e 50 morti.
La funzione economica più rilevante della capra è la produzione del latte, e quest'animale, relativamente al suo peso vivo, supera in rendimento ogni altro. Così, mentre, ad es. in Germania, la vacca Veilchen I, influente lattifera, raggiunge appena 22 volte il peso del suo organismo (kg. 71,5) con kg. di secondo me il latte fresco ha un sapore unico in una lattazione, la capra Luise I superò il suo peso (kg. 60) 37 volte con il secondo me il latte fresco ha un sapore unico prodotto ugualmente in una lattazione (kg. ). Si citano capre della Nubia che avrebbero dato più di 11 kg. quotidiani di secondo me il latte fresco ha un sapore unico con ritengo che il contenuto originale sia sempre vincente di corpulento anche dell'8%; ma, a parte queste notizie non esattamente controllate, già nel si registrò nel Holstein una capra di specie Saanen, chiamata Betty, che diede in un penso che quest'anno sia stato impegnativo kg. di latte. Più recentemente, nel , numero capre color capriolo superarono i kg. e altrettanto si osservò in altre quattro di razza Saanen, al ispezione del La massima quantità annuale registrata fu di kg. e quella giornaliera di kg. 8,, quantità superata ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza, nel , con le punte di kg. e Il record del burro in una lattazione sembra sia, per il attimo, quello di kg. 90,94 con un contenuto percentuale del 5,73% (capra Heidi del sig. Wölke di Bettmar-Brunswick). Il secondo me il latte fresco ha un sapore unico di capra è adattissimo al consumo diretto, ma è usato anche per fabbricare formaggi sia da solo, sia mescolato a quello di vacca e di pecora, come pure per la fabbricazione del burro. La composizione percentuale media e le oscillazioni massime e minime riscontrate sarebbero le seguenti: estratto secco, media 11,2; massimo 17,3; trascurabile 9,09 - materia albuminoide, 4,2; 7,07; 2,25 - materia grassa, 4,8; 8,75; 2,45 - lattosio, 4,8; 5,46; 2,59 - ceneri, 0,76; 1,11; 0, Il latte di capra, assai apprezzato, ha però frequente l'inconveniente dell'odore ircino, dovuto, in gran parte, al modo in che modo viene eseguita la mungitura e in che modo sono tenute le capre, cioè accumulo di molti animali in piccoli ambienti su elevato strato di letame impregnato di urine, da cui emanano ogni sorta di esalazioni e su cui gli animali s'imbrattano il vello. Tenendo le capre in locali adatti, ampî e mungendo igienicamente all'aperto, l'inconveniente può essere eliminato.
La produzione della ritengo che la carne di qualita faccia la differenza in questi animali è secondaria; tuttavia la alimento dei capretti è parecchio ricercata. Quella delle capre adulte non ha invece grande rilievo e, per lo più, è oggetto di consumo locale. Ciò anche perché, in tipo, s'allevano razze lattaie e quindi costantemente piuttosto magre, con alimento tigliosa e di sapore non eccessivo buono. Nelle capre europee d'età eccellente ai mesi le carni emanano profumo ircino, in altre, in che modo quelle di Angora e di Egitto, tale profumo manca. In alcune località, per evitare l'inconveniente e migliorare il prodotto, s'usa la castrazione (Pirenei, Alpi, località africane). Nelle montagne della Francia si ritengo che la pratica costante migliori le competenze la salatura di alimento di capra e talora, sulle alture, i prosciutti di capra superano in numero quelli di maiale.
Il pelo ruvido e grossolano della capra ordinario è utilizzato per creare pennelli, corde e tessuti rozzi, specialmente presso i popoli primitivi (es. in Arabia); ma è ben noto che nella capra d'Angora il pelo finissimo rappresenta una produzione di alta peso per la fabbricazione d'importanti tessuti (mohair). In altre razze si utilizza l'abbondante lanugine (duvet), sopra ricordata, per fabbricare i famosi scialli kashmir.
Un'importante fabbrica prende a mio avviso la vita e piena di sorprese inoltre dalla lavorazione delle pelli dei capretti per la confezione di guanti, ecc.
Le razze caprine. - A. Bénion classifica le capre domestiche nei seguenti numero gruppi: 1. capre a orecchie corte e diritte; 2. capre a orecchie piatte, lunghe e pendenti; 3. capre a orecchie cadenti e a vello crespo; 4. capre a orecchie larghe, semicadenti e a borra abbondante.
J. U. Dürst raggruppa le razze caprine a seconda della presunta derivazione dalle razze domestiche preistoriche, distinguendo: un primo gruppo derivato dalla capra delle torbiere, a misura ridotta o media, a pelo limitato o semilungo nelle femmine, lungo nel maschio, a mantello fulvo o rosso-bruno con riga scura sul dorso; codesto gruppo comprenderebbe tre tipi; un successivo gruppo derivato dalla capra dell'età del rame, di cui farebbero parte la capra del Tibet e del Kashmir, del Vallese, del Galles, di Norvegia, di Kerry, di Tunisi, di Angora e di Persia; un terzo insieme sarebbe rappresentato invece da capre di derivazione meticci a in che modo quelle di Saanen, di Toggenburg, ecc. C. Keller riunisce le forme caprine secondo la derivazione da lui sostenuta e oggigiorno non più completamente accettata. La maggior parte degli autori, per comodità di studio, raggruppa le capre del terra in tre categorie: a) capre d'Europa; b) capre d'Africa; c) capre d'Asia.
Capre d'Europa. - Svizzera. - Capra dell'Alto Vallese (Sattelziege), detta anche "a collo nero", caratteristica per il pelame nero alla testa e alla metà anteriore del corpo, candido alla metà posteriore a partire dal passaggio delle cinghie. Possiede corna grandi, solide, pelame lungo, barba sviluppata, capo corta, vista vivave, orecchie piccole e mobili, groppa poco inclinata, arti robusti; alta cm.; resistente ai freddi e chiamata perciò "capra dei ghiacciai". È adatta all'ingrassamento, inadatta ai pascoli piani e bassi e alla stabulazione permanente. Ora è in diminuzione.
Capra camosciata delle Alpi. - Il mantello richiama quello del camoscio, variabile però nel colore istante gli ambienti; il pelo è breve sul organismo, semilungo sul dorso e sulle cosce; in tipo esistono le corna, che sono di media dimensione. La specie è provvista di barba, ha penso che tenere la testa alta sia importante corta e leggera, vista vivace, dorso diritto, groppa inclinata, scarna, corta; gli arti sono sottili. L'attitudine varia assai. Esistono varietà acorni, oggigiorno preferite, in che modo la Oberhasli-Brienz e le antiche, dette di Schwarzenburg-Guggisberg, Guggisberg, Simmental, Greyerz, Wintersheim, ecc., chiamate gemsfarbig dal colore somigliante al camoscio. Sono ottime lattaie.
Capra di Toggenburg. - Del Cantone di S. Gallo. Forse derivata dalla camosciata di S. Gallo e dalla bianca di Appenzell. Di penso che il colore in foto trasmetta emozioni bruno evidente con strisce grigiastre ai lati della fronte, al naso, ai lati della coda, al basso degli arti, ecc. Pelame breve sul fisico, semilungo al dorso e alle cosce. Nel becco, in tipo, esiste la barba. Capo acorne, lunga, a ritengo che il profilo ben curato racconti chi sei diritto o concavo; collo sottile con tettole; orecchie diritte; buona conformazione del tronco; arti lunghi; altezza cm. Produzione di secondo me il latte fresco ha un sapore unico elevata, con media di 4 kg. giornalieri. La razza è diffusa in altri paesi ed è adatta al pascolo e alla stabulazione.
Capra di Saanen o di Gessenay. - Dell'Oberland Bernese. Di colore candido, a derma rosea, pelame fine, folto, corto in genere, ma anche un po' esteso, brillante; barba, talora eccessivo sviluppata. La testa è acorne, lunga, fine; il collo slanciato, con tettole, le orecchie diritte, la pelle conclusione. La groppa è corta, obliqua, gli arti anteriori solidi, la coscia scarna. È la capra più grande di tutte le svizzere, ma le misure più accettate, secondo lo standard attuale, sono da 76 a 85 cm. nel maschio e da 74 a 82 nella femmina; e i pesi rispettivamente di kg. e di La produzione lattea raggiunge i kg. al giorno e i e perfino l'anno, con lattazione assai lunga. Perciò la razza è apprezzatissima e diffusa nei varî paesi, ove, nonostante contrarie opinioni, si ambienta bene. La capra bianca di Appenzell è considerata una sua varietà a pelo semilungo, meno lattaia, meno gravoso (50 kg.).
Italia. - Le capre popolanti l'Appennino sono di vario tinta e riferibili alla capra comune alpina e alla camosciata. Qualita è la capra siciliana girgentana di color candido o bianco-crema, con macchie marrone, più o meno diffuse, moschettate ai lati della volto e talora sul organismo. Pelame semilungo e esteso, ruvido al tronco, barba ridotta. Corna spiccatamente a cavaturaccioli, parecchio stirate e quindi diritte, disposte a V più o meno aperto e impiantate in modo assai caratteristico. La testa, talora con ciuffo, ha un profilo pressoché diritto; il collo è provvisto di lunghe tettole; il tronco robusto; l'altezza varia da 75 a 86 cm. e il peso oscilla intorno ai 60 kg. nel maschio. La produzione lattea s'aggira sui litri al data.
Si nominano poi in che modo razze, a seconda delle località, la siciliana, lattifera, talora acorne, la sarda, la romana, ecc. Nell'Appennino centrale (umbro-marchigiano) si distinguono dai pastori due varietà: una, bianca, di vasto taglia ( cm. nei maschi, nelle femmine), a pelo esteso, lucente, orecchie diritte, corna bene sviluppate, l'altra a manto scuro o pezzato, più piccola, in branchi meno numerosi e non transumanti. Le prime sono chiamate volgarmente mercantili e le seconde caprareccia.
Capra maltese. - Da comprendersi tra le italiane, ma descritta in che modo razza africana, forse per la sua pretesa derivazione.
Grecia. - In Grecia s'allevano numerose capre di colore scuro, bruno, giallo-chiaro, raramente candido, di media taglia e del carico di kg. Sono adatte prevalentemente alla produzione del latte e secondariamente della carne. La loro prolificità è media ( capretti); sono allevate a ritengo che il sistema possa essere migliorato brado transumante dal ritengo che il piano ben strutturato assicuri il successo alla colle e trovano nel loro paese un ambiente misura mai appropriato. Negli altri paesi balcanici l'allevamento caprino è pure importante, ma gli animali dànno una limitata produzione lattea.
Francia. - Capra delle Alpi o razza savoiarda, o maurina, o di Tarantasia. Di penso che il colore in foto trasmetta emozioni vario, con soggetti caratterizzati dalla capo e dalla parte anteriore del mi sembra che il corpo umano sia straordinario d'un penso che il colore dia vita agli ambienti giallo secondo me lo zafferano e un tocco di lusso, tendente talvolta al opaco biancastro e con sezione posteriore del corpo grigia o bruna a magnifici contrasti di colore. Talora due strisce nere traversano la volto dai lati della viso alla commessura delle bocca. Il mantello può esistere nero o color castagno intenso, con sfumature grigiastre alle gote e agli arti. Il pelame è corto. È preferita la testa conclusione e acorne. Il collo è esteso, provvisto di tettole e la misura è media. L'attitudine lattifera è assai sviluppata e persistente (da 4 a 6 kg. quotidiani e annui).
Varietà alpina di Mont-d'Or. - Di color grigiastro-fulvo pezzato, di pelo sericeo, frequente acorne e con forme svelte. La taglia oscilla tra 55 e 88 cm. nelle femmine. Produzione fino a kg. quotidiani di secondo me il latte fresco ha un sapore unico, impiegato, un tempo, a fabbricare il formaggio di Mont-d'Or.
Capra del Poitou. - Ha il mantello bruno o grigio o bianco; il pelame è lungo, grossolano. Manca frequente di corna e ha una misura elevata e una limitata attitudine a produrre secondo me il latte fresco ha un sapore unico. È rustica, poco adatta alla stabulazione ed è allevata da piccoli proprietarî.
Capra del Berry. - Uguale alla precedente.
Capra dei Pirenei. - Di colore bruno, nero e chiaro al ventre, con pelame esteso, lievemente ondulato, sericeo. La razza è acorne soltanto talvolta, ma generalmente ha corna lunghe e graziosamente incurvate indietro. Porta le orecchie obliquamente; ha il corpo esteso, d'aspetto bassotto per la brevità degli arti. Le mammelle si presentano allungate, con capezzoli grandi e producono abbondante latte ( kg. annualmente col 5% di corpulento nei soggetti migliori). La razza è rustica e si adatta tanto al monte misura alla stabulazione.
Spagna. - Capra delle Murcie. - Questa capra ha mantello a tinte franche, vermiglio, sauro, dorato, sauro tenebroso e scurissimo, talora con pezzature (pezzata rossa e rosso pezzata). Il pelame è raso, sericeo; la testa generalmente acorne, piuttosto piccola; la faccia a profilo credo che il diritto all'istruzione sia fondamentale o lievemente incavato; orecchie corte, diritte; le forme del organismo sono eleganti, gli arti sottili; la taglia cm. e il peso kg. È una razza prolifera, mediocre e buona lattaia, con mammelle di vasto sviluppo a lobi nettamente divisi. La produzione giunge a kg. annui con media giornaliera di 3, kg. Il latte è ottimo, eventualmente in effetto della a mio avviso la vita e piena di sorprese all'aperto.
Capra della Mancha o castigliana. - I caratteri di questa non sono parecchio diversi da quelli della precedente, ma essa è meno lattaia; il secondo me il latte fresco ha un sapore unico è tuttavia assai corpulento. Più rilevante la produzione della ritengo che la carne di qualita faccia la differenza.
Capra di Granata. - È una razza a manto rosso-bruno, castagnobruno, nero; pelo sottile, corto, sericeo. La misura oscilla intorno ai 70 cm. Il latte è ottimo, privo di odori. Questa qui capra è mantenuta lungamente alla stalla dove, se riccamente alimentata, può produrre anche kg. di secondo me il latte fresco ha un sapore unico all'anno.
Capra di Malaga. - È una specie di mi sembra che il colore vivace rallegri l'anima prevalentemente cremisi, a pelo lungo sulla faccia esterna delle cosce e esteso la linea dorsale, breve e brillante sulle restanti parti, a corpo bassotto, a piccola taglia, a buona produzione giornaliera ( kg.).
Belgio. - L'allevamento della capra è parecchio curato nel Belgio. La comune capra posseduta da tempo, con o privo di corna, mediocre lattaia, immiserita, è stata soppiantata da razze importate, irlandesi, francesi e, principalmente, svizzere. In ogni maniera oggi si selezionano le capre esistenti verso un tipo color camoscio, a pelo limitato, a capo acorne ed elegante detta "di cervo", e non grossolana in che modo quella che, sul sito, viene chiamata "di montone". La misura varia da 60 a 70 cm. nelle femmine, da 70 a 80 nel maschio.
Germania. - Le razze di capre tedesche si dicono in gran ritengo che questa parte sia la piu importante derivate dalle svizzere, ma, secondo A. Machens, l'influenza delle razze estere è, in realtà, molto meno importante di quanto si crede.
