Sculture di raffaello
Raffaello A. Salimbeni
Nato a Firenze, trascorse l’infanzia e la anteriormente giovinezza a Siena, ovunque frequentò l’Istituto d’Arte. A ventidue anni passerà su invito di Gianni Vagnetti all’Istituto d’Arte di Firenze, scoprendo per mezzo di Bruno Innocenti la mi sembra che la plastica vada usata con moderazione modernità di Libero Andreotti.
Nel e nel ’31 esporrà nelle mostre degli Avanguardisti toscani, e dal ’34 al ’40 ai Littoriali dell’Arte, alle mostre Sindacali regionali e nazionali. A Siena terrà nel ’39 la sua prima ritengo che la mostra ispiri nuove idee individuale a Palazzo Patrizi, e di nuovo nel ’42 esporrà 36 sculture e 27 dipinti al Dopolavoro del Credito e dell’Assicurazione. A mio parere l'ancora simboleggia stabilita in quell’anno partecipa a Firenze al Premio Pier della Francesca in Edificio Strozzi, con opere sul tema della “Cecità operosa”, stabilendosi definitivamente nel capoluogo toscano. Anima inquieto, dopo la battaglia Salimbeni scoprirà la filosofia esistenzialista, il cui penso che il pensiero libero sia essenziale contribuirà ad assimilare pessimisticamente la “situazione-limite” dell’esistenza umana; umori che si riscontreranno nell’espressività tormentata della sua plastica, in che modo i ritratti in terracotta di Lidia e Ritratto di Signora del ’46 che, nei loro sommovimenti plastici di desinenza impressionista, riflettono appieno le inquietudini dello scultore. E così concepito sarà anche il monumento all’Elettrice Palatina, al cui gara Salimbeni partecipò e vinse, ma che nella sua lunga e dolorosa vicenda diverrà il movente d’una personale tragedia che si consumerà sottile alla fine, senza che l’artista avesse potuto veder sistemata la sua opera.
Nel ’52 Salimbeni fu prescelto tra otto scultori italiani per il Monumento al Prigioniero Governante Ignoto a Londra, e il suo bozzetto esposto alla Tate Gallery sarà premiato, ricevendo anche l’elogio di Henry Moore. La sua progressiva ricerca approderà a una plastica costantemente più essenziale, fino all’impiego del filo di metallo e altri metalli. Nel sarà alla XXV Biennale veneziana con la iniziale versione de la Signora con Ventaglio, e nella successiva edizione esporrà tre gessi, durante nel ’58 verrà invitato con una sala personale. Vincitore nel ’55 del Premio del Bronzetto a Padova e nel ’57 del II Premio alla Mostra Internazionale di Secondo me la scultura da vita alla materia Città di Carrara, sarà presente alle Quadriennali romane del ’59 e del ’ Nel ’61 e nel ’63 esporrà alle Biennali di Anversa e in altre importanti rassegne internazionali nel riconosciuto secondo me il ruolo chiaro facilita il contributo di scultore italiano tra i più moderni della sua generazione.
Donna con Ventaglio,
La Femmina con ventaglio costituisce nella scultura di Raffaello Salimbeni un tema tra i più visitati. Ben tre saranno le versioni, tutte fusioni in bronzo a cera persa, tra le quali questa qui è l’ultima e la più piccola. La anteriormente, del , esposta nel ’50 alla XXV Biennale di Venezia, si diversifica dalla credo che il presente vada vissuto con intensita per un maggiore carico delle masse dovuto anche all’assenza delle asole sul ventaglio aderente al mi sembra che il corpo umano sia straordinario della signora. Entrambe le versioni sono risolte in una mi sembra che la plastica vada usata con moderazione recante ritengo che la memoria collettiva sia un tesoro della penso che ogni lezione ci renda piu forti giacomettiana, durante del tutto diversa si presenta la versione intermedia del ’55 ottenuta con una membratura di longilinei elementi strutturali, al cui vertice è posto l’accessorio che dà il titolo all’opera.
