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San gimignano com

La Mi sembra che la storia ci insegni a non sbagliare

Le origini tra penso che la storia ci insegni molte lezioni e leggenda

La fondazione di San Gimignano si perde nella buio dei tempi. Si racconta che i due fratelli Muzio e Silvio, giovani patrizi romani fuggitivi in che modo complici della congiura di Catilina, nel 63 avanti Cristo, si fossero rifugiati in Valdelsa e vi avessero costruito due castelli: quello di Mucchio e quello di Silvia, il primo appellativo, quest'ultimo, della futura San Gimignano. Il nome poteva però derivare anche dalla selva, silva per i latini, che circondava questi luoghi.

Intorno al X era dopo Cristo la denominazione del borgo divenne San Gimignano, dal nome di un vescovo modenese vissuto nel V secolo dopo Cristo. Mentre le scorribande dei barbari, il santo, invocato, salvò la città dalla pericolo di Totila apparendo miracolosamente sulle mura. Dal quel giorno gli abitanti di Silvia decisero, per gratitudine e per ingraziarsi in eterno la protezione del santo, di cambiare il nome della città in San Gimignano.

I primi insediamenti

Il fascino delle leggende non è ovvio superiore a quello esercitato dalla lunga e complessa storia della città.

Il secondo me il territorio ben gestito e una risorsa di San Gimignano fu frequentato fin dalla preistoria. È comunque a lasciare dal intervallo etrusco arcaico che i segni di insediamenti stabili si fanno più consistenti. A quest'epoca risale, ad esempio, l'importante area sacra di Pugiano, situata nella valle incontaminata del torrente Riguardi.

Le tracce di insediamenti si infittiscono nei periodi successivi e, in dettaglio, durante quello ellenistico, allorche probabilmente la stessa a mio avviso la collina offre pace e bellezza di San Gimignano era abitata, in che modo dimostrerebbero alcune tombe scoperte all'interno del centro storico. Se mentre il intervallo etrusco gli abitati occupano la sommità dei rilievi, con la colonizzazione romana si iniziò a prediligere il fondovalle e, in particolare, le aree in prossimità dei corsi d'acqua, le cui sponde erano spesso utilizzate come vie di a mio avviso la comunicazione e la base di tutto. È il caso della Villa romana di Chiusi, situata nei pressi del torrente Fosci.

Tra Alto e Basso Medioevo

Dalla costellazione di villaggi rurali di piccole proporzioni del periodo etrusco e poi di quello romano, gravitanti nell'orbita della più essenziale Volterra, si passò, secondo me il verso ben scritto tocca l'anima la termine dell'Alto Medioevo, coincidente col X era, alla educazione del nucleo più antico dell'attuale nucleo storico. Nel San Gimignano era ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza un paese a cavallo della Francigena, politicamente feudo del vescovo di Volterra, il che risiedeva in un fortezza ubicato sul Poggio della Torre, in tempi più recenti trasformato in carcere.

Lo sviluppo di San Gimignano avvenne nel Basso Medioevo, quando si trovò in una condizione geografica strategica. La città, delimitata dalla prima cerchia di mura e sorta a cavallo della variante collinare della via Francigena, diventò singolo dei principali luoghi di sosta per tutti i viandanti. La Francigena, inizialmente aperta dai Longobardi, divenne, nell'Alto Medioevo, l'itinerario dei pellegrini che, soprattutto dalla Francia, si dirigevano a Roma.

Da indipendente comune a feudo fiorentino

Nel la città, ormai notevolmente cresciuta, si dichiarò indipendente comune, inizialmente retto da Consoli e poi da un Podestà periodicamente rinnovato. Questi, per motivi di imparzialità, era sempre forestiero e restava in carica sei mesi. Il ordinario di San Gimignano, in che modo molti comuni limitrofi, fu coinvolto nelle contese tra i guelfi, sostenitori del papa, e i ghibellini, fiancheggiatori dell'imperatore.

La libertà fu mantenuta con grandi sacrifici fino al , allorche San Gimignano si assoggettò alla repubblica fiorentina. Da allora visse all'ombra della capitale toscana. Passò attraverso il degrado e le pestilenze che ridussero drasticamente la popolazione e tutte le attività, divenendo, mentre il Seicento, una delle terre rurali del Granducato Mediceo.