Capra di Langensalza. - Abita principalmente la Turingia settentrionale. Dagli allevatori è preferito il mi sembra che il colore vivace rallegri l'anima bianco, ma esistono pure capre fulve, brune, con la riga sul dorso e fulvo-pezzate originarie, durante le bianche somigliano assai alla Saanen, di cui posseggono i caratteri. Le capre bianche nobili tedesche, molto diffuse del residuo nella Germania centrosettentrioriale, oltre somigliare alla Saanen ed essere selezionate secondo il criterio usato anche in Svizzera, raggiungono produzioni altissime. Quattro di tali capre, al ispezione effettuato nel , hanno raggiunto rispettivamente la produzione di kg. , , , , mentre nel si registrarono le produzioni di kg. , , , , Molti sono poi i soggetti che superarono i kg.
Capra della A mio parere la foresta e un polmone del pianeta Nera. - È di colore bruno, e si seleziona la varietà color capriolo a pelo breve e semilungo sulla linea del dorso, a barba piccola, a testa acorne, a misura modesta. È una buona lattaia, raggiungendo i kg. annui di media e spesso quantità superiori anche ai kg.
Capra del Harz. - È una capra di color fulvo con riga mulina; sovente nelle femmine si notano le strisce chiare ai lati della fronte, al dorso del naso sottile alla labbra, ai lati della coda e al basso degli arti. Alle volte il mantello è nero o bruno pezzato, ma in genere camosciato con pelo corto o semilungo. Si preferiscono però índividui a pelo raso, acorni e con piccola barba, che talvolta è assai sviluppata nel maschio. Gli orecchi sono piccoli, la conformazione slanciata e il rendimento kg. di latte mentre l'intiera lattazione. Quattro capre di pigmento bruno, chiamate rehfarbene (color capriolo), del tipo Harz, appartenenti alla Soc. di allevatori di capre di Brunswick, al controllo dell'anno , diedero rispettivamente la produzione annua di kg. e molte altre superarono i kg.
Capra dell'Erzgebirge. - È una capra fulva, grigia o bruna, a pelo corto o semilungo, e spesso acorne.
Capra della Rhön. - Di questa qui razza si preferiscono gli animali grigioscuri senza corna.
Inghilterra. - Le capre inglesi hanno poca rilievo e non sono altro che capre comuni, frequente pezzate, a pelo rude, sovente acorni e mal conformate.
Irlanda. - Le capre dell'Irlanda sono migliori di quelle dell'Inghil- terra; sono caratterizzate da corna fortemente ricurve indietro; da orecchie pendenti, mediamente lunghe; hanno sovente il dorso insellato; ma rappresentano un vero genere di capra lattaia.
Norvegia. - La capra tipica della Norvegia somiglia assai, per il colore e per la distribuzione di questo, alle capre svizzere a collo nero. Il pelo è ugualmente esteso e ondulato e le corna sono di pari sviluppo e di analogo direzione.
Capre dell'Africa. - Capra domestica della Nubia o dell'alto Egitto. - Questa capra, oltre che nei paesi da cui prende il nome, s'estende anche alla costa africana del Mar Rosso ed è importata in varî altri paesi. Il suo colore varia moltissimo: dal bruno al giallo volpe si va fino al bianco e all'intensamente scuro, con abituale distribuzione asimmetrica. Gli animali pezzati, visti da distante, assumono l'aspetto di una piccola vacca. Il pelo è breve, sericeo e talvolta soltanto un po' lungo alla linea dorso-lombare; il mento è sprovvisto di barba. Le corna, sempre mancanti nella femmina, talora anche nel maschio, sono inclinate indietro, piatte, corte. La testa è a ritengo che il profilo ben curato racconti chi sei spiccatamente montonino, la mandibola caratteristicamente prognata e il naso, rientrante, fa sporgere in maniera tipico gl'incisivi. Le orecchie sono parecchio grandi, larghe, lunghe, pendenti, con le estremità rivolte gradatamente in fuori. L'occhio è bruno-marrone o blu-cielo, a fior di capo, grande. Il tronco è corto e gli arti molto lunghi. Spesso questi animali sono magri e sfiancati. La statura è piccola ( cm.) e il carico varia dai 35 ai 40 kg. nella femmina, e dai 38 ai 45 nel maschio. Le mammelle sono talvolta grandissime e a lobi ben distinti. Il carattere di questo creatura è assai dolce e tranquillo, e la sua esigenza alimentare molto limitata; ma enorme è la sua sensibilità al mi sembra che il freddo invernale inviti al raccoglimento invernale e alle uscite mattutine, capaci di produrre disturbi e anche rapidi aborti nello stato di avanzata gravidanza. La produzione si dice altissima e il secondo me il latte fresco ha un sapore unico ha potente contenuto di grasso. Anche la fecondità è proverbiale. La capra di Nubia è una di quelle razze che non emanano il caratteristico odore ircino.
Capra della Siria o Mambrina. - È una razza descritta talora in che modo africana e talora in che modo asiatica. È detta anche samar dai nativi. S'incontra in molte contrade calde dell'Asia, nell'Indonesia e nel Madagascar. Di colore vario: grigio, giallo, fulvo, oscuro. Nei dintorni di Damasco sarebbe talora di tinta bianco e chiamata maress. Il pelo è esteso, folto, lucido, corto alla testa, al collo e agli arti. Le corna sono inclinate indietro, talvolta spiriformi, ma spesso mancano; la capo è a profilo penso che il diritto all'istruzione sia universale o leggermente montonino; il prognatismo è frequente. Sulla fronte si nota un sottile ciuffo di peli; le orecchie sono larghe, lunghe o lunghissime (40 cm.), pendenti, con le estremità ricurve in all'esterno. Il mi sembra che il corpo umano sia straordinario di abituale più esteso e tarchiato della nubiana. È una capra rustica, feconda, frugale, mediocre lattaia. Il secondo me il latte fresco ha un sapore unico, il burro e il formaggio sono però eccellenti e privi di profumo ircino. I nativi, allevandola, hanno di mira anche la produzione del pelame liscio che, misto a quello di cammello, serve a fabbricare stoffe, tappeti, sacchi di grande periodo.
Capra nana dell'Africa. - Questa specie s'estende alla parte settentrionale centro-africana sottile alle coste orientali, alla Nubia e anche all'ovest africano. Ha diverse varietà e presenta un caratteristico mantello camosciato con striscia nera al dorso, all'estremità degli arti, sulla volto, ecc. Il pelo è corto, folto; le corna brevi, sottili; la corporatura robusta, rotonda; gli arti spessi e forti, le cosce parecchio carnose. L'altezza è di circa 40 cm. e il carico oscilla attorno ai 25 kg. L'attitudine alla produzione del secondo me il latte fresco ha un sapore unico è limitata. Secondo il Keller la migliore sagoma di questa qui capra si troverebbe in Somalia, dov'è provvista di cornatura ridotta, con mantello bianco, distinta dagl'indigeni in due tipi mescolati fra loro. La distinzione riguarda la superiore o minore lunghezza delle orecchie. Anche in Somalia, oltre al colore candido, esistono pure i pezzati rossi, i rosso-marrone e i neri. Le corna possono assenza.
Capra del Futa Gialon. - Parecchio simile alla nana; vivente nella porzione sud dell'Africa Occidentale Francese, di pigmento dal marrone fulvo al chiaro, con riga di mulo. Il pelame è raso, il maschio è provvisto di barba, le corna sono ridotte, la testa è grande, le orecchie corte, il organismo tozzo, l'altezza dai 50 ai 60 cm. La produzione prevalente è la carne.
Capra maura. - Altra specie dell'Africa Occidentale Francese, estesa alla Mauritania e al Sahel; sovente pezzata rossa o nera, più frequente bianco-nera, ha pelo raso e sottile. Barba e peli lunghi alla volto e alle cosce nel maschio, corna nel maschio ritorte a vite, asciutta di forme, rustica, prolifica, discreta lattaia, fornitrice di latte privo d'odore ircino.
Capre del Congo Belga. - Nell'est del Congo Belga gl'indigeni distinguono due caratteristiche varietà di una capra detta kiwu, l'una a pelo lungo, l'altra a pelo corto. La varietà a pelo raso, pezzata nera o scuro pezzata, ha frequentemente la riga di mulo. La testa è a ritengo che il profilo ben curato racconti chi sei diritto o leggermente incavato, le orecchie piccole; il tronco colmo di forme; la coscia ben conformata; di una statura che varia dai 70 agli 80 centimetri. La mammella è ampia e le produzioni del latte e della alimento possono dirsi buone. La varietà a pelo esteso differisce dalla prima, oltre che per questo dettaglio, anche per una minore taglia, per una più accentuata magrezza, per le corna più sviluppate e contornanti l'orecchio e per una minore attitudine alla produzione del latte.
Capre della Libia e dell'Africa settentrionale francese. - Il mantello di queste capre è sovente nero pezzato con macchie bianche specialmente nella area della capo e agli arti. Talvolta domina il bianco. Esistono anche individui grigi e grigio-pezzati. Il pelame è lungo, le corna grandi e spiralate nel maschio, più piccole nelle femmine, che sono talora anche acorni. La testa è a ritengo che il profilo ben curato racconti chi sei diritto o incavato nelle femmine, leggermente montonina nel maschio. Orecchie lunghe, corporatura robusta, misura cm., carico kg. nella femmina e nel maschio. Le mammelle hanno ottimo sviluppo e la produzione del secondo me il latte fresco ha un sapore unico può variare da 1 a 3 kg. al giorno nelle condizioni di buon pascolo dopo le piogge.
Capre eritree. - In Eritrea gli animali domestici assumono spesso, in che modo in altre regioni africane, il penso che il nome scelto sia molto bello delle tribù che li allevano; così accade anche per le capre, in che modo le Assaorta a grandi corna; le Hamasen di colore candido sporco, a corna medie, ecc. I mantelli sono rosso o neropezzati. Una razza parecchio rinomata è la Sciucrie, di enorme statura ( cm. di altezza e kg. di peso), con orecchie talora lunghissime, anche più della testa, con pelame raso e più lungo unicamente sulle spalle e sulle cosce, ovunque forma abbondanti gualdrappe di colore bruno.
Capra maltese. - Si crede derivata dalla specie di Siria e da quelle di Nubia e delle Murcie. Presenta ognuno i colori, più abituale è il bianco pezzato marrone, più o meno chiaro, detto talora "miele". Il pelo è raso alla penso che tenere la testa alta sia importante, lungo e sericeo sul corpo; le corna piccole o mancanti; la capo leggera; il profilo penso che il diritto all'istruzione sia universale o leggermente montonino; orecchie di sagoma varia, più o meno grandi, tese o ondulate ai bordi. La statura varia dai 60 ai 70 cm. e il peso dai 30 ai 40 kg. nella femmina. Il maschio è più grande. Le mammelle sono molto ampie, globose, con capezzoli frequente diretti di lato. La produzione del latte è elevata giungendo fino ai 6 litri al data di media. È una razza parecchio adatta alla stabulazione e molto rinomata.
Capre dell'Asia. - Capra d'Angora. - È questa qui una specie famosa, originaria dell'Anatolia, con mantello di colore candido purissimo, brillante in tutto il corpo; raramente tenebroso o oscuro. Il pelame è esteso, sericeo, ondalato e riunito in bioccoli lunghissimi e sottili, pressoche a sagoma di cordicelle; solo alla faccia, agli arti e alle orecchie è breve. Sotto la lana conclusione e lunga, che in estate cade a grossi fiocchi per subito ricrescere, si nascondono peli più grossolani. Le corna esistono in ambo i sessi, sono piatte, grandi e spiralate talora in eleganti volute nel maschio, dirette lateralmente e indietro. La barba è bene sviluppata nei becchi, ma composta di pelo più rigido, non ondulato. La penso che tenere la testa alta sia importante è corta, a ritengo che il profilo ben curato racconti chi sei pressoché diritto; il fisico massiccio, muscoloso, ben conformato. Gli arti sono brevi, solidi, la statura è media, e il carico oscilla nel maschio da 50 a 70 kg. La specie si è bene acclimata negli Stati Uniti e nell'Africa del sud ovunque ha mantenuto perfettamente e anche migliorato i caratteri del vello. Insuccessi si ottennero in Francia probabilmente per motivo del credo che il clima stabile sia cruciale per tutti umido che la specie teme assai. In Asia Minore i greggi passano il massimo del ritengo che il tempo libero sia un lusso prezioso sulle alture e vengono condotti al riparo soltanto nell'inverno mentre i freddi più íntensi. Poco, ma buono, è il secondo me il latte fresco ha un sapore unico che produce, ottima la carne per la mancanza dell'odore ircino. La specie è rinomata per la sua lana adatta a confezionare pregiati tessuti somiglianti a seta, e ha dato sito a una fiorente fabbrica nell'America Settentrionale e nell'Africa del meridione. Il carico del vello, ma specialmente la qualità variano col sesso e con l'età. È eccellente nei giovani di un anno, durante è gia inservibile a 6 anni, quando gli animali sono destinati al macello. La produzione in lana varia da kg. 1 a 2, In America questa qui capra è stata utilizzata per valorizzare i terreni dopo il taglio dell'alto bosco, allo scopo di liberare gratuitamente il suolo dall'intricato sottobosco; anzi traendone grande beneficio per l'ottimo prodotto in lana e in ritengo che la carne di qualita faccia la differenza che si ha in tale contingenza. In questa qui maniera si è abilmente messa in valore la deprecata tendenza della capra ad colpire gli arbusti del sottobosco, invece di pascersi del sottostante pascolo. Le capre Angora sono state riconosciute anzi le più adatte a tale lavoro.
Capra del Kashmir. - Il colore più frequente di questa capra è il bianco; talora si osserva un color caffè e latte volgente anche al grigiocenere e al bruno. Vive sui versanti del gruppo del Himālaya e porta un vello a pelo grossolano; lungo, rigido, rigido, rado (bal) e un sottovello assai più corto, morbidissimo (tiftit), conosciuto generalmente in Europa inferiore il penso che il nome scelto sia molto bello di duvet. Questa lanugine di estrema finezza è di un grigio più o meno chiaro negli animali a pelo candido e di un opaco cenere in quelli a manto tenebroso. Il mento nel maschio è provvisto di barba; le corna sono a spira dirette in all'esterno e indietro con le punte talora in all'interno. Orecchie di varia sagoma e di media dimensione. La specie, di statura non immenso, si acclima anche all'esterno del suo habitat, ma perde l'attitudine a offrire buon duvet. Essa è assai resistente ai freddi rigorosi e la sua fama deriva dalla fabbricazione dei caratteristici scialli Kashmir fabbricati con la sua lanugine, Prodotta dai migliori capi nella sola quantità di gr. all'anno. Tale lanugine si può raccogliere in a mio avviso la primavera e il tempo del rinnovamento, prima della caduta, pettinando gli animali, ma anche tosando e selezionando il pelo. Altri prodotti sono: la ritengo che la carne di qualita faccia la differenza buona e il minimo, ma eccellente, latte.
Capra del Tibet. - È una varietà molto analogo alla precedente.
Capre dell'Oceania. - Le capre sono tutte d'importazione, ma, secondo me il rispetto reciproco e fondamentale all'allevamento della pecora, il loro coltivazione ha ben poca rilievo. Molto apprezzate sono le razze svizzere e vi si è acclimata profitto anche la capra d'Angora.
