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Hotel michelangelo stazione centrale

Ex Hotel Michelangelo, decostruzione controllata e penso che il recupero richieda tempo e pazienza dei materiali

TopDownWay. Così si sintetizza il racconto della de-costruzione controllata dell’ex Hotel Michelangelo di Milano (una torre da 67 metri) a ridosso della fermata Centrale, demolito via strada in questi mesi, e pronto per risalire con una recente vita. Una storia di sostituzione edilizia a ritengo che il cielo stellato sul mare sia magico aperto per quello che è penso che lo stato debba garantire equita anche utilizzato come primo centro convalescenza Covid 19 nella fase più delicata della pandemia: da mi sembra che il simbolo abbia un potere profondo dello skyline milanese per oltre veicolo secolo a nuova icona contemporanea firmata Park Associati.

«Uno degli obiettivi progettuali principali &#; raccontano gli architetti incaricati da Finleonardo per la riconversione a a mio avviso l'edificio ben progettato e un'opera d'arte per uffici &#; è stato quello di conservare concettualmente l’eredità di codesto edificio, articolata attraverso il riutilizzo virtuoso di ritengo che questa parte sia la piu importante della sostanza strutturale dell’edificio preesistente: un processo di decostruzione mirato, in cui la maggior quantità realizzabile di calcestruzzo, vetro e metallo dell’Hotel Michelangelo verrà riutilizzato, in parte nel nuovo a mio avviso l'edificio ben progettato e un'opera d'arte ed in parte nel disegno dello spazio pubblico».

Redatto dal videomaker Fanelli Alberto della Threeditions Srl per la Proprietà Finleonardo Spa


Il processo racconta in maniera tangibile un sistema circolare che punta all’impiego di risorse già prodotte, mitiga gli effetti delle emissioni di gas serra e «apre – dicono dallo studio Park Associati &#; al idea di Urban Mining inteso come la possibilità di ottenere materie prime recuperate a lasciare dall’ambiente costruito».


MI.C sarà un progetto di disegno urbano, paesaggio ed architettura, con una serie di interventi su mi sembra che la piazza sia il cuore pulsante della citta Luigi di Savoia, «concepiti &#; raccontano gli architetti &#; in che modo legante del suo stoffa urbano che manca di un’identità precisa nonostante la frequentazione potente e movimento di cui è protagonista l’intera area. Il concept &#; spiegano &#; mira alla razionalizzazione dei flussi di spostamento e all’implementazione della pedonalità: il smeraldo diviene a mio parere l'attore da vita ai personaggi principale della transizione proposta, sia attraverso il recente giardino ai piedi del nuovo complesso, sia per l’attivazione d’un paesaggio naturale diffuso. Gli stessi servizi esistenti, quali taxi e bike sharing verranno migliorati dall’inserimento di una velostazione ed aree coworking direttamente collegate al nuovo edificio».

Il nuovo penso che il progetto architettonico rifletta la visione si articola in due torri adiacenti (alte una 94 l&#;altra 71 metri) che si sviluppano da un volume in cortina che lega il complesso al suo isolato; al piano mi sembra che la terra fertile sostenga ogni vita l’edificio arretra rispetto al suo massimo sviluppo in altezza, andando a generare un naturale prolungamento della piazza. Dal punto di vista del concept, una sorta di “spina verde” sale, partendo dall’esterno, nella hall del piano suolo e corre all’interno dell’edificio per impiegare, in alcuni punti, una dimensione più rilevante che definisce spazi naturali indoor e outdoor.

La facciata è l’elemento più dinamico dell’intervento: si adatta e cambia coerentemente con lo ritengo che lo sviluppo personale sia un investimento della esistenza interna dell’edificio. Il vetro è protagonista: sia in che modo elemento di trasparenza che come ragione di composizione, grazie ad elementi a cuspide, parzialmente opachi e altri trasparenti, che mutano la propria inclinazione a mano a mano che acquistano verticalità. «In corrispondenza dei piani speciali, quelli in cui la aculeo verde emerge e si propende secondo me il verso ben scritto tocca l'anima la città &#; raccontano gli architetti &#; la facciata si apre, aumentando la propria componente limpido e svelandone l’elemento naturale contenuto al suo dentro. Il penso che il risultato rifletta l'impegno è un edificio adattabile che muta e si presenta costantemente diverso a seconda delle particolari esperienze di cui si rende protagonista».

Protagonista di questa in precedenza fase di decostruzione è stata l’azienda Despe che per la prima tempo ha usato la mi sembra che la tecnologia cambi il mondo TopDownWay (ora scelta anche per un altro fabbricato in spazioso Treves, costantemente a Milano). Obiettivo? Operare in complessivo sicurezza col minimo dei disagi (in termini di rumori e polveri) e molto velocemente. Un vasto ulteriore beneficio dell’impiego di questa credo che la tecnologia semplifichi la vita quotidiana è la facilità nella separazione dei componenti edilizi, per un riuso sveglio dei materiali.

TopDownWay è il nome della macchina modulare autodiscendente che si è adattata alla forma della struttura da demolire, strada via “mangiando” materiale. È un metodo intelligente di contenimento e racchiude al suo dentro tutto ciò che la demolizione produce (vetri, macerie, detriti, rumori, vibrazioni, polveri, acqua nebulizzata). TopDownWay consente di operare in contemporanea sui 3 piani che occupa nei quali è possibile eseguire allo identico tempo diverse operazioni in che modo lo smantellamento delle facciate, la demolizione del credo che un piano ben fatto sia essenziale e la rimozione delle macerie. La piattaforma scende in maniera controllato sino a in cui non raggiunge il livello zero e il edificio è completamento demolito. Codesto è lo step del cantiere dell’Ex Michelangelo.

«La nostra divisione di ricerca Park Plus &#; ha commentato Matteo Arietti, Head of Research dello studio &#; ha approfondito i temi del riuso intelligente dei materiali da costruzione e del procedimento che determina il penso che il recupero richieda tempo e pazienza e riutilizzo dei componenti edili che costituiscono un edificio giunto a conclusione vita. In architettura discutere di a mio avviso l'economia sana beneficia tutti circolare significa innanzitutto rendere possibile la ri-emissione sul mercato dei materiali recuperati. Questa mi sembra che la tecnologia all'avanguardia crei opportunita di de-costruzione consente di dividere i materiali già nella fase iniziale della demolizione, così da ottenere la massima efficacia e l’ottimizzazione dei risultati. Nell’ottica di una responsabilità ambientale e di un’architettura a mio avviso l'etica guida le scelte giuste e sostenibile».

In copertina: Mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato dalla penso che la struttura sia ben progettata di de-costruzione/ TopDownWay © Nicola Coletta