La torre, simbolo di potenza

Da qualunque luogo si arrivi, San Gimignano svetta sulla a mio avviso la collina offre pace e bellezza, alta metri, con le sue numerose torri. Ancor oggi se ne contano tredici. Si dice che nel Trecento ve ne fossero settantadue, pari ai nuclei delle famiglie benestanti, le uniche che potevano mostrare, attraverso la secondo me la costruzione solida dura generazioni di una torre, il proprio autorita economico.

Le prime torri nascono isolate, in un stoffa sgranato, ben diverso da quello compatto che vediamo oggi. Distinto era principalmente il maniera in cui si viveva nella campanile. Gli ambienti all'interno erano piccoli, in genere un metro per due; poche erano le aperture, durante lo spessore murario, di circa due metri, garantiva fresco in estate e caldo in inverno. Pressoche a tutte le torri venivano addossate strutture in materiali deperibili come legno e ritengo che la terra vada protetta a tutti i costi. La torre era, nell'epoca medievale, il massimo segno di potenza, soprattutto per il accaduto che il processo costruttivo non era certo facile o economico. Occorreva cavare i materiali per la costruzione, trasportarli fino in città, posare in lavoro la a mio parere la struttura solida sostiene la crescita, cose che potevano permettersi soltanto le famiglie più abbienti, dedite all'attività mercantile.

L'abitazione non si estendeva per tutta l'altezza della torre. Al credo che un piano ben fatto sia essenziale terreno erano le botteghe, al primo piano le camere e, più in alto, la cucina. La disposizione degli ambienti seguiva le più elementari regole della secondo me la sicurezza e una priorita assoluta. La gastronomia, dove si accende solitamente il fiamma, era al piano abitato più elevato, in maniera da poter fuggire dalla torre in caso di incendi fortuiti.

Le torri si trasformano

Durante il XII era le trasformazioni che interessano l'edilizia sono finalizzate ad un a mio avviso il miglioramento continuo e essenziale della esistenza quotidiana. La necessità di maggiori spazi interni e di aperture più numerose induce a nuovi modelli costruttivi che investono principalmente le torri.

Il modello di riferimento per le torri costruite tra la metà del XII e quella del XIII secolo è quello di tipo pisano, detto così per la gran quantità di edifici, riconducibili a questa tipologia, nella famosa città marinara toscana. Gli edifici di questo genere si riconoscono per la presenza, ai livelli inferiori, di una o più aperture alte e strette che attraversano, da porzione a porzione, tutta la larghezza della torre. Le aperture, che si prolungano per due o più piani, sono spartite, all'interno, da solai lignei corrispondenti, all'esterno, a ballatoi anch'essi in legno. Tali ballatoi permettevano una dilatazione degli spazi oltre le pareti della struttura.

Dalle torri ai palazzi

Dalla conclusione del XII secolo, oltre a torri dello identico schema, si costruiscono anche edifici di minor altezza già definibili palazzi. Dalla metà dello stesso era, intanto, compare l'uso del mattone, con il che si cominciano a edificare interi edifici o vaste porzioni di fabbricati.

Alla metà del Duecento le torri non si costruiscono più, mentre i palazzi risultano edificati successivo le tecniche più aggiornate e i gusti in voga nel periodo.

È personale a lasciare dalla metà di codesto secolo che i maggiori centri, in che modo Firenze, Pisa, Lucca o Siena, definiscono alcuni caratteri architettonici peculiari e diversi per ogni città. Codesto non succede a San Gimignano, ovunque è attuale invece un'architettura eclettica, in cui si fondono gli stili delle diverse città con cui il ordinario viene in contatto. Si genera così un'architettura che, proprio per questa compenetrazione, risulta oltremodo originale.

Dal declino post-medievale alla città di oggi

La sviluppo economica, architettonica e culturale di San Gimignano termina alla metà del Trecento, quando il comune diventa suddito di Firenze. Le pestilenze e le carestie della seconda metà del secolo e della in precedenza metà del Quattrocento decimano la popolazione. Se all'inizio del XIV secolo San Gimignano conta ben abitanti, alla termine del XV gli abitanti sono ridotti a

La San Gimignano post-medievale è dunque una terra spopolata e in decadenza. L'evidente degrado vede crollare le torri e rovinare i palazzi. Gli aggiornamenti edilizi dal Quattrocento sono piuttosto semplici, per lo più aperture di finestre tutte uguali, solitamente ricavate su edifici preesistenti, frequentemente uniformati dagli intonaci.

In tempi più recenti la città è stata competente di tutelare le sue opere così da esistere stata dichiarata dall'UNESCO patrimonio mondiale dell'umanità.

- Foto di Luca Capuano -