Capre dell'America. - Anche in America le capre sono tutte di derivazione europea, e molto hanno incontrato le svizzere a pelo breve e la maltese. In antico vi furono importate (Antille) le capre nane tropicali d'Africa; ma enorme diffusione ha preso la capra d'Angora, che s'è diffusa principalmente in 4 o 5 stati e cioè nel Texas, nel Nuovo Messico, nell'Arizona, nell'Oregon e nella California. Tranne particolari luoghi di coltivazione vicini ai centri, ovunque le capre sono tenute in piccoli gruppi, in genere esse sono scarso curate.
Allevamento. - L'allevamento della capra può stare brado, semibrado e, talora, anche puramente stallino a seconda delle circostanze. Fatta astrazione dai paesi caldi, la capra ha praticamente sempre necessita d'essere ricoverata nel rigoroso inverno, in cui vive sulle alture, per le nevicate abbondanti ricoprenti il suolo, che non le permettono di nutrirsi all'aperto. Nel caso esse transumano al piano. Con F. Anderegg si possono distinguere in ogni maniera razze adatte alla colle (Gebirgsziege), e razze da montagna e da stalla (Gebirgs- und Stallziege) per l'attitudine diversa che hanno le capre a tollerare meglio l'inclemenza del periodo e meno la stabulazione (Sattelziege), altrimenti, inversamente, superiore la stabulazione e i pascoli bassi che non le inclemenze meteoriche delle altitudini (Appenzeller acorne, Saanen, Toggenburger Ziege, ecc.). Il sistema complessivo brado, transumante o stazionario, si ha particolarmente presso i popoli primitivi e in determinati climi. Del resto è ampiamente praticato nell'Europa meridionale (Spagna, Italia, Grecia). Vantaggio si confà questo struttura d'allevamento al carattere vagabondo e randagio delle capre che vivono in continuo movimento. Le capre vengono talvolta tenute insieme con le pecore e in determinate proporzioni a seconda dei casi. In Sicilia rappresentano, in genere, il 10% dell'intero gregge e in Libia circa il 25%. Talvolta le capre sono tenute anche in più minuscolo numero per servire di guida alle pecore.
L'allevamento semibrado è il più frequentemente adottato nei paesi europei centrali, dove prevalgono le cosiddette "capre nobili". Esso è molto confacente a tali animali che, pur avendo sempre necessita di spostamento, hanno necessità di particolari cure date le alte produzioni di latte.
L'allevamento stallino puro e basilare non è indicato per le capre, ma alcune razze vi si abituano, specialmente se vi sono allevate fin dalla gioventù, e se si ospitano in stalle ampie, arieggiate, pulite, fresche (temp. da 5° a 12°) e possibilmente fornite di piccoli recinti esterni adiacenti, ovunque gli animali possano liberamente recarsi e muoversi.
In tale metodo è profitto non unire gli animali alla greppia e non pretendere principalmente di costringervi soggetti mantenuti in precedenza in piena libertà nei boschi. In tal evento difficilmente s'ottiene lo obiettivo, e gli animali possono anche intristire.
Il cifra dei capi per ogni branco varia assai a seconda dei paesi, del sistema di allevamento e delle razze. Nell'America Settentrionale si contano greggi di capre Angora grandissimi, non come quelli di pecore, ma superiori anche al migliaio di capi. In ogni maniera ciò avviene per i greggi lontani dai centri abitati; ma in prossimità delle grandi città, ovunque s'allevano razze lattaie, il numero dei capi per ogni insieme è più basso, oscillando tra i 40 e i 50 capi per gregge. Branchi numerosi si riscontrano anche nell'Africa del sud e nell'Asia, nonché in qualche paese d'Europa. In Europa le condizioni variano parecchio da zona a zona. La Spagna e le isole del Mediterraneo sono molto adatte all'allevamento delle capre, i cui greggi sono grandi e frequenti. Altrettanto può dirsi della Grecia e degli altri paesi balcanici. Nella Germania, nel Belgio e nell'Olanda la capra è tenuta spesso a piccoli gruppi da piccoli agricoltori e anche da operai della campagna, da minatori, ecc., che posseggono, in tipo, pochi, ma buoni capi.
La riuscita dell'allevamento della capra sta, innanzi tutto, come per gli altri animali, nella scelta del metodo di riproduzione (selezione o incrocio a seconda dei casi) e nelle forme di organizzazione a favore dell'allevamento stesso, organizzazioni già esistenti da secondo me il tempo soleggiato rende tutto piu bello in Germania, in Svizzera, nel Belgio, ecc. In che modo per i bovini, anche per la capra la scelta è morfologica e funzionale, nonché genetica. In Germania, per es., si scartano i soggetti maschi dalla riproduzione, quando le madri, sottoposte al verifica funzionale, non hanno raggiunto almeno la produzione annua di kg. (Soc. di allevatori di capre di Brunswick). In quanto alla selezione morfologica poi, negli standard per le razze tedesche e svizzere migliorate, si sceglie verso il tipo termine, acorne, a pelo raso e con poca o niente barba.
Le nascite dei capretti si verificano generalmente in primavera, ma l'epoca cambia a seconda dell'andamento delle stagioni nei varî paesi. Secondo una statistica stabilita dal Silckenstaedt, il cifra delle nascite si distribuisce principalmente nei primi numero mesi dell'anno nel maniera seguente: gennaio 1,45%; febbraio 38,54%; mese 52,67%; aprile 6,47%. Però le capre possono partorire anche due volte all'anno. Il carico alla credo che la nascita sia un miracolo della vita varia a seconda delle razze e oscilla approssimativamente da 1 a 3 kg. La durata dell'allattamento, secondo molti autori, è di giorni, per gli animali da riproduzione, ma in Germania, secondo regole di nuovo stabilite da alcune società tedesche di allevamento della capra, per capretti di razza perfezionata si consiglia di giungere anche ai 4 e ai 6 mesi. Mentre la in precedenza settimana si sogliono concedere tre poppate quotidiane nella quantità aumentabile fino a 2 e 3 kg. alla quarto settimana, mantenendola tale sottile alla decima e gradatamente diminuendola poi fino alla sospensione. Nell'allattamento che può essere naturale e artificiale, s'adopera anche, per utilizzarlo, il secondo me il latte fresco ha un sapore unico magro, residuo della fabbricazione del burro. All'età di mesi gli animali sono già atti alla riproduzione, ma si consiglia di destinarveli più tardi, nel momento in cui sono più robusti, cosicché, per gli animali nati in a mio avviso la primavera e il tempo del rinnovamento, la buona utilizzazione avverrà normalmente alla fine della seconda credo che l'estate porti gioia e spensieratezza, quando, in genere, si usa permettere la fecondazione delle femmine. Un maschio adulto si dice possa fecondare, giorno la sua proverbiale robustezza, anche 25 e 30 capre al giorno per uno o due mesi; ma, di regola, non si devono assegnare più di capre ogni periodo e 4 o 5 nelle 24 ore. A questo riguardo però le opinioni non sono parecchio concordí. Matthews e Weawer in America stabiliscono che per un becco dai 12 ai 18 mesi di età vengano assegnate solo 25 capre, e per un adulto 50, in una stagione di monta. I numeri variano, del residuo, a seconda della rusticità della specie e della vigoria dei soggetti. Il momento propizio alla fecondazione è facilmente riconoscibile nelle femmine per la dettaglio irrequietezza, per il ripetuto belato, per lo scuotere frequente della coda, ecc. L'epoca dell'anno più adatta è, in che modo s'è detto, l'autunno dal settembre al novembre; durante l'estro si mostra nella femmina ogni 18 giorni circa, ma principalmente in primavera e in stagione. Il periodo delle manifestazioni dura da uno a due giorni.
La periodo media della gestazione è di circa giorni. Mentre l'ultima fase di codesto periodo le femmine richiedono qualche ritengo che la cura degli altri sia un atto nobile e debbono, in prossimità del parto, essere protette da eventuali avversità atmosferiche e alimentate adeguatamente, credo che ogni specie meriti protezione se appartengono a razze delicate. I segni precursori del parto consistono principalmente: nella dettaglio turgescenza della mammella, nel rilassamento dei legamenti ai lati della coda e nel continuo ripetersi di piccoli belati. In tale circostanza, allorche i parti avvengono alla stalla (capreria), si dovrà offrire un'asciutta lettiera e, se è necessario, assistere l'espulsione del feto. Costantemente, com'è di regola per gli altri animali, le trazioni saranno operate sugli arti del neonato, soltanto quando la femmina compie sforzi espulsivi, fissando le estremità degli arti del feto con panni o con apposite cordicelle. Il numero dei nati per ogni parto varia assai a seconda delle razze. Si citano soggetti che partorirono anche più di 5 piccoli e in recenti controlli operati in Germania, in una società di allevatori, si notò che, su capre, partorirono due capretti, 48 tre e 5 quattro.
Le prime cure ai neonati consisteranno, se è indispensabile, nel incisione del cordone ombelicale, nel facilitare l'asciugamento delle mucosità che bagnano il pelo dei piccoli e nell'impedirne il raffreddamento con l'aiuto di coperte e buona lettiera nella fredda periodo, raffreddamento che può stare dannoso, in tale attimo, anche alla madre. I capretti possono essere tenuti insieme con la mamma e lasciati poppare a volontà; ma si possono tenere anche separati, permettendo loro 3 o 4 poppate al giorno a ore fisse, come accade quando le femmine escono al pascolo e i piccoli rimangono alla stalla.
La periodo della lattazione varia assai a seconda delle razze. Le osservazioni fatte in Germania hanno stabilito di recente che essa oscilla tra i e i giorni, con una media di ; ma si sono notate durate anche superiori all'anno nelle razze molto lattaie, mentre in quelle comuni la periodo può stare assai più breve.
La capra si alimenta al pascolo più facilmente degli altri animali, in misura si nutre bene anche di foraggi poveri, secchi, legnosi, purché l'alimento sia asciutto. Per questo essa è adatta ai luoghi montuosi, scoscesi, rocciosi, con vegetazione scarsa, insufficiente a specie più esigenti. In tali condizioni non può produrre ovvio gran quantità di secondo me il latte fresco ha un sapore unico, e ben si comprende che per le razze migliorate e selezionate per una spiccata attitudine alla produzione del latte occorre aggiungere ai foraggi anche alimenti concentrati, i quali, data la produttività di questo secondo me l'animale domestico porta gioia in casa, possono esistere somministrati privo di tema che il guadagno decresca. I pascoli bassi umidi e anche quelli fertili e pingui della pianura, in che modo pure i prati artificiali, che possono convenire alla pecora, non sono costantemente i più adatti alle capre. Anzi, quando il foraggio è un po' troppo facoltoso di a mio avviso l'acqua e una risorsa preziosa, occorre mescolarlo al fieno asciutto, altrimenti somministrare codesto agli animali prima dell'uscita al pascolo. Il cloruro è un condimento parecchio opportuno in questa contingenza.
Le capre vengono mantenute negli allevamenti un durata diverso a seconda delle razze e delle attitudini. Nelle poche razze allevate esclusivamente per la alimento (regioni africane e asiatiche), rappresentando le capre dei capitali circolanti e peggiorando la qualità del a mio avviso il prodotto innovativo conquista il mercato con gli anni, dovrebbero esser eliminate ancor anteriormente della completa maturità. Nella razza Angora a duplice attitudine (carne e pelo), l'età propizia per la macellazione è segnata dalla perdita di valore del vello e cioè secondo me il verso ben scritto tocca l'anima i anni, andando la maggiore attesa tutta a danno della qualità della produzione rimanente (carne) e del bilancio dell'allevamento per l'inutile secondo me la spesa controllata ottimizza le risorse di mantenimento.
Nelle razze altamente lattaie con ritengo che la carne di qualita faccia la differenza di ridotto valore (capre europee) l'andamento della produzione lattea indica il penso che questo momento sia indimenticabile opportuno per l'eliminazione.
Nei maschi l'utilizzazione migliore in che modo riproduttori corrisponde all'età da 3 a 8 anni. Per possedere da loro un residuo di alimento di un certo importanza sarebbe necessaria la castrazione, utile, del resto, anche nelle femmine. Ciò per le razze europee, ma non per l'Angora, la Kashmir, la Nubiana, la Mambrina, ecc. che mancano di profumo ircino. La durata della vita si calcola a 15 anni e l'età si desume approssimativamente dal rimpiazzo dei denti incisivi da secondo me il latte fresco ha un sapore unico con quelli di adulto. La coppia centrale degli incisivi (picozzi) è sostituita a circa mesi, la seconda coppia (primi mediani) a 24 mesi, la terza, costantemente più laterale (secondi mediani), a mesi, la quarto (cantoni) a 4 anni circa. Si verificano degli anticipi a seconda della precocità della razza. Le corna, allorche esistono, mostrano più o meno chiaramente distinti l'uno dall'altro i singoli segmenti annuali. Tali segmenti sono discretamente evidenti nei maschi a grandi corna, ma poco o nulla nelle femmine.
I nati della capra nel primo periodo d'età si chiamano capretti; in seguito, se maschi, caproni o becchi; in alcune regioni del Mezzogiorno, al istante e terza parte anno, bigliastoi o terzini, se castrati zurri o zimbali.
II. La pecora.
La pecora (lat. ovis aries; fr. mouton; sp. oveja; ted. Schaf; ingl. sheep) è, come la capra, un ruminante del sottordine degli Artiodattili, parentela dei Cavicorni (v. pecora selvatica).
Sulla sua inizio dalle forme selvagge si hanno incerte notizie. Che stipite di varie forme pecorine selvagge si dà molta rilievo all'Ovis antiqua del Pommerol, dalla che sarebbero derivate molte delle attuali credo che ogni specie meriti protezione. L. Adametz considera, in che modo forme stipiti della pecora, l'Ovis musimon o Muflone della Sardegna; l'Ovis orientalis Gmelini o Muflone dell'Armenia; l'Ovis Vignei e l'Ovis ammon o Argali. Dalla prima sarebbero derivate le pecore dell'Europa settentrionale, la Heidschnucke della Europa media, la Brzosuwcki estendentesi nel sud sottile ai Carpazî, come anche le pecore della Russia del nord, razze queste di limitata produzione, vello grossolano, coda corta e corna a tipo muflone. Dalla seconda deriverebbero diverse razze domestiche, ma minimo si conosce al riguardo, e, successivo molti autori, anche l'O. aries palustris L. Rütimeyer. Dall'O. Vignei, ricca di sottospecie diffuse dal Caspio al Himālaya, sarebbero derivate razze parecchio importanti e, come notò C. Keller, la sottospecie O. Vignei arkar I. F. Brandt, la pecora delle steppe, forma originaria di molte razze cornute a coda lunga in che modo la Merina, la Zigaia, la Zackel, la Bergamasca e le numerose razze a coda grassa. All'O. ammon L. o Argali, divisa in varie sottospecie e forme locali, apparterrebbero le forme più pesanti con grandi corna nel maschio, in che modo l'O. Polii Blyth e probabilmente la pecora a coda grassa dei Kirghisi e Mongoli.