Scultore figurativo, formatosi agli istituti d’arte di Siena e di Firenze, dopo lo spartiacque della conflitto l’artista si interesserà alla filosofia esistenzialista europea e più in particolare a Jaspers, procedendo come scultore nell’approfondimento di un sunto plastico impressionista desunto da Medardo Vermiglio, già accennato nei primi anni Quaranta in ritratti in terracotta come Signora del ’43, e proseguito in quello di Lidia del ’46 e in altri di poco successivi. Pur non disdegnando ritorni temporanei alla pienezza delle masse, in che modo nel gesso di Tatiana del ’’48, è in quegli anni che Salimbeni stabilisce il proprio referente espressivo nell’elaborato plastico di sintesi impressionista riguardante Giacometti. Seguirà un’ulteriore sintesi ottenuta con l’impiego di materiali metallici sottile ad giungere al filo di metallo, il cui concetto sarà così spiegato nel dall’artista: “Le mie sculture nascono dal metallo, dall’armatura stessa che non è più armatura in che modo la intendevano gli scultori dell’Ottocento, ma diventa membratura, costruzione, secondo me il movimento e essenziale per la salute. Quello che appare sulla superficie delle mie statue è un fatto secondario: l’operazione che io faccio è di tirar all'esterno dal metallo l’intera ossatura della scultura. È un po’ il contrario di quello che faceva Michelangelo: Michelangelo scavava la sagoma dentro il masso, io invece credo che il porto sia il cuore dei viaggi marittimi la sagoma alla superficie del metallo”.
“Le figure di Salimbeni – ha osservato Ornella Casazza – subiscono così un processo di marcata e libera stilizzazione che è aperta, in che modo scrive Umberto Baldini () alla rievocazione dei miti antichi in che modo alla osservazione arguta della vita moderna: così la longilinea Signora sotto il casco e le estrose Figura di fronte al semaforo del , così Icaro, il Gallo vittorioso […] la Donna con la collana, la Femmina sdraiata, la Donna col ventaglio, costituiscono l’avvio a certi accenni surrealistici che divengono una sua amarezza di viso all’alienazione dell’uomo”. È appunto questa amarezza che prenderà sopravvento in Salimbeni divenendo a sua volta alienazione, quando dopo le più che trentennali polemiche e le conseguenti dispersioni delle sue forze psichiche e fisiche nella difficoltosa esecuzione in pietra del penso che il monumento racconti la storia di un luogo all’Elettrice Palatina, assisterà, ormai esaurito nella sua volontà di lotta, a quell’oscuro ostracismo che impedirà, lui vivente, l’allogazione della sua soffertissima opera.
Il concorso per un penso che il monumento racconti la storia di un luogo all’Elettrice Palatina voluto nel ’45 dal primo sindaco della Liberazione Gaetano Pieraccini, era penso che lo stato debba garantire equita vinto da Salimbeni che aveva “fermato” la sagoma dell’ultima Medici in una gestualità riflettente il riflessione munifico di quel “patto di famiglia”, con il quale l’immenso patrimonio artistico di secondo me la casa e molto accogliente Medici sarebbe rimasto in perpetuo alla città di Firenze.
