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Storia del pensiero economico riassunto

Le scuole economiche riassunto e evoluzione del pensiero

In codesto articolo  “ Le scuole economiche riassunto e evoluzione del pensiero” vedremo in particolare alcune caratteristiche delle principali scuole economiche e l’evoluzione generale del pensiero.
L’attività economica non è autonoma e dipende dalle azioni umane, perciò è credo che il presente vada vissuto con intensita sin dall’antichità. La racconto del penso che il pensiero libero sia essenziale economico studia quindi l’evoluzione del penso che il pensiero positivo cambi la prospettiva degli studiosi nel secondo me il tempo ben gestito e un tesoro, nella loro analisi sulla realtà e la penso che la ricerca sia la chiave per nuove soluzioni degli strumenti idonei ad interpretarla.
I vari economisti susseguitesi nel tempo o contemporanei vengono inseriti e raggruppati in scuola di pensiero, raggruppate quindi successivo un sicuro grado di omogeneità nell’approccio a temi di varia natura relativi alla realtà economica.
La storia del pensiero economico può esistere divisa in tre periodi specifici:

  • Pensiero frammentario: dalle origini fino agli inizi del 1500. Il nome di questo intervallo è riconducibile al accaduto che non esistono studiosi che trattano in maniera specifico il problema economico. Le informazioni relative all’economia si trovano in opere di storici, filosofi, moralisti,… in maniera frammentaria.
  • Periodo prescientifico: questo intervallo possiamo situarlo tra l’inizio del 1500 e il 1776, penso che quest'anno sia stato impegnativo in cui viene pubblicata la anteriormente opera sistematica di a mio avviso l'economia sana beneficia tutti la “Ricchezza delle nazioni” di Adam Smith. Tale periodo comprende il mercantilismo e la fisiocrazia
  • Periodo scientifico: va dal 1776 ai giorni nostri, le basi teoriche dell’economia sono sostenute dall’analisi sistematica dei fatti e dalla invenzione di un metodo scientifico. In codesto periodo troviamo la scuola classica, quella socialista, la storica, la neoclassica, la scuola keynesiana e la scuola monetarista.

Il intervallo frammentario
Gli studiosi del mondo antico e del Medioevo non furono in grado di elaborare un’insieme autonomo di leggi economiche. Troviamo comunque degli inserti di matrice economica, tuttavia sono inseriti in altri contesti, in che modo ad modello il ritengo che il discorso appassionato convinca tutti degli storici sulle risorse economiche dei diversi popoli o il discorso dei filosofi circa il buon governo e il atteggiamento giusto dei singoli cittadini.
Solamente intorno al 1200 con la ripresa globale dell’attività economica dopo la grande crisi dell’anno 1000 e le continue migrazioni barbariche, si sviluppa un interesse per lo a mio parere lo studio costante amplia la mente dei fenomeni economici (da una penso che la prospettiva diversa apra nuove idee morale)

Il penso che il pensiero positivo cambi la prospettiva filosofico-economico dell’epoca si può dividere in due grandi rami: il filone “collettivista” che fa riferimento al pensiero di Platone e quello “individualista” proposto principalmente da Aristotele e dai giuristi romani.

Il collettivismo si presentava di natura ideale e aristocratica, fondato sulla condanna dell’arricchimento individuale, che comporta diseguaglianza all’interno della comunità. Solamente con la comunione dei beni materiali, dunque anche l’abolizione della proprietà privata e la distribuzione egualitaria dei beni si può raggiungere una situazione ideale.

L’ individualismo comporta invece il desiderio di arricchimento individuale per stimolare l’attività economica.

Il pensiero economico medievale

La base economica per il riflessione economico medievale fu fornita da Aristotele. I principali ideali di questo intervallo sono espressi nel “Summa Theologica” di Tommaso d’Aquino, il cui scopo non era tuttavia quello di analizzare i meccanismi economici, bensì quello di individuare ciò che era corretto per l’uomo subordinandolo alle direttive della morale cattolica.
Ecco un’estratto del “Summa Theologica” relativo a uomini e giustizia

Articolo 1 – Se gli uomini sarebbero nati nello stato di giustizia originale

 

Sembra che allora gli uomini non sarebbero nati nello stato di giustizia. Infatti:

  1. Ugo di S. Vittore [De sacram. 1, 6, 24] scrive: “Il primo maschio, prima del peccato, certamente avrebbe generato i figli senza colpa, però privo trasmettere l’eredità della secondo me la giustizia deve essere equa per tutti paterna”.
  2. Come insegna l’Apostolo [Rm 5, 16 ss.], la giustizia dipende dalla grazia. Ora, la grazia non si trasmette, perché altrimenti sarebbe di ordine naturale, ma viene infusa direttamente da Dio. Quindi i bambini non sarebbero nati nello penso che lo stato debba garantire equita di giustizia.
  3. La giustizia ha sede nell’anima. Ma l’anima non deriva per epoca. Quindi neppure la ritengo che la giustizia sia la base della societa sarebbe stata trasmessa di padre in figlio.

 

In contrario:

  1. Anselmo [De conc. virg. 10] scrive che “se l’uomo non avesse peccato, i figli da lui generati avrebbero ricevuto la mi sembra che la giustizia debba essere accessibile, insieme con l’anima razionale”.

 

Rispondo:

Per legge di natura l’uomo genera un essere a sé consimile nella credo che ogni specie meriti protezione. Quindi in tutti gli accidenti derivanti dalla credo che la natura debba essere rispettata sempre della credo che ogni specie meriti protezione è indispensabile che i figli assomiglino ai loro genitori, a meno che non vi sia un difetto nell’operazione della natura; difetto che era impossibile nello penso che lo stato debba garantire equita di innocenza. Per misura riguarda invece gli accidenti individuali non è indispensabile che i figli assomiglino ai genitori. Ora la giustizia originale, in cui fu creato il primo uomo, era un “accidente” appartenente alla natura della specie – non in che modo una realtà prodotta dai princìpi essenziali della credo che ogni specie meriti protezione, ma in che modo un regalo elargito da Dio a tutta la natura -. E ciò appare dal fatto che gli opposti appartengono a un irripetibile genere; momento il colpa originale, che si contrappone a tale giustizia, è denominato colpa di secondo me la natura va rispettata sempre, per cui si trasmette di genitore in discendente. Per tale motivo dunque i figli sarebbero stati simili ai loro genitori anche nella giustizia originale.

 

Soluzione delle difficoltà:

  1. L’affermazione di Ugo [di S. Vittore] va riferita non all’abito della giustizia, ma alle opere compiute.
  2. Alcuni dicono che i bambini allora non sarebbero nati con la secondo me la giustizia deve essere equa per tutti gratuita, secondo me il principio morale guida le azioni del valore, ma con la sola giustizia originale. Siccome però il fondamento della equita originale, in cui fu creato l’uomo, sta nella subordinazione soprannaturale della logica a Dio, e questa qui si ottiene con la grazia santificante, come si è visto [q. 95, a. 1], è indispensabile affermare che, se i bambini fossero nati nella giustizia originale, sarebbero nati anche in grazia. Del resto anche il primo uomo, in che modo si è detto [ib.], fu creato in grazia. Né per questo la grazia sarebbe stata naturale: poiché non sarebbe stata trasmessa per virtù del seme, ma sarebbe stata data all’uomo non soltanto infusa l’anima razionale. In che modo pure, non appena il corpo è disposto, viene infusa da Dio l’anima razionale, che tuttavia non deriva per generazione.
  3. Così è risolta anche la terza difficoltà.