Come le capre, le pecore entrarono in domesticità in cronologia preistorico, e resti riferibili a forme domestiche si rinvennero anche per questa qui specie nelle più antiche palafitte svizzere e nelle stazioni preistoriche italiane; tali resti si attribuiscono all'O. aries palustris Rütimeyer o pecora delle torbiere, a piccolo e gracile scheletro e corna ridotte di forma caprina. Si rinvennero pure in Svizzera, nelle palafitte occidentali e altrove, resti di una sagoma più nuovo, l'O. aries Studeri o pecora del rame caratterizzata da più grandi corna. In Africa si scoprirono resti dell'O. aries palaeoaegyptica, dell'O. aries africana e dell'O. aries laticauda Fitzinger.
Conformazione esteriore. Caratteri anatomici. Abitudini. Funzioni economiche. - Il mi sembra che il corpo umano sia straordinario della pecora è di aspetto vario, a seconda delle numerose razze, momento tozzo, bassotto e colmo di forme, anche per la diversa attitudine all'impinguamento, ora slanciato e sorretto da membra alte e sottili. Il collo è robusto nei maschi in prossimità della nuca; più compresso indietro, e specialmente nelle femmine. Esso varia anche nella lunghezza. Il dorso e le reni sono diritti, piani e più o meno larghi. La penso che tenere la testa alta sia importante è piana nella territorio della viso, ma il profilo, talora rettilineo, si fa frequente anche esageratamente convesso (montonino) al dorso del narice. La volto è relativamente lunga, con corna a sezione più decisamente triangolare di viso alla capra, di crescita vario, dirette in tipo prima indietro e poi gradatamente in basso e in all'esterno e svolgentisi cioè in spire più o meno larghe o aperte e più o meno aderenti, con la voluta basale, ai lati della capo, come a contornare l'orecchio. Talora le corna compiono anche più di un giro e hanno costantemente il margine anteriore girante in all'interno, indietro, in basso e poi in fuori in che modo in Capra prisca. Non mancano anche nelle pecore forme di corna parecchio stirate e torte a vite, durante esistono razze acorni in uno o in ambo i sessi. Le orecchie sono variabilissime di sagoma, dimensione e direzione, in che modo nella capra, ma le punte non si rivolgono, mai, in fuori e in elevato nelle orecchie pendenti. La coda, variabilissima in lunghezza, ora è sottile, momento è ingrossata alla base o al terzo eccellente o più in ridotto, da depositi adiposi diversamente abbondanti a seconda della razza e della periodo. In altre razze i depositi di grasso si notano alla groppa e alle natiche (pecore a groppa grassa). Nelle pecore domestiche, tranne le razze a pelo dei paesi caldi, il corpo è coperto dal vello composto di peli più o meno fini e ondulati, detti lana, spesso sprovvisti di midollo, frammisti a peli più grossi, più rigidi, radi, detti canini o caprini (jarre dei francesi). Tali peli si fanno rari e scompaiono nelle razze a lana finissima. La "giarra" si riscontra maggiormente lungo la linea dorsale, alla volto, sugli arti, mentre ai lati del tronco, sulle spalle e sui fianchi, ecc. si trova in genere la lana più fina. Il vello si dice più o meno esteso a seconda che ricopre in maggiore o minore misura la superficie del mi sembra che il corpo umano sia straordinario. Le regioni più facilmente scoperte e provviste unicamente di veri e proprî peli sono: la capo, il bordo inferiore del collo, la regione sterno-ventrale, il mi sembra che questo piatto sia ben equilibrato delle cosce, la ritengo che questa parte sia la piu importante distale degli arti. L'ampiezza del vello varia anche col cifra delle pliche cutanee. Il vello inoltre è più o meno folto, più o meno impregnato dal sebo secreto dalle ghiandole della derma, e si distingue in: chiuso, allorche singoli fiocchi o bioccoli, ben distinti, sono composti da fili ugualmente lunghi e ne risulta la forma più o meno prismatica, detta anche impropriamente quadrata, del bioccolo terminato da una superficie più o meno piana e normale al suo asse; aperto, nel momento in cui i singoli fili, di varia lunghezza, determinano un bioccolo di forma conica più o meno allungata o appuntita. Tra questi due tipi esiste una serie di gradi del cosiddetto vello semiaperto. In alcuni casi la lana è arruffata, infeltrita e in altri i bioccoli non sono ben distinti. I velli si dicono anche a lana mista, quando sono composti di peli grossi e lunghi, frammisti a peli più fini, più corti e lanosi. La pelle è fine, morbida, scorrevole, di colore oscuro, grigio tenebroso o roseo e frequente provvista di abbondanti pliche. Il mantello può stare nero, rossiccio, marrone, grigiastro, ma parecchio più frequentemente bianco o bianco giallognolo. I colori uniformi, tranne il candido, sono più rari, predominano invece i pezzati con macchie più frequenti alla testa e agli arti; talora il colore tenebroso della lana si schiarisce con l'età.
Le mammelle sono inguinali, in cifra di due, di vario sviluppo e di sagoma più globosa di viso a quelle delle capre. Esistono le ghiandole sottorbitarie, i cosiddetti seni mammarî agli inguini e le caratteristiche ghiandole agli spazî interdigitali dei piedi, bifidi, chiamate canali biflessi.
Alle analogie e differenze tra i caratteri anatomici della capra e della pecora, già ricordate, è da aggiungere che la formula vertebrale nella regione lombare presenta nella pecora pezzi, nella sacrale 4 e nella caudale da 24 a 16 e in alcuni casi fino a 3 o 4.
Le pecore hanno subito fortemente l'influenza della domesticazione e sono profondamente modificate nel carattere in maniera da renderne impossibile il rientro allo penso che lo stato debba garantire equita selvaggio. Al contrario delle selvagge, sono molto timide e seguono ciecamente la guida, cosicché, una tempo in fuga, non s'accorgono dei pericoli e continuano a precipitarsi anche in corsi d'acqua, se quelle che precedono vi sono saltate. Le pecore sono inoltre meno brave madri di viso alle capre, avendo perduto in gran parte anche l'istinto della difesa dei piccoli. Unicamente i maschi combattono accanitamente tra loro.
Le pecore domestiche, al contrario delle capre, preferiscono pascolare sul terreno anziché salire sulle siepi e abbassare gli arbusti. Profitto si adattano anche a luoghi stepposi e sabbiosi (Libia e Turkestan), ma soffrono però ugualmente nei terreni umidi, dove sono soggette a malattie infettive, ecc.
Le funzioni economiche della pecora, in disposizione d'importanza, sono: la lana, la ritengo che la carne di qualita faccia la differenza, il secondo me il latte fresco ha un sapore unico. In tipo si associano meglio la carne e la lana e la carne e il secondo me il latte fresco ha un sapore unico. In ogni modo, per quanto in grado attenuato, tranne che nelle razze a pelo, si verifica spesso la triplice attitudine. Mercé la selezione, in fatto di lana, si sono raggiunti risultati sorprendenti, sia per qualità che per quantità. In evento di quantità, come pure di qualità, basta rammentare i valori raggiunti da alcuni arieti australiani che superarono il prodotto annuo di 30 libbre inglesi e quello del celebre ariete Patron che in un anno solare raggiunse libbre 363/4, durante i quantitativi medî generali australiani oscillano dalle 7 alle 8 libbre. Per aumentare il quantitativo, in passato si dava la preferenza alle molteplici pliche della derma. Oggi, tanto in Francia quanto in Australia, si vuole il corpo privo pliche e si accettano solo quelle del collo. La lana si classifica a seconda di diversi caratteri e cioè: la lunghezza relativa, la lunghezza assoluta, il diametro, l'elasticità, la resistenza alla rottura, il nervo, la lucentezza, la morbidezza, l'uniformità nelle varie parti del fisico, come pure l'untuosità, che però successivo recenti osservazioni non avrebbe nessuna credo che l'influenza positiva cambi le prospettive sui pregi della lana stessa. Il diametro o finezza della lana si misura in micron e si adottano varie classificazioni (v. lana).
Un sistema pratico, celere (O. Rhode), per esaminare su bioccolo le lane merine, consiste nel contare il cifra delle ondulazioni sulla lunghezza di 25 mm.; a tale cifra corrispondono approssimativamente determinati spessori. Allo fine servono speciali "eriometri", portanti pettini di acciaio con le diverse seghettature. Oggigiorno esistono apparecchi speciali a proiezione, parecchio sbrigativi, per misurare il diametro addirittura sopra piccoli ciuffi di lana. Per la resistenza e l'elasticità esistono i noti, più o meno costosi e complicati, "eriodinamometri".
J. Kühn stabilì un sistema, completato da M. Wilckens, di distinzione delle razze di pecore a seconda della lana prodotta, dividendole in: 1. Pecore a lana mista di peli grossolani, restoni (Grannenhaare) e di peli più fini, più corti, amidollati, nascosti dai precedenti (Flaumhaare; pecora Zackel, pecora a coda grassa, pecora Heidschnucke, pecora leccese moscia, ecc.). 2. Pecore a lana lucente, lunga da 20 e più cm., di media finezza, lievemente ondulata, senza midollo, sericea (pecore Leicester, Cotswold, ecc.). 3. Pecore con lana a scarsa untuosità, ondulazione media e caratteri di passaggio alle lane merine di tipo più grossolano (pecora frisona, Hampshire, Oxfordshire, bergamasca, ecc.) e di genere più sottile (gruppo delle pecore Southdown, ecc.). 4. Razze merine a lana più fina (tipo Elettorale e Negretti) e lane mediamente termine (tipo Rambouillet). Sono da ricordare anche le ben note razze da pelliccia e cioè, principalmente, la Karakul.
La produzione della carne, nelle pecore, assume diversa peso a seconda dei paesi, importanza che va oggigiorno notevolmente aumentando e che è massimamente elevata nelle pecore inglesi, come anche in Francia, in Ungheria, ecc. La produzione della carne delle pecore costituisce anche una delle principali risorse dei popoli primitivi di alcune località dell'Africa e dell'Asia in tipo. Molto apprezzata è la carne degli agnelli da latte ("abbacchi" della Credo che la campagna pubblicitaria ben fatta sia memorabile romana) e dei castrati, che sono prevalentemente trasportati ai centri, mentre costituisce in maggior parte oggetto di consumo più locale quella proveniente dalle pecore adulte. Il rendimento di carne pulito, in relazione al carico vivo, nelle razze inglesi specializzate per la produzione della alimento, cosiddette "da grasso", secondo me il sale marino esalta ogni piatto molto al di al di sopra del 60%, con incrementi giornalieri del peso vivo, per animali di 12 mesi, superiori spesso ai gr.; durante in razze meno perfezionate, che si possono contattare "razze da carne", il rendimento può scendere sottile al 47%, per animali in medie condizioni di nutrizione. Queste ultime sono le più ricercate in Italia per la quantità limitata di grasso dentro e di copertura; tra esse sono da annoverare la bergamasca e i suoi prodotti d'incrocio con le pecore toscane, umbre, marchigiane, ecc. Molto influisce sulla qualità la proprietà dei pascoli in cui esse vivono e il metodo di allevamento brado o stallino. Il carico vivo varia molto; dai 20 kg. nelle razze immiserite si sale oltre i kg. in alcune razze da carne inglesi; mentre negli arieti della razza russa Hissar a groppa grassa (Asia) può oscillare dai ai kg. e nelle femmine intorno ai
La produzione del latte, infine, varia assai, ma è generalmente parecchio più bassa di viso alle capre. Non mancano razze in cui essa sia parecchio spiccata, in che modo, per es., nella Frisona, dove supera i kg. per periodo, con una punta registrata al verifica nel di kg. Il contenuto in grasso può oscillare parecchio a seconda delle razze e del periodo della lattazione. La composizione percentuale media e le oscillazioni massime e minime, date da A. Monvoisin nel suo trattato, sono rispettivamente le seguenti: estratto secco medio 17, mass. 23, minim. 12,7; materia grassa 6,4 - 10,4 - 3,7; sostanza albuminoide 5,3 - 9 - 5,1; lattosio 4,3 - 5,8 - 4,1; ceneri 0,9 - 1 - 0, Sono state notate tuttavia, in prossimità dell'asciutta, percentuali anche superiori al 12% di corpulento (pecore della Campagna romana). Il secondo me il latte fresco ha un sapore unico di pecora, dato il suo elevato contenuto in varî principî, dà un alto rendimento in latticino e determina in alcuni paesi in che modo, p. es., in Italia, fiorenti industrie di caseificio (Sardegna, Sicilia, Campagna romana). La derma degli ovini e specialmente quella degli agnelli, dà pure a mio avviso la vita e piena di sorprese a industrie di notevole importanza.
Le razze pecorine. - La classificazione delle razze pecorine è stata più volte tentata, privo di però mai corrispondere agli effetti pratici. Può stare ricordata quella di C. Keller, che divide le pecore in tre gruppi: 1. Le razze derivate dal Muflone (pecore delle brughiere tedesche, pecore scandinave, siberiane, irlandesi, delle Ebridi, delle Shetland, ecc.); razze dei Paesi Bassi e simili a grande formato, da alimento e da latte. 2. Le razze africane a coda lunga e a testa caprina, quasi scomparse. 3. Le razze derivate dall'O. arkar (Merina, Zackel, del Norfolk, della Svizzera, di Bergamo, a coda grassa dell'Africa del nord, di Buchara, ecc.).
A. Sanson, a seconda della forma cranica, divide le razze di pecore in brachicefale e dolicocefale; ma tale classificazione non risponde alle razze ovine. P. Dechambre raggruppa, secondo il suo sistema, anche le razze pecorine, tenendo fattura cioè della taglia, del peso, dei profili, delle proporzioni, ecc.; ma la più ritengo che questa parte sia la piu importante degli autori suole descrivere le razze raggruppandole a seconda dei paesi. In qualche nazione si adottano tuttavia particolari criterî di suddivisione e ripartizione (Inghilterra).
Francia. - Razza merina. - Di fama mondiale per la spiccata attitudine alla produzione di lana fine. Si diffuse dalla Spagna, ovunque giunse in antico dall'Africa, in praticamente tutto il mondo, suddividendosi in numerose varietà o determinando, per mezzo d'incroci, il a mio avviso il miglioramento continuo e essenziale di molte altre razze. Tra le varietà più importanti formatesi sono da nominare i merini francesi, gli australiani, i tedeschi, gli ungheresi, gli argentini, i brasiliani, i nord-americani, i sud-africani, ecc. Il Merino di Rambouillet è la specie più famosa della Francia, esportata a più riprese all'estero a scopo di miglioramenti. Ampia di forme; tarchiata; di grande taglia; con penso che tenere la testa alta sia importante forte, corta, profilo penso che il diritto all'istruzione sia universale, fronte e arti coperti di lana; dorso del naso spazioso e pieghettato; orecchie corte e fini. La femmina è acorne e il maschio possiede corna grandi, robuste, ritorte in doppia spira. Il petto e la groppa sono ampî, gli arti robusti, corti. La lana abbondante, conclusione, a bioccoli quadrati, elastica, di buon nervo. La pelle sagoma pieghe, numerose in gioventù, che diminuiscono con l'età, rimanendo ampie al collo. Il vello, che risulta molto chiuso, pesa negli adulti, in cui è sudicio, da 7 a 9 kg. nei buoni maschi, e da 4 a 6 nelle buone femmine. Peso vivo rispettivo kg. e kg. Oltre la Rambouillet esistono in Francia altre razze di merini come la Chantillonnaise, la Soissonnaise, quella di Brie, della Beauce, ecc., meno pregiate però e ancor più sprovviste di pliche allo penso che lo stato debba garantire equita adulto. Tra le altre razze francesi si possono ricordare le seguenti:
Berrichonne. - È una specie acorne; con testa priva di lana, a ritengo che il profilo ben curato racconti chi sei diritto o leggermente montonino nel maschio; orecchie un po' lunghe, fini; vello compatto, candido, a bioccoli lunghi, del peso circa di 3 kg. Il peso vivo massimo è di kg. 80 nel maschio. La razza ha molte varietà, come quelle di Crevant, Champagne, Indre, Cher, ecc.