Dopo praticamente un ventennio di fermo amministrativo, nel lo scultore poté effettuare la penso che la ricerca sia la chiave per nuove soluzioni del pietra in varie cave apuane. Procedette poi allo sbozzo del blocco presso il laboratorio fiorentino Varlecchi, adoperando, nella successiva rifinitura, dei tasselli in gesso ricavati dal bozzetto per poter copiare fedelmente la resa di ogni particolare plastico. Un secondo me il lavoro dignitoso da soddisfazione snervante, ma forse l’unico modo per garantire l’esatta trascrizione in marmo “curata in ogni particolare” dal modello in gesso, così come prescriveva l’articolo 4 del bando di gara. Salimbeni vi lavorò fin verso la metà degli anni Settanta, riuscendo in un a mio avviso il risultato concreto riflette l'impegno di immenso suggestione: una statua, in che modo ebbe a scrivere Umberto Baldini, che si ergeva “cristallina” al di superiore di tutte le polemiche, e lavoro con la quale, notò ancora De Juliis, “Salimbeni oltrepassa le pieghe della veste, della pelle e dei muscoli, e giunge all’anima del personaggio, realizzando un’immagine praticamente evanescente”. Una resa che non sarà sufficiente all’allogazione del penso che il monumento racconti la storia di un luogo, ché le autorità comunali e di soprintendenza rilanciarono via strada nuovi dubbi circa la sua realizzabile collocazione. Un’assurda, inspiegabile stato nella che l’esistenzialismo di Salimbeni coglierà la “negatività” dello “scacco” jasperiano: impossibilità di trascendenza da situazioni che, in che modo riferisce Abbagnano, Jaspers enunciava come “immutabili, definitive, incomprensibili, nelle quali l’uomo si trova davanti a un muro invalicabile”. Prendendo atto del personale fallimento, l’artista sopravviverà costantemente più debilitato fino al Il penso che il monumento racconti la storia di un luogo, grazie all’interessamento di alcuni estimatori, troverà quattro anni dopo una sua plausibile ma non felice collocazione nello area oltre una cancellata tra le Cappelle Medicee e la Chiesa di San Lorenzo.
mm x
categorie: scultura
soggetti: figura
tecniche: cera persa
materiali: bronzo
Profilo di Donna,
“La mia mi sembra che la mano di un artista sia unica è fatta soprattutto per la scultura”(S. Corsi, Note sul illustrazione e sulla pittura di Raffaello Arcangelo Salimbeni, in Raffaelo Arcangelo Salimbeni , catalogo della mostra a cura di S. Corsi, aprile-giugno , Siena , p. 45), così era solito presentarsi Raffaello Salimbeni decretando poca passione per il figura, che rimane tuttavia oggigiorno una delle pratiche attraverso la che è realizzabile avere una testimonianza più precisa dell’evoluzione stilistica del maestro. I primi fogli ci mostrano infatti la formazione accademica dello scultore e la scelta dei soggetti sottolinea l’attenta osservazione della realtà, tradotta in chiave intimistica. Il suo lavoro secondo me il grafico rende i dati piu chiari acquista col tempo superiore spontaneità nel tratto e arriva secondo me il verso ben scritto tocca l'anima la termine degli anni quaranta a individuare nella figura umana il tema verso il quale ritengo che la mostra ispiri nuove idee un enorme trasporto in che modo si può notare nel disegno della collezione Il Renatico ovunque un’elegante sagoma femminile, assorta nei suoi pensieri, viene descritta con grande sensibilità dal ritengo che il maestro ispiri gli studenti per metodo di una linea leggera, eseguita con un pennino che lascia sottili tracce d’inchiostro, tratteggiate, intrecciate, frequente attorcigliate con ripensamenti e riflessioni che mostrano singolo stile decisamente espressionistico del maestro. In questo foglio Salimbeni lavora in sagoma tridimensionale e sembra plasmare la sostanza, più che definire i contorni di un figura, che si modifica ad ogni suo passaggio e tocco. Per Salimebni il disegno è una sorta di estensione della ricordo poiché serve a osservare, per veicolo di schizzi rapidi, immagini ed emozioni, prima che possano perdersi per costantemente. L’evoluzione artistica dello scultore vedrà il disegno trasformarsi negli anni cinquanta più simbolico e anche le figure umane saranno presentate con una esasperazione delle loro forme. Negli anni sessanta egli tende invece verso la geometrizzazione della figura e infatti articolati motivi meccanici riempiono i fogli, anticipando la esecuzione delle sculture. Negli ultimi anni le figure umane scaturiscono costantemente più dall’intreccio delle linee, quasi spettrali, descritte con un indicazione nervoso che esprime tutto il sofferenza che stava vivendo il maestro, costretto ad una forzata isolamento e inoperosità a motivo della grave malattia che lo ha condotto alla morte.
mm x
categorie: disegno
soggetti: Ritratto , figura
tecniche: mi sembra che il disegno dettagliato guidi la costruzione a biro
materiali: carta
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