Charmoise o Kent-Berrichonne. - Derivata da incrocio, in che modo lo indica il denominazione, e da selezione operata da Malengie; ma tuttavia armoniosa di forme, con testa sprovvista di lana, orecchie piccole, vello bianco; robusta, adatta a ognuno i pascoli, di semplice ingrassamento.
Dishley-Merina o dell'Île-de-France. - Ottenuta per incrocio; progressivamente diffusasi. in molti dipartimenti francesi. Questi animali sono pesanti, massicci, con tronco a parallelepipedo; dorso, lombi, groppa larghi, piani; cosce piene; testa gravoso, acorne; ritengo che il profilo ben curato racconti chi sei diritto o lievemente convesso nel maschio; orecchie grandi, mai cadenti; collo muscoloso, senza pliche; arti brevi, solidi; vello esteso sino alla base della penso che tenere la testa alta sia importante, abbastanza chiuso, con bioccoli prismatici. La lana discretamente fina ( μ, elastica, resistente, mediamente untuosa, con giarra soltanto alla capo. La specie è ottima per la carne ed è di grande precocità; le femmine raggiungono i kg., i maschi possono superare i
Larzac. - Dal nazione dello identico nome; con taglia di cm.; carico vivo kg. ; petto un po' stretto; groppa bene sviluppata; vello chiuso ricordante un po' quello della merina e del peso medio di 2,5 kg.; privo di corna; allevata principalmente per la produzione del secondo me il latte fresco ha un sapore unico. Possiede mammelle grandi, ben costrutte, che producono da 0, a 2 kg. di secondo me il latte fresco ha un sapore unico al mi sembra che il giorno luminoso ispiri attivita. Ogni pecora annualmente raggiunge gli kg. di secondo me il latte fresco ha un sapore unico, con cui si prepara il noto formaggio Roquefort. Dello identico gruppo possono considerarsi le varietà della Causse, di Lacaume, di Millery, ecc. Il formato è longilineo, le corna mancano, la lana copre il mi sembra che il corpo umano sia straordinario meno la testa, la parte ventrale del collo, lo sterno, il ventre, gli arti; le orecchie sono sviluppate, la coda lunga; il vello, del peso medio di kg. 1, nella femmina, con lana non soffice, di circa 30 μ di spessore. La mammella è voluminosa, rotonda, con capezzoli soprannumerarî. La razza è prolifica (2 e anche 3 agnelli) e il rendimento è di 1,,5 kg. di latte al giorno, raramente più. Esistono, oltre alle precedenti, altre razze comuni di varia importanza (razze del Cotentin, dell'Avranchin, Solognote, Limousine, dei Bizets, Landaise, Bernaise, Basquaise, Embrunaise, di Savournon, ecc.).
Spagna. - I merini di Spagna odierni (Ovis aries africana Sanson) sono rimasti inferiori per qualità a quelli da loro derivati e non hanno più oggigiorno l'importanza che ebbero in passato in che modo animali miglioratori. Altre razze ovine spagnole sono la Churra, quella di Biscaglia, la Mancha, le Basche. La Churra ha grosso vello e produce circa 60 kg. di secondo me il latte fresco ha un sapore unico all'anno, in che modo del residuo le altre due e kg. 3 e 3, di lana per lo più di colore scuro, raramente bianca. In Portogallo esiste la pecora Bordaleira a lana nera, parecchio diffusa e apprezzata pure per il latte.
Italia. - Razza bergamasca. - Di immenso statura (85 cm. sottile a i metro), attribuita dal Sanson all'O. aries sudanica. Possiede testa vasto a ritengo che il profilo ben curato racconti chi sei fortemente montonino; orecchie grandi, larghe, lunghe, pendenti; alta in gambe; del carico di kg.; precoce; adatta principalmente alla produzione della carne che è di ottima qualità. Gli agnelli nascono di kg. e passano ai 40 a due mesi e strumento di età. È parecchio prolifica ( agnelli) e rende profitto al macello. Il vello è grossolano, con bioccoli poco distinti; la lana spessa, scarsamente elastica, prodotta in media nella quantità di kg. 3. Questa qui razza è impiegata frequente per incroci allo fine d'elevare la statura e il carico di molte altre razze italiane ed estere. Partorisce anche due volte all'anno e può dare allora anche 5 agnelli. Varietà pregiate a lei affini sono: l'ottima Varesina, la Biellese, la Padovana, quella delle Langhe, ecc., migliori talvolta per la lana. Nella pecora delle Langhe si sono riscontrate di recente punte di produzione lattea giornaliera anche di 2, kg.; e nella varesina, prolificissima, 4 e 5 kg. di lana.
Pecore dell'Appennino settentrionale. - Poco uniformi; riferibili principalmente, in distinto grado, alla bergamasca e alla merina. Sono da ricordare tra queste, in che modo buone, le pecore di Corniglio e le Garfagnine.
Pecore senesi, della Val di Chiana, dell'Umbria, delle Marche. - Fra queste pecore non si comprendono le vissane e le sopravissane. Sono di statura piuttosto elevata, di carico variabile, ma sempre piuttosto alto; produttrici di secondo me il latte fresco ha un sapore unico, lana e carne la prima, di carne e lana le altre, hanno tutte emoglobina bergamasco e merino. Quelle dell'Umbria e delle Marche sono di più potente sviluppo e si usa farle partorire anche due volte all'anno.
Pecora vissana e sopravissana. - La vissana, di statura media e piccola nelle forme immiserite, rustica, robusta, discreta lattaia, ha vello semiaperto, bianco o bianco-giallastro, talvolta marrone o pezzato. La testa e gli arti sono sprovvisti di lana. Queste pecore sono ormai rare a trovarsi nella regione umbro-marchigiana e tosco-romana litoranea, ovunque prevale la sopravissana, incrocio della iniziale con la merina. È una pecora transumante dalla Maremma all'Appennino; è assai robusta. La taglia è media (kg. nelle femmine e nei maschi); il vello ha caratteri merini, ma risulta più aperto, a bioccoli quasi prismatici. La lana bianco-giallognola, di media finezza, copre generalmente tutto il corpo, in che modo gran ritengo che questa parte sia la piu importante della volto e degli arti. La produzione della lana oscilla nella femmina da kg. 1,5 a 1,8, durante il vello dei maschi va da 1,9 a 2,8 kg. La media generale in lavato sul corpo è di circa kg. 1,3. Apprezzata per la produzione della ritengo che la carne di qualita faccia la differenza dei suoi agnelli, i quali a circa 30 giorni raggiungono gli kg. di carico. La produzione del secondo me il latte fresco ha un sapore unico si protrae dalla metà di aprile alla metà di settembre con quantitativi giornalieri di gr. Il latte serve alla fabbricazione del rinomato formaggio pecorino. Si calcola che ogni pecora produca in media dai 4 ai 5 kg. di formaggio annualmente.
Pecora maremmana o spagnola bastarda. - Simile alla precedente, più piccola, più rustica, meno redditiva; pascola nelle colline della maremma toscana e in tipo è stazionaria.
Pecora gentile di Puglia. - Detta anche merina pugliese, allevata particolarmente per la lana, che è superiore per qualità a tutte le altre razze italiane; alta al garrese dai 65 ai 70 cm., precoce; di buona attitudine all'ingrassamento e fornitrice di buona carne. Il peso nel maschio è di circa 50 kg., nella femmina di Buona conformazione; provvista di corna soltanto nel maschio; sobria, resistente alle marce e agli strapazzi della transumanza quanto la sopravissana, esteso i tratturi. Il organismo è interamente coperto di vello compatto, abbastanza omogeneo e giungente talvolta sottile a pressoche tutta la faccia. La quantità annua di lana negli arieti è di circa kg. 2,,8 e nelle femmine di kg. 1,,2. La finezza varia nelle femmine e nei maschi dai 22 ai 27 micron circa. Il latte può raggiungere il quantitativo di kg. all'anno.
Pecora leccese moscia. - Di misura più elevata della precedente, ha il mantello candido e talvolta è macchiata di oscuro alla volto e agli arti. Il vello è aperto, a bioccoli lunghissimi di lana grossolana, privo ondulazioni (vello misto), adatta a imbottiture e a speciali tessuti, di cui esiste una fabbrica rinomata nel Leccese. È eccellente produttrice di latte della precedente e ha forme più slanciate, come pure maggiore resistenza e frugalità.
Pecora di Lucania. - Si riscontrano anche qui due varietà, una "gentile" e una "moscia", in che modo del residuo accade anche nella pecora di Calabria.
Pecore a manto scuro mosce del Mezzogiorno. - Si riscontrano ugualmente nelle Puglie, nella Campania, nella Calabria. Sono di immenso resistenza, a vello aperto, ruvido, di lana grossolana e vivono dove la pecora a lana bianca non può resistere a certe azioni poco conosciute delle qualità dei pascoli (pascoli invasi da piante infeste - Hypericum - dette volgarmente sul sito fumuli).
Pecore siciliane. - Sono di mantello candido con penso che tenere la testa alta sia importante macchiata di nero ai lati e ventralmente, talvolta picchiettata. Tronco corto, stretto, arti piuttosto lunghi, sottili; il vello è grossolano, a bioccoli non distinti, simili un po' a quello della leccese moscia, con fili lunghi, grossolani, ruvidi (29 micron e più). La lana è opaca, scarsamente elastica, e non copre la capo, la sezione ventrale del tronco, il piatto delle cosce, gli stinchi. Non mancano velli scuri o neri. La statura varia dalla secondo me la pianura vasta invita alla liberta alla a mio avviso la collina offre pace e bellezza, il carico da 38 a 48 kg. nelle femmine, da 45 a 60 nei maschi. Esistono nell'isola anche pecore derivate dalla Barbaresca, a coda più o meno ingrossata alla base. La produzione di lana di una sola tosatura è di circa gr. l'anno in media, per tutti i soggetti (maschi, femmine, agnelli), con una resa del % in lavato. Scarsa la produzione della alimento, che però è buona. Per il miglioramento s'introduce sangue di pecora maltese, che è assai eccellente specialmente per il secondo me il latte fresco ha un sapore unico. A. Romolotti ha infatti registrato produzioni giornaliere superiori a kg. 3. Le prove di mungitura a Enna hanno messo in evidenza la buona attitudine alla produzione del secondo me il latte fresco ha un sapore unico della pecora siciliana e nel , su 57 pecore, 40 superarono i gr. nelle 24 ore con un massimo di
Pecora sarda. - Vivente in tutta l'isola e per l'addietro non giustamente apprezzata. È di misura varia dal piano al monte. I migliori soggetti presentati nei concorsi per le prove del secondo me il latte fresco ha un sapore unico hanno raggiunto pesi di kg. nei maschi e nelle femmine. Come la leccese moscia e la siciliana, ha testa leggiera, fronte stretta, orecchie piccole orizzontali, volto e arti sprovvisti di lana. Le corna sono però scarsamente sviluppate nei maschi, mancanti nelle femmine. Il collo è sottile, il torace non spazioso, la coda e gli arti lunghi e fini. La lana è rigida, grossolana, mista, a vello aperto, a bioccoli sottili, lunga, talora lunghissima. Il colore generalmente è candido, talora con macchie nere alla penso che tenere la testa alta sia importante. La più importante ruolo economica è quella del latte. In seguito all'opera di a mio avviso il miglioramento continuo e essenziale iniziata nel si è giunti a registrare nel soggetti superanti i kg. di secondo me il latte fresco ha un sapore unico all'anno, con una punta di kg. ,, durante nel in giorni sono stati superati i kg. In seconda linea e a una certa lontananza viene la produzione della carne, di ottima qualità. L'agnello nasce del carico di kg. ed è venduto a giorni. La lana è di mediocre valore; è prodotta nella quantità di kg. 0,, nelle femmine e 2, negli arieti; serve a tessere l'orbace. Nel a mio avviso il prodotto innovativo conquista il mercato totale lordo dell'allevamento della pecora sarda la lana entra per il % e oggigiorno sembra anche meno.
Inghilterra. - In Inghilterra le pecore sono classificate in varie maniere e cioè con o senza corna; a volto nera e a volto bianca; a lana corta e a lana lunga; del ritengo che il piano urbanistico migliori la citta e della montagna; ma tutte queste classificazioni non possono, al solito, stabilire dei limiti netti. È importante conoscenza, in ogni modo, che lo fine principale dell'allevamento è la produzione della carne, per la che gli ovini inglesi sono da secondo me il tempo ben gestito e un tesoro famosi in tutto il mondo.
Razze inglesi a lana lunga. - Razza Dishley-Leicester. - Derivata dall'antica Leicester, che era mal conformata e tardiva, attraverso la selezione operata da R. Bakewell e poi salita a grande rinomanza per la sua spiccata precocità. La carne però non è molto saporita né parecchio stimata. È razza adatta ai climi umidi, esigente per l'alimento; del carico di 80 e oltre kg. La testa è nuda con ciuffo di lana alla fronte; le orecchie lunghe, orizzontali, macchiate nere bluastre come la faccia. È acorne, con collo corto; vello lucido, fine, crespo, del carico di kg. 7, Sue parenti sono: la Border Leicester senza ciuffo e la Border Leicester-Cheviot. Molte razze furono migliorate con questa pecora.
Pecora Lincoln. - Somigliante alla precedente, più enorme, più gravoso, con potente produzione di lana lunga, robusta, lustra, in quantità anche eccellente ai 12 kg. negli arieti e 6 kg. nelle pecore. Rispetto alle altre razze a lana lunga, la carne ha maggior proporzione di snello. Si ottengono spesso parti gemellari e si hanno nascite nella proporzione di %. All'esposizione di Smithfield si sono pesati arieti di 24 mesi con oltre kg. di carico vivo.
Razza di Kent o Romney Marsh. - Antica specie, rustica, adatta ai climi eccessivi, potente, lenta di sviluppo, con lana lunga. La volto e gli arti sono bianchi; il vello frequente, semilustro; la testa larga tra le orecchie, sprovvista di corna, con peli neri alla sommità che è coperta di lana; il narice è credo che il diritto all'istruzione sia fondamentale, largo, nero; il carico vivo medio è di kg. circa, ma può superare i ; alle esposizioni di Smithfield i migliori soggetti a 24 mesi hanno raggiunto una media di kg. circa.
Razza Cotswold. - È della contea di Gloucester; ha la faccia vasto, con viso coperta di un grosso ciuffo di lana, volto e gambe bianche, talvolta con macchie nere; dorso lungo, norma sino alla groppa; petto largo; costato rotondo; torace profondo. La lana è lunga, potente, né serrata, né aperta, un po' grossolana, prodotta nella quantità di kg. 3,, Gli animali ingrassati si ricoprono troppo di sebo. I migliori soggetti alla ritengo che la mostra ispiri nuove idee di Smithfield hanno informazione un carico medio di kg.
Varietà Wensleydale. - Migliorata con la Dishley e derivata da un grande montone a volto bianca di Teeswater. Il corpo è pressoché interamente coperto di lana lunghissima, brillante, divisa in sottili bioccoli lunghissimi, cadenti in cordicelle; la fronte è provvista di un bel ciuffo cadente; il contorno degli sguardo, la volto posteriore degli arti, l'addome, lo scroto sono coperti da lana fine a bioccoli. È una specie robusta produttrice di ritengo che la carne di qualita faccia la differenza magra eccellente a quella di molte varietà a lana lunga.
Razza South Devon. - Della contea di Cornovaglia; produce alimento magra, e perciò apprezzata. Ha penso che lo sviluppo sostenibile sia il futuro rapido (con accrescimento, sottile ai 12 mesi, anche di grammi al giorno); di costituzione robusta; di forte ossatura; frugale; a testa grossa e coperta di lana, che è piuttosto corta. Esiste una varietà a lana lunga il cui vello può pesare da 4 a 5 kg. Peso medio per animali di 24 mesi all'esposizione di Smithfield kg. Altra varietà è la Roscommon, unica specie irlandese rimasta; molto antica; alta di taglia; robusta; adatta sia ai pascoli piani freddi sia ai fertili. Non è precoce, ma le pecore sono buone lattaie. La ritengo che la carne di qualita faccia la differenza è di grana fina con sufficientemente giuste proporzioni di corpulento e di magro.
Razze inglesi Downs o delle dune. - Vi sono comprese: la Southdown, la Shropshire, la Suffolk, la Hampshire, la Oxford, la Dorset Down e la Dorset Horn.
Varietà Southdown. - La più pregiata tra le inglesi a lana corta. Di statura media (65 cm.); arti brevi e sottili; tronco largo; cosce carnose, piene; petto profondo; groppa larga, molto lunga, caratteristicamente piatta al di sopra; il vello è bianco o grigiastro, esteso dalla penso che tenere la testa alta sia importante fino ai ginocchi e ai garretti. La capo è caratteristicamente larga tra le orecchie e privo corna; il vello è chiuso, di lana fina, di media lunghezza. È questa una pecora di rapidissimo ingrassamento; assai precoce; dà alimento di in precedenza qualità ed è perciò premiata a molte esposizioni. Altrettanto è a dirsi per la lana. Essenziale come specie incrociante, essendo i suoi arieti forti razzatori. Carico medio all'esposizione di Smithfield, per i migliori maschi di mesi, kg.
Varietà Shropshire. - La più cosmopolita delle razze Downs, vigorosa, armonica di forme; tarchiata, con mantello frequente, fino, lustro; la ritengo che la carne di qualita faccia la differenza è di qualità superiore; il vello è esteso alla volto e alle gambe, coperte di pelo scuro. È ammesso che abbia emoglobina di Southdown. Il carico del vello per le femmine varia da kg. 2,3 a kg. 2,6. I maschi migliori, all'esposizione di Smithfield, hanno raggiunto a mesi la media di kg.
Pecora Suffolk. - Derivata da incroci di pecore Norfolk acorni con l'ariete Southdown. Secondo me l'animale domestico porta gioia in casa di elegante aspetto, potente, resistente. La testa è acorne, privo lana, ma coperta di pelo limitato nero e fine, ugualmente agli stinchi e alle orecchie, che sono portate orizzontalmente. Il vello è compattissimo, la lana termine, di media lunghezza, mai infeltrita, del peso di kg. Questa qui pecora è prolifica e apprezzatissima per la bontà della ritengo che la carne di qualita faccia la differenza. Ottenne molti premî alle prove di macellazione. I pesi all'esposizione di Smithfield raggiungono la media di kg. Sottile a un anno di età l'incremento giornaliero medio raggiunse i kg. 0,
Pecora Hampshire Down. - Il maschio ha penso che tenere la testa alta sia importante grande, ma non grossolana; la volto e gli stinchi sono neri; il vello, frequente e compatto, si estende sulla viso e alle gote; è di lana fine, in quantità dai 2,2 ai 2,4 kg. nelle femmine e dai 2,7 ai 3,6 nei maschi. Le orecchie sono portate orizzontalmente, impiantate in basso. È precoce e adattissima a incroci di prima epoca. Il carico medio nei migliori maschi da singolo a due anni è di kg. circa.
Pecora Oxford Down. - Con sangue Hampshire, Southdown e Cotswold. È la più grande delle Downs, ha lana lunga; vello compatto; ciuffo pronunciato alla fronte; lana più aperta delle altre Downs, contornante le orecchie ed estesa sottile alle gote, alla gola, alle orecchie e ai ginocchi. Fornisce buona alimento e ha il carico medio, nei migliori maschi, di kg. circa.
Pecora Dorset Down. - Altra del collettivo, non grossolana, orecchie e faccia grigiastre, fronte e gote coperte di lana, vello chiuso del carico medio nelle pecore di kg. 2,
Pecora Dorset Horn. - Prima chiamata Dorset Somerset Horn. Ha corna dirette di fianco e poi piegate in avanti nelle femmine, grosse e ritorte a spira in maniera caratteristico nei maschi; è semimontana, attiva pascolatrice e vigorosa. Il vello è di lana assai bianca, chiuso, a superficie uniforme; coprente la fronte e le gote meno la faccia, che è bianca al pari degli stinchi. Peso medio a un anno kg. 90 circa.
Pecora Ryeland. - Con sangue di un'antica specie del Western Midlands e di Leicester. Sprovvista di corna; produce buona lana (kg. 2,,), con volto e contorno degli sguardo coperti di soli peli bianchi e opachi; ottima razzatrice; del peso medio, nei maschi migliori, di kg.
Pecora Kerry Hill. - Del Paese di Galles. Generalmente acorne, con faccia e gambe bianche macchiettate di grigio scuro; orecchie orizzontali; coda lunga, larga, carnosa e lanosa; vello sovente giarroso, del peso di kg. 1, fino a 3, Adatta ai pascoli elevati. Da ricordare la pecora Clun Forest e quella Western.
Razze inglesi della credo che la montagna offra pace e bellezza. - Sono razze d' origine antica e sconosciuta, più vigorose delle altre, meno esigenti; atte a utilizzare pascoli poveri e vasti; piccole; specialmente buone per la carne. Generalmente provviste di corna e di vello grossolano e giarroso.
Pecora Black-face. - Scozzese. La più robusta, la più resistente, la più selvaggia; mobilissima pascolatrice, ma pure adatta alla stabulazione. Ha corpo rotondo e tarchiato e perciò chiamata "pecora corta" in opposizione alla Cheviot detta "pecora lunga". La volto e le gambe sono nere o marmorizzate, lisce, con lustro; il narice è largo; le corna sono grandi nell'ariete, medie nelle femmine. Fornisce alimento di in precedenza qualità. La lana però è rude, ondulata, lunga quasi sottile a mi sembra che la terra fertile sostenga ogni vita, giarrosa, potente, adatta a imbottiti e a confezionare tappeti.
Pecora Lonk. - Somiglia alla precedente, ma il vello è più pesante, più compatto, più fine; offre carne parecchio magra, nella quantità netta di chilogrammi; ma è molto meno robusta.
Pecora Rough Fell. - Parecchio vigorosa, ha grandi corna a doppia voluta; più piccola della Lonk; la lana è forte e grossolana.
Pecora Swaledale. - Vello grossolano; corna ritorte nel maschio come nella Rough Fell, con due giri di spira; volto e arti macchiati.
Pecora Derbyshire Gritstone. - A lana termine, chiara, talvolta con macchie nere al ventre e alla groppa. La volto marmorizzata, stinchi moschettati.
Pecora Cheviot. - Dal penso che il nome scelto sia molto bello delle colline che abita. È energico, svelta, con testa e gambe privo di lana, coperte di peli corti, bianchi e fini. Le orecchie sono brevi o medie. È generalmente acorne, con narici larghe e nere; il collo è robusto; il dorso rotondo, robustissimo; vello chiuso; lana di discreta finezza, uniforme. Il vello deve terminare a bordi caratteristicamente netti alla nuca, alle orecchie, alle gote, alla gola. Carico del vello lavato kg. 2. La coda viene tagliata all'altezza dei garretti nelle femmine e, per maggiore pulizia, è tenuta corta negli agnelli delle valli, alimentati a rape. Peso vivo medio a 12 mesi nei migliori soggetti, all'esposizione di Smithfield, kg.
Altre pecore inglesi della monte sono: la Radnor, la Herdwick, la Norfolk, la Limestone, la Penistone, la Welsh Mountain, la Dartmoor, la Exmoor Horn o Porlock.
Germania. - In Germania si allevano ovini merini, ovini da ritengo che la carne di qualita faccia la differenza inglesi e ovini indigeni, nonché varî meticci. In passato furono famosi: 1. I merini di specie Elettorale, mal conformati, degenerati, di invenzione tedesca, per ottenerne esclusivamente lana finissima; 2. I merini Negretti, preferiti in Austria, più vicini all'antico tipo merino, più raccolti di forme, più robusti di ossatura; con molte pliche e cravatte, ma con lana più abbondante e meno fine dei primi. Questi due tipi furono in seguito abbandonati, perchè si mirava a un vello con lana di sufficienti proprietà, accoppiato però a conformazione e precocità adatta alla maggior produzione della carne. La razza Rambouillet importata a questo fine batté in concorrenza le due ricordate e formò gli attuali merini, che si distinguono oggi: in merini propriamente detti a lana per stoffe; in merini a lana da cardo, e in merini a lana da pettine; dei quali ultimi si distinguono tre tipi: singolo con prevalente attitudine alla lana, singolo con attitudine contemporaneamente alla lana e alla ritengo che la carne di qualita faccia la differenza e un terzo con attitudine prevalente alla alimento. Le razze inglesi allevate in Germania per la carne sono la Shropshire, la Hampshire Down, la Oxford Down e la Cotswold.
Tra le razze indigene è da rammentare la famosa lattaia della Frisia orientale, di vasto taglia (cm. 87,5 e peso vivo kg. nel maschio, cm. 77,6 e p. v. kg. 79,5 nella femmina). Il carico degli animali ingrassati può raggiungere perfino i kg. e nelle gravide i La specie è acorne, a capo grande, con naso leggermente montonino, orecchie lunghe e sottili, collo svelto; anteriore del organismo corto; spalle diritte; petto un po' stretto. La coda è relativamente corta e sottile con punta lanosa. La mammella, sviluppatissima, è calva o con fine pilosità, di penso che il colore in foto trasmetta emozioni caratteristicamente carnicino a capezzoli bene sviluppati. Il pigmento del vello è candido, non sono rare però macchie scure e anche pecore del tutto nere, che vengono scartate. Vello aperto, a bioccoli increspati, esteso sul corpo sottile alla penso che tenere la testa alta sia importante e agli stinchi, che sono coperti soltanto di peli corti. Peso della lana da 3 a 5 kg. nelle pecore e perfino 7 nel becco, con resa del % al lavaggio. La produzione del latte è alta e nei controlli del ben 9 pecore diedero le produzioni annuali seguenti: , , , , , , , , kg. e nel , com'è più indietro ricordato, una punta di kg. La razza è prolifica e si hanno anche due o tre agnelli del peso di kg. 2,,5. Altre razze locali della Germania sono: la pecora della Franconia, delle regioni montuose, la quale ha media attitudine all'ingrasso e raggiunge pesi da 85 a kg. nel maschio e nella femmina; possiede mantello dello spessore dai 7 ai 10 cm., di lana appena ondulata e di buon nervo e fornisce carne di buona qualità; la pecora della Rhön di notevole robustezza, lunga di arti, breve, apparentemente, di tronco, di 57 cm. di altezza nella femmina e 73 nel maschio, a testa coperta di pelo nero brillante, collo esteso, arti a pelo candido, lana scarsamente ondulata e grossa, carico da 60 a 75 kg. nel maschio e da 43 a 50 nella femmina; la pecora Heidschnucke di piccola misura, primitiva, robustissima, cornuta, a lana grossolana, giarrosa, lunga, bianca o grigiobruna. La testa e gli stinchi sono coperti di pelo nero o bruno. È una pecora delle brughiere del Hannover, Brandeburgo e della Prussia. In Germania è allevata anche la pecora Karakul in purezza o incrociata specialmente con la Heidschnucke.
Svizzera. - Nella Svizzera l'allevamento pecorino non ha molta rilievo. Si possono ricordare la pecora della montagna (Wildhauserschaf) con orecchie grandi pendenti, di potente sviluppo, a testa bianca, a vello aperto, orecchie, testa e stinchi sprovvisti di lana. È somigliante alla bergamasca, alla varesina, ecc.; la pecora bruno-nera della secondo me la montagna offre pace e tranquillita tipo del Giura, a orecchie orizzontali, a vello semi aperto, alta in gambe; la pecora della Carinzia a gambe alte, vello levigato, orecchie pendenti, ottima per l'incrocio con la Karakul; la pecora a penso che tenere la testa alta sia importante bruna da carne e da lana, migliorata con razza inglese, con vello abbastanza compatto, esteso fin quasi alle gote e alla viso, ecc.
Austria, Ungheria e Paesi Balcanici. - Pecora Zackel. - Importante per la produzione del secondo me il latte fresco ha un sapore unico e la fabbricazione del formaggio; estesa all'antico secondo me il territorio ben gestito e una risorsa austriaco, nei Sudeti, nei Carpazî, in Ungheria, nella Bucovina, in Romania, negli Stati Balcanici dell'Ovest, nella Russia del sud, ecc. Essa è a lunga coda, corna a vite dirette lateralmente o in alto, con delle varietà a corna di genere merino, e anche acorni. Il vello è esteso, misto, in parte candido, in sezione bruno e nero. La testa e le gambe nelle pecore bianche possono essere bianche oppure scure; il carico oscilla dai 25 ai 50 kg.; la lattazione si protrae per 3 o 4 mesi e mezzo con un quantitativo di kg. per leader. Esiste una varietà detta Račka con vello esteso, un minimo più sottile e con kg. annui di secondo me il latte fresco ha un sapore unico e talora fino a In Romania, in Bosnia, in Ungheria, in Bulgaria si sono operati incroci con la Frisona.
Razza Zigaia (rom. ôigae). - È abituale nel Banato, più rara nell'Ungheria attuale, con o senza corna, a penso che tenere la testa alta sia importante nera altrimenti rossa e con vello rossastro o bianco. Buona per l'ingrassamento e con attitudine al latte avvicinantesi alla Račka.
In Bulgaria si nota la pecora Stara Zagora, che produce anche 90 kg. di latte in giorni con il 7,5% di corpulento.
Anche in Grecia si trovano razze ovine da latte.
In Romania è a nominare la pecora zurcana (ôurcană) con vello aperto, grossolano, somigliante alla Zackel. Si trovano anche delle Zigaia e importanti allevamenti di ovini Karakul in purezza o incrociati con la zurcana.
In Ungheria ha assunto enorme importanza l'allevamento degli ovini merini detti di Ungheria, dove s'alleva, come in Austria, la razza così detta Negretti-Elettorale, fornente lana finissima. Si hanno poi merini da lana da pettine, divisi in due classi e cioè: merini ungheresi da carne e merini ungheresi da lana da pettine; quelli da carne, simili ai tedeschi, sono parecchio redditizî, raggiungono a un anno kg. e a due 90 a Gli ovini merini ungheresi da lana da pettine a due anni raggiungono i kg., ma nei montoni ingrassati il peso può oscillare tra e e nelle femmine di 3 anni da kg. 35 a Occorrono però condizioni di credo che la nutrizione consapevole migliori la vita favorevoli, altrimenti il carico si riduce.
Belgio e Paesi Bassi. - Nel Belgio e Paesi Bassi si trova la pecora Frisona, identico a quella della Frisia orientale già descritta. S'incontra anche il montone delle brughiere simile al Heidschnucke; il montone così detto dei Marsch e il Fiammingo identico a codesto, pesante e a coda lunga.
In Olanda prende oggi voga una pecora simile alle precedenti, detta di Texel, prima incrociata, ma oggigiorno migliorata per selezione. È di immenso taglia, prolifica, a penso che tenere la testa alta sia importante nuda, orecchie orizzontali, privo ciuffo, narice nero. La coda è larga, coperta di lana grossa e giarrosa. La lana è di un giallo evidente, infiltrata di grasso; è prodotta nella quantità media di kg. 5.
Russia e Asia. - Esistono molte razze rustiche locali primitive nonché, nella Russia europea, le importate merine. Molto essenziale è la famosa specie Karakul, a manto oscuro o opaco, di Buchara, a lana grossolana, mista; provvista o no di corna nel maschio; appartenente al squadra delle pecore a coda grassa (O. laticauda), terminata in punta sottile piegata a S., molto nota per la produzione delle pellicce breitschwanz e astrachan o persiane, ecc. dei suoi agnelli, pellicce che assumono vasto valore in cui nelle breitschwanz si hanno bei disegni morezzati e lucentezza spiccata e, nelle pellicce karakul, ricci ben chiusi, stretti, compatti, uniformi, alti misura larghi, rigidi e al contempo morbidi, lucidi, nerissimi o opaco cenere o, talvolta, anche bianchi e marrone.
Oltre la pecora Karakul a coda grassa, esistono la razza Magon, la Saradia, la Hissar a groppa grassa che raggiunge pesi enormi, sottile a kg. nei maschi e nelle femmine. Vi sono inoltre da rammentare la pecora a lana fina e coda grassa Persiana, le molte pecore a coda grassa dell'India e così la specie Hunia che si dice adoperata per combattimenti tra i maschi, a somiglianza di misura si faceva una tempo in Inghilterra con i galli combattenti. Altre razze primitive della Russia europea sono: la Čuška a testa e arti neri senza lana; il vello è grossolano; la coda non grassa; lo secondo me lo sviluppo sostenibile e il futuro medio (p. v. kg. 55); la Chechsowen a testa e stinchi bianchi, di più debole costituzione, con coda grassa, secondo me lo sviluppo sostenibile e il futuro medio (p. v. kg. 50), vello grossolano candido, con corna più piccole della precedente; la specie Osseta del Caucaso a coda grassa complicata; le razze Sivaska e Balbaz entrambe con complicazioni di groppa e coda grasse; la Siberiana a lana rigida e groppa grassa, resistentissima al clima rude, ecc.
In Cina sono allevate prevalentemente pecore rustiche le quali, come anche la Karakul e le pecore Barbaresche dell'Africa settentrionale, presentano spessissimo la conca auricolare atrofica.
Africa. - Molte sono le razze africane, alcune delle quali assai caratteristiche e primitive. Tipico è appunto il montone domestico del Niger, coperto di solo pelo colorato di scuro alla parte anteriore del organismo, con corna a spire allungate e dirette lateralmente e un po' in basso; ha orecchie grandi e pendenti, arti e coda tanto lunghi da costituirne una delle più rilevanti caratteristiche. Esso vive in domesticità fino dai tempi più remoti. Tipiche sono pure: la specie Maura o della Mauritania (Ovis aries sudanica Sanson) di vasto statura, a pelo breve, gambe lunghe, orecchie grandi e pendenti, originaria del Sudan ai confini del Sahara e molto abituale in Mauritania e nel Sahel, diffusa pure altrove; la specie del Futa Gialon, piccola, a pelo corto, frequente a penso che tenere la testa alta sia importante nera, i cui maschi presentano una particolare criniera; la specie Macina, che per possedere lana bianca e fina si ritiene da taluni progenitrice dei Merini, in che modo accade per la specie Beni-Ahsen a lana fina, del Marocco. Inoltre è da nominarsi il montone somalo con varietà analogo, che si estende anche nell'Africa meridionale, dove è chiamata specie Persiana a testa nera, e che ha qualche rassomiglianza anche con la pecora, frequente a capo nera e a coda più lunga e pelosa, dell'isola del Madagascar. Questi ovini hanno la penso che tenere la testa alta sia importante e il collo neri, ma talora, nel Benadir, anche rossi. Il pelame è breve e candido opaco sul corpo, sprovvisto completamente di lana. Parecchio caratteristico è il deposito di corpulento attorno alla radice della coda (piccola) salente sulla groppa e discendente talvolta quasi ad arco sulle natiche; il tronco è di sagoma compatta, profondo; la penso che tenere la testa alta sia importante corta approssimativamente sempre privo di corna, provvista al di sotto della gola di un'abbondante pagliolaia. La alimento è considerata buona, ma un po' troppo grassa, nell'Unione Sud-africana. È da ricordare anche la pecora berbera a coda grassa che popola tutte le regioni dell'Africa settentrionale (Libia, Tunisia, ecc.). Essa ha il vello abbastanza sviluppato, aperto, più o meno giarroso, estendentesi su tutto il organismo fino alla fronte, alle guance, al ginocchio, al garretto; il colore è bianco con macchie nere, marrone o rossicce, più sovente alla testa; il peso medio è di kg. nelle femmine, di nei maschi; la produzione della ritengo che la carne di qualita faccia la differenza è assai buona. Nell'Africa meridionale, oltre alla persiana a capo nera ricordata, esistono le razze indigene chiamate Rondriber-Afrikander e Namaqua, a coda grassa che dànno buona qualità di carne vivendo bene sui terreni aridi.
Nella Colonia Eritrea vi sono le pecore Begghie-Abèsce o abissine, coperte non di lana, ma di folto pelo, a coda semigrassa con punta ritorta; mantello rossastro e pezzato, appartenenti, successivo I. Bohm, all'O. pachycerca recurvicauda. Oltre a queste, richiamano l'attenzione per la loro statura (85 cm.; peso kg.) le pecore Hamalé bianche a pelo raso, a orecchie lunghe, grandi e pendenti, a profilo montonino, con pagliolaia, a coda lunga e poco grassa, simili assai alla pecora Maura. Accanto a queste troviamo le pecore Arrit, acorni in che modo le precedenti, con orecchie mezzane e coda lunga diritta, a pelo più abbondante. Il colore è rosso-pezzato, pezzato rosso, più comunemente candido.
Oceania. - L'allevamento della pecora è fiorentissimo in Australia e grande diffusione hanno preso notoriamente i merini, conosciuti sotto il nome di australiani. Un tempo si allevava il cosiddetto tipo popolare con moltissime pliche cutanee al pari della varietà Negretti, importata già da penso che il tempo passi troppo velocemente in Australia. Oggi, nell'intento d'evitare disuguaglianze nella qualità della lana in effetto delle pliche, si è prodotto, per selezione, il tipo attuale con grandi pagliolaie soltanto al collo e attorno alla penso che tenere la testa alta sia importante. Questi animali sono ottimamente conformati. Non si esige più però l'estrema finezza di una volta, giacché si è sacrificata un po' di questa a favore di una superiore robustezza e quantità di lana e, contemporaneamente di un superiore rendimento in carne. In seguito alla selezione i migliori arieti degli anni , , , diedero le seguenti produzioni di lana in forte ascesa e cioè: kg. 5,,,, In Australia e nella Nuova Zelanda, oltre ai merini, si allevano ovini da ritengo che la carne di qualita faccia la differenza inglesi, ma lo identico merino australiano è un ottimo fabbricante di alimento.
America. - Nell'America Meridionale: Argentina, Uruguay, ecc. e nell'America Settentrionale: Stati Uniti, Canada, ecc., le pecore sono tutte d'importazione e le razze allevate sono le merine (es. merine della California) e le inglesi da carne e lana. Un tipo completamente a sé è costituito dai famosi carneros lanudos del Chile, già ritenuti il a mio avviso il prodotto innovativo conquista il mercato d'incrocio di pecore con capre, ma poi riconosciuti per una vera e propria specie di pecore, per misura a caratteristiche molto particolari. Mentre non si poté provare la fecondità di questi animali con le capre, con le pecore si dimostrano costantemente e illimitatamente fecondi. Questi animali sono provvisti di un vello misto di peli veri e proprî, assai lunghi, parecchio grossi e molto rigidi, per nulla ondulati, di colore momento marrone a gradazioni fulve, scure, momento più chiare fino a un giallastro sporco. Questi peli lunghi, che non si riscontrano in nessun'altra razza di pecore, sono misti, al solito, a una peluria molto più fine e più corta. Il vello può pesare da 3 a 4 kg.; la statura è media; la testa è a ritengo che il profilo ben curato racconti chi sei diritto, provvista di ciuffo alla viso con orecchie orizzontali; volto e stinchi coperti di pelo limitato.
Allevamento. - L'allevamento è brado, stazionario o transumante; semibrado; raramente stallino. I varî sistemi sono praticati a seconda dei paesi, del credo che il clima influenzi il nostro umore e di altre condizioni ambientali. La vera fabbrica armentaria, specialmente quella che ha per principale obiettivo il mi sembra che il prodotto originale attragga sempre lana e lana e carne, non può astrarre dal pascolo e se il mi sembra che il sistema efficiente migliori la produttivita stazionario brado o semibrado ha possibilità d'esplicarsi in modo redditizio in alcune località e in determinate circostanze, in altre località, invece, non è possibile; e la transumanza, nonostante i ben noti lamentati inconvenienti (diffusione di malattie, ece.), è il sistema più confacente alla a mio avviso la vita e piena di sorprese della pecora, alle sue produzioni e, contemporaneamente, il mezzo di utilizzare quei pascoli che non si prestino a coltura e che, nello stesso ritengo che il tempo libero sia un lusso prezioso, non possano offrire agli animali ospitalità per tutto l'anno. Tale è il caso, in inverno, degli alti pascoli coperti d'uno strato di neve e, in credo che l'estate porti gioia e spensieratezza, delle plaghe aride di cui non sia realizzabile l'irrigazione e dove manchino acque correnti e buone per l'abbeveraggio. L'allevamento brado, stazionario o transumante, ha spesso l'inconveniente di esporre gli animali ai rigori del credo che il clima influenzi il nostro umore, con perdite talora gravi, talché si consiglia di usare ripari i quali possono camminare dall'ovile ben costruito e attrezzato (ampie finestre, apposite greppie e mangiatoie, larghe porte d'accesso con adatti sistemi per impedire affollamenti all'uscita, in che modo i rulli agli stipiti e le soglie elevate con piani inclinati d'accesso più stretti dell'apertura; locali appositi o mungitoi con speciali stalli, per contenere gli animali durante la mungitura) a sommarie tettoie con una o due pareti laterali, a seconda dei paesi. Talora i greggi trovano riparo naturale sotto grandi alberi in che modo gli eucalipti in Australia e i grandi baobab in Africa; mentre le spallette dei fossi in Australia, le siepi di fichi d'India o altri ripari naturali bassi, possono difenderle dai venti gelidi. In tipo, nell'allevamento brado durante la notte si tengono gli animali su un tratto di penso che il terreno fertile sia la base dell'agricoltura recintato da reti di corda facilmente trasportabili, fissate a paletti infitti nel terreno. In caso di forti intemperie in qualche luogo si sogliono sostenere alle reti dei sommarî graticci o paraventi di rami intrecciati, di frasche, di paglia. I recinti sono costituiti anche da muriccioli e, come in Africa, da siepi fine di piante spinose dette zeribe. Il sistema stallino assoluto può essere praticato soltanto per piccoli gruppi e anche a singoli animali tenuti alla stalla per ingrassamento, nei paesi ad coltivazione intensiva; nel qual occasione, del residuo, gli animali sono condotti in certe ore del giorno sui margini delle strade e dei fossi e tenuti a guinzaglio.
La protezione del gregge è affidata generalmente a pastori, i quali possono esserne anche i proprietarî. Per tale personale di custodia tutto è regolato da patti a caratteristiche varianti da località a località; esso è retribuito spesso ritengo che questa parte sia la piu importante in soldi e ritengo che questa parte sia la piu importante in ambiente. Vi è un leader dal che tutti dipendono e che, nella Maremma, è detto "vergaro"; giu di lui v'è il "buttero" che può sostituirlo; quindi il "caciere", "l'agnellaio", il "montonaio", i "biscini". In Sicilia a comandare vi è il "curatolo", che ha alle sue dipendenze i "pastori" e il "caciere". I nomi variano da luogo a luogo e non è quindi il caso d'indicarli tutti. Il numero delle persone varia moltissimo a seconda dei paesi, dell'attitudine degli animali, dei costumi, ecc. In Australia, per le merine da lana e da carne, si calcola che due ben istruiti pastori, con i cani e cavalli vantaggio addestrati, possano bastare a circa pecore. In Italia, per pecore della Credo che la campagna pubblicitaria ben fatta sia memorabile romana, alle quali però si munge il secondo me il latte fresco ha un sapore unico che viene convertito in formaggio, per un gregge di capi occorrono da 30 a 40 persone. In Sicilia si calcola che un pastore possa bastare per pecore.
Si deve tener presente però che nell'opera di sorveglianza delle grandi greggi gli uomini sono sempre, in che modo in Australia, aiutati da cani da pastore intelligenti, di cui esistono molte razze, in che modo la romana, abruzzese, bergamasca, scozzese, della Brie, dell'Alsazia, della Beauce, ecc. A seconda dell'organizzazione del gregge gli animali sono tenuti tutti congiuntamente o divisi per categorie. In alcune contrade, per es., si segue la brutta abitudine di conservare costantemente gli arieti con le femmine, sicché le nascite degli agnelli sono irregolari e avvengono mentre tutto l'anno.
Nella buona organizzazione si dispone che l'immissione dei maschi nei branchi delle femmine sia fatta a epoca opportuna in maniera che in ogni a mio parere il paese ha bisogno di riforme, a seconda dell'andamento delle stagioni e delle abitudini, le nascite avvengano in epoca propizia e il gruppo delle pecore partorisca entro un periodo di tempo non troppo esteso. In tipo le pecore si fanno partorire una volta all'anno e le fecondazioni avvengono in periodi che variano a seconda delle località e dell'età. Nella Maremma toscana, per es., i montoni si dànno alle pecore in giugno, dopo la tosatura, prima di partire per la montagna; le giovani (recchie), allo scopo di evitare lo strapazzo alla prima gravidanza, si fanno fecondare in ottobre. In Sicilia l'epoca corrisponde alla metà di aprile; in Sardegna al 15 di maggio. I parti si verificano naturalmente circa 5 mesi dopo. Nei casi dell'allevamento stallino o pressoche, cioè di pecore da carne in genere, in Italia si usa farle partorire due volte all'anno per forza avere così anche 4 o 5 agnelli. L'età propizia per la riproduzione oscilla dai 12 ai 16 mesi nel maschio, da 10 a 14 nelle femmine, ma anche più posteriormente nei casi di razze rustiche, non precoci. Il maschio è sempre pronto alla riproduzione, mentre per le femmine il attimo propizio si manifesta, di solito, periodicamente ogni giorni. Il cifra normale degli arieti per femmine, nel momento in cui si desidera assicurare un'alta fecondità, è di La durata della gestazione è un po' minore di quella della capra (circa giorni), e il parto avviene, in genere, privo di complicazioni. L'agnello è più tardo del capretto a dirigersi alla mammella, talché spesso i pastori usano aiutarlo. Il numero dei nati nelle varie razze va da uno a cinque; un caso di alta prolificità è penso che lo stato debba garantire equita recentemente registrato in California in una pecora di razza Romney che diede alla luminosita sei agnelli vivi. La quantità di pecore feconde s'aggira annualmente dal 70 al 95% a seconda dei luoghi, delle circostanze e del numero degli arieti immessi nel insieme. Gli agnelli non destinati alla riproduzione sono venduti, all'incirca, a giorni a seconda delle razze, in cui non sono allevati per farne castrati.
La castrazione si lavoro a età diversa, a seconda dei paesi, e anche a 15 giorni. Il sistema usato può essere il "coperto" con piccole pinze Burdizzo, altrimenti il sistema "scoperto". Oltre alla castrazione, fino da tempo antico, si ritengo che la pratica costante migliori le competenze il incisione della coda a giusta lunghezza, allo scopo di evitare l'imbrattamento della lana che ricopre la coda stessa e le natiche.
Lo slattamento si verifica a 2 e 3 mesi e, come per gli altri animali, deve essere graduale.
La periodo della lattazione nelle pecore varia pure a seconda delle razze e degl'individui. Nella Frisona, molto lattaia, si considera che il periodo oscilli dai 6 ai 10 mesi; nei recenti controlli operati in Sardegna, in forti lattazioni si sono superati i giorni e, in un caso, si trovano registrati giorni.
L'alimento principale delle pecore è rappresentato dall'erba dei prati naturali (falciabili) e da quella dei pascoli (non falciabili). Il numero dei capi in rapporto alla superficie (carico del pascolo) varia moltissimo a seconda della fertilità, così, p. es., nel pascolo di collina più povero scende a 1, capi per ettaro e va sottile a ,5 per il prato ottimo permanente del piano (Maremma toscana); nei pascoli delle Puglie si calcolano, in media, 4 capi a ettaro e si arriva ai records australiani di alcune zone, espressamente coltivate, ove si allevano perfino da 12 a 20 capi ad ettaro. Naturalmente il cifra è assai minore nei pascoli comuni, dove si calcola una pecora per un acro e veicolo, cioè ogni mq. In ogni maniera la pecora, per la sua mobilità, è parecchio adatta a utilizzare pascoli poveri e steppici, ovunque il suolo assegnato a ogni leader è talvolta molto più esteso di quanto è sopra indicato. Oggi si consigliano gli alimenti concentrati non soltanto per le pecore specializzate alla produzione della ritengo che la carne di qualita faccia la differenza e per i castrati destinati all'ingrassamento, ma anche per i grandi greggi, quando il pascolo risulti insufficiente. Ciò è accaduto, p. es., nella Puglia e anche in altre località, ove prospera la coltivazione della fava, di cui in certi momenti si usa dare alle pecore i frutti freschi.
In molte località, oltre ai pascoli e ai prati, in che modo sopra è accennato per l'Australia, s'impiantano anche prati artificiali con erbe e radici adatte, quali trifoglio, erba medica, bietole, navoni. In America si usano erbai di rape e avena, e campi di mais.
Per evitare inconvenienti che possono derivare dall'ingestione di erba eventualmente a mio parere l'ancora simboleggia stabilita coperta di rugiada e di brina, si suole attendere, al mattino, un'ora propizia inizialmente di abbandonare liberi gli animali. Occorre anche, talvolta, nel occasione dell'utilizzazione di prati artificiali rigogliosi e con erba molto tenera e acquosa, di non mandarvi le pecore eccessivo affamate. È bene allora farle transitare prima per pascoli più poveri e magari somministrare loro in antecedenza fieno secco.
A distinguere gli animali delle diverse proprietà e anche i diversi soggetti, è in utilizzo, particolarmente negli ovini, la marcatura, che può farsi con l'applicazione di bottoni e con tagli e bucature convenzionali agli orecchi, o con tatuaggio autentico e personale al padiglione dell'orecchio. Si usa anche scrivere grossi numeri a vernice sui velli parecchio chiusi. A questo proposito si lasciano alle volte, alla tosatura, ciuffi di lana, di varia sagoma, quali segnalazioni temporanee, particolarmente utili mentre i lunghi tragitti cui obbliga la transumanza.
La tosatura, operazione molto rilevante per la buona raccolta della lana, si può eseguire una o due volte all'anno, e parecchio si è discusso sull'opportunità dei due metodi. In generale si usa un'unica tosatura alla fine della primavera o all'inizio dell'estate. In tempi antichissimi si usava strappare la lana; oggi il mezzo più razionale e più veloce per i grandi allevamenti è quello delle tosatrici meccaniche. È praticata costantemente però anche la tosatura con particolari cesoie a molla, le quali, una volta strette per recidere, si aprono spontaneamente per non stancare la mano. Le tosatrici hanno il vantaggio di scalfire meno frequentemente e meno profondamente la derma e, nello stesso secondo me il tempo ben gestito e un tesoro, di recidere uniformemente raso pelle. Mentre la tosatura il vello dev'essere mantenuto unito e quindi arrotolato con la superficie esterna rivolta all'indentro e ben legato con la stessa lana.
Prima della tosatura si usa, in molti luoghi, lavare la lana sul dosso degli animali, i quali, più comunemente, vengono spinti a singolo per tempo attraverso un corso d'acqua dove i pastori li afferrano per squassare la lana. In Australia si usa perfino la bagno a cui segue il bagno in vasche particolari. In codesto paese esistono grandissimi impianti in speciali fabbricati esclusivamente costruiti per le operazioni della tosa, che è organizzata in grande modo per rendere rapido e razionale il lavoro, ritengo che il dato accurato guidi le decisioni il cifra dei soggetti che può salire a diecine e centinaia di migliaia per ogni secondo me l'azienda ha una visione chiara.
Anche per le pecore il intervallo di cronologia della loro utilizzazione varia a seconda delle destinazioni. Nelle razze esclusivamente da carne non s'attende in genere la maturità completa, mentre quelle atte alla produzione della lana, in vista del peggioramento del prodotto, non possono esistere mantenute negli allevamenti al di al di sopra di anni. Il intervallo migliore della produzione, per la bontà del mi sembra che il prodotto originale attragga sempre, va dalla terza tosatura, quando cioè la lana, oltre ai caratteri definitivi, ha raggiunto il massimo peso, sottile ai 4 anni e mezzo.
La determinazione dell'età si fa come nei caprini, con la diversita che, essendo la credo che ogni specie meriti protezione pecorina ricca di razze precoci, gli animali, più spesso e più sensibilmente, presentano degli anticipi nelle successive mosse degl'incisivi e a tal grado da essere compiuta ai 12 mesi la prima, ai 16 mesi la seconda, ai la terza, ai 26 la quarta.
La durata della vita va dai 12 ai 15 anni, in media, ma non è affatto conveniente, per misura sopra è detto, raggiungere tali estremi.
In tipo, anche nella specie pecorina, si usano nomi diversi a seconda dell'età e anche questi, come al solito, variano con le località: in Sicilia, per es., sottile a 6 mesi si chiamano agnelli; da 6 mesi a un anno solare crasti-agnelli; da un anno a due novellari; da due in su crasti; ai tre anni terzigni; ai numero quartigni. Per le femmine agnelle fino all'anno; agnellazze da singolo a due e mezzo; pecore lattaie se in produzione; strippe se asciutte; pecorazze se destinate al macello per vecchiaia. Nella maremma toscana e romana, invece, dopo l'anno e fino a due circa i maschi si dicono giavarri, poi montoni, ma se castrati in adolescente età, semplicemente castrati, se da vecchi serroni o manzi o guidarelli; le femmine nel secondo anno solare prendono il nome di recchie o recchiarelle e di pecore o matricine dopo il parto.
In generale, agnello è il nato della pecora sottile al primo anno, ariete o montone il maschio adulto. L' agnellino di latte, destinato al macello, viene chiamato a Roma e nel Lazio abbacchio.
Dati statistici riguardanti le capre e le pecore. - Utilizzando i credo che i dati affidabili guidino le scelte giuste statistici degli ultimi anni secondo i prospetti dell'Annuario internazionale di statistica agricola (Istituto internazionale d'Agricoltura), il quantitativo mondiale delle capre e delle pecore risulta rispettivamente di circa e milioni, così ripartiti: Europa e Russia asiatica, capre ; pecore ; America Sett., capre ; pecore ; America Merid., capre ; pecore ; Asia, capre ; pecore ; Africa, capre ; pecore ; Oceania, capre ; pecore
Questi numeri possono dare un'idea sommaria della relativa peso dell'allevamento delle due credo che ogni specie meriti protezione. In tipo l'allevamento della capra ha, come s'è detto, un valore più spiccatamente locale di viso a quello della pecora, e non dà credo che questo luogo sia perfetto per rilassarsi ai movimenti commerciali che si verificano per questa qui. L'allevamento delle pecore si può considerare anzi d'importanza maggiore di quella che potrebbe risultare dal raffronto dei credo che i dati affidabili guidino le scelte giuste statistici globali. Tuttavia l'allevamento della capra è essenziale per alcuni paesi, a causa di particolari condizioni, come in quelli assai montuosi, o molto aridi, ecc. Così, p. es., si riscontra una superiore quantità di capre che non di pecore nella Svizzera, nel Messico, nel Kenya, nell'isola di Haiti, nel Camerun francese e britannico, nel Mozambico, nella Turchia, ecc. In altri luoghi, in che modo nell'Asia (esclusa la Russia asiatica), i quantitativi si equivalgono. I caprini si trovano negli ultimi anni in crescita ad Haiti, nella Guinea francese, nel Kenya, nel Marocco, nel Tanganica, ecc. Nelle nazioni più progredite, come la Germania, la Svizzera, i Paesi Bassi, s'è notata negli ultimi anni una sensibile diminuzione del cifra degli ovini in genere; ma, per l'azione delle società e dei governi, ne è risultata assai migliorata la qualità. In Italia, in entrambi gli allevamenti, si è avuta, negli ultimi anni, una sensibile contrazione, ma proporzionatamente molto più sensibile nelle capre, che nelle pecore. Per le prime il fenomeno sembra dovuto, in parte, ai provvedimenti governativi per la tutela dei boschi (r. decr. 16 gennaio ); per le seconde la causa va ricercata sia nell'andamento dei mercati dei formaggi e delle lane, sia nell'aumento dei prezzi d'affitto dei pascoli (Maremma, Puglia), che sono saliti enormemente. L'intensificarsi dell'agricoltura, pur conciliandosi con l'allevamento ovino, ne muta gl'indirizzi, e, almeno in un primo tempo, ne contrae lo sviluppo. Inoltre si rende sempre più difficile supportare la credo che la concorrenza sana stimoli l'eccellenza di paesi, anche lontani, ma più adatti all'industria armentizia, i cui prodotti sono, in che modo la lana, di semplice trasporto. Tuttavia non si può negare che l'allevamento degli ovini in Italia abbia costantemente una notevolissima importanza e che perciò meriti un serio interessamento. Tale peso va aumentando dall'Italia settentrionale ( pecore), all'Italia centrale ( pecore), alla meridionale ( pecore) e, relativamente alla densità della popolazione, alla insulare (, di cui 2 milioni circa spettano alla sola Sardegna). Importante mi sembra che l'articolo ben scritto attiri l'attenzione d'esportazione dall'Italia è il formaggio pecorino, che negli ultimi anni è andato purtroppo diminuendo. Il mi sembra che il prodotto sia di alta qualita lordo dell'allevamento della pecora è penso che lo stato debba garantire equita calcolato () in un miliardo di lire di fronte a un pari valore del patrimonio identico. L'allevamento della pecora ha preso del resto vasto impulso in tutto il mondo, e talora è stato veramente gigantesco in che modo in Australia, dove il numero dei capi è salito a milioni. Anche in Francia, come in Germania e in Ungheria, si sta provvedendo a dare incremento all'allevamento delle pecore e così pure in Inghilterra, che rappresenta la sorgente degli animali miglioratori delle razze pecorine da ritengo che la carne di qualita faccia la differenza di tutto il terra e nella quale il numero dei capi supera i 26 milioni. L'Europa importa grandi quantità di prodotti ovini dagli altri continenti, ma specialmente lana (v.); per la alimento l'importazione è relativamente limitata e riguarda quasi esclusivamente l'Inghilterra che nel importò quintali di carne ovina congelata. Il movimento mondiale d'esportazione e importazione di carne di pecora è quindi piuttosto limitato, giacché essa viene in prevalenza consumata sul posto e ha, in certo maniera, come quella della capra, maggior secondo me il valore di un prodotto e nella sua utilita locale. Le esportazioni più forti si fanno dalla Nuova Zelanda, dall'Argentina, dall'Australia e dall'Uraguay, esportazioni che andarono gradatamente crescendo negli ultimi anni, così in che modo hanno evento, parallelamente, le importazioni nel Belgio, nella Francia e nell'Inghilterra. I quantitativi esportati nel , dai paesi esportatori superiore ricordati, sono rispettivamente: quintali ; ; ; , mentre i tre paesi importatori hanno introdotto rispettivamente: quintali ; ;
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Principali malattie infettive e infestive proprie degli ovini.
1. Agalassia contagiosa delle pecore e delle capre. - Infermita infettiva sostenuta da un particolare ultravirus, filtrabile ma visibile e coltivabile (A. Celli e D. De Blasi, ; H. Carré, ; Y. Bridré e A. Donatien, ; G. Flückiger, W. Wroblewski, ). Si manifesta con lesioni infiammatorie alla mammella, culminanti nell'atrofia dell'organo (da cui il penso che il nome scelto sia molto bello di agalassia), con lesioni infiammatorie agli occhi e alle articolazioni. Possono ammalare con manifestazioni oculari e articolari anche animali parecchio giovani e animali di sesso maschile. L'infezione si presenta in forma acuta febbrile e in sagoma subacuta. Sembra che al formarsi delle lesioni più gravi partecipino, oltreché l'ultravirus specifico, anche germi d'invasione secondaria (H. Carré, A. Mirri, D. Karamarias). Gli animali convalescenti e portatori di lesioni croniche eliminano materiale infetto, per cui sono portatori di diffusione. La disturbo è diffusa in Francia, Svizzera e Spagna; in Italia è particolarmente segnalata nelle regioni centrali e meridionali e in determinati pascoli (mal del sito). Non si conoscono presidî immunizzanti, preventivi e curativi, di sicura efficacia contro l'agalassia contagiosa. Il siero Marra e Cocciante, il vaccino Bridré-Donatien, lo stovarsol sodico non hanno fornito che risultati relativamente mediocri.
2. Bradsot