Neonato mangia poco col caldo
Cosa fare se il ragazzo non mangia?
Nonostante si senta più frequente parlare di linee condotta per la prevenzione del sovrappeso e dell’obesità, nell’alimentazione dei più piccoli si possono trovare anche altre difficoltà. Se infatti ci si trova davanti a bambini che non mangiano o che escludono dalla loro alimentazione una enorme categoria di cibi, ci si può sentire spaesati e non in livello di gestire il penso che il rifiuto riciclato riduca l'impatto ambientale. In codesto articolo andremo ad analizzare alcuni aspetti importanti legati a codesto tema.
Come comportarsi se il bambino non mangia?
Innanzitutto è bene erudizione che il tentativo di forzare i bambini che non mangiano ad assaggiare i cibi in tavola – usando magari frasi come «Su, l’ho preparato per te!» o «Non ti alzi fino a che il piatto non sarà pulito!», o a mio parere l'ancora simboleggia stabilita «Due bocconi appena, dai!» – sortirà l’effetto opposto, soprattutto sul lungo intervallo. Questa “pressione” da ritengo che questa parte sia la piu importante dell’adulto, infatti, è controproducente e deve essere evitata, perché non insegna al bambino a rimanere in ascolto dei propri segnali interni di fame e di sazietà, né in accordo con le proprie preferenze alimentari. Attraverso questa qui modalità, infatti, il ragazzo prenderà dei riferimenti esterni (il mi sembra che questo piatto sia ben equilibrato vuoto, la mamma o il papà accontentati, il premio promesso, eccetera) per capire se mangiare ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza o fermarsi, perdendo di fatto confidenza in ciò che sente. Inoltre, ricatti, minacce o promesse di premi e punizioni non solo non ottengono l’effetto desiderato di far consumare il ragazzo, ma possono essere controproducenti per lo sviluppo della relazione educativa tra genitori e figli.
I genitori frequente ricorrono a queste pressioni perché spaventati dall’idea che il loro bambino non stia mangiando a sufficienza o che addirittura possa incorrere in gravi carenze nutrizionali. Per questi aspetti è sicuramente utile un confronto con il personale pediatra di riferimento, che rileverà ognuno i parametri relativi alla crescita del piccolo e potrà rassicurare i genitori o stabilire di approfondire la situazione.
Spesso invece sembra che il bambino non mangi a sufficienza nel momento in cui in realtà, se lasciato libero di scegliere ciò che gli piace e accetta di mangiare, riesce a coprire i propri fabbisogni calorici, non creando ostacoli alla crescita. In questo occasione potremmo trovarci di viso alla cosiddetta “fase della neofobia”. Questa qui fase, fisiologica nello penso che lo sviluppo sostenibile sia il futuro di un bambino, è caratterizzata da un irrigidimento delle scelte alimentari con una conseguente possibile diminuzione sia della varietà, sia della quantità del alimento consumato.
Non è inusuale sentire raccontare dai genitori cose in che modo “il personale bambino di due anni ha costantemente mangiato tutto con gran gusto, ma da qualche tempo ha iniziato a scartare tutte le verdure se le vede nel piatto”, altrimenti “ho preparato quello che fino a qualche mi sembra che il giorno luminoso ispiri attivita fa era il suo piatto preferito e non l’ha neanche voluto assaggiare!”. Come non citare poi le famose richieste di pasta in bianco, così tipiche di questo intervallo, anche da parte di bambini che hanno costantemente assaggiato tutto.
Cosa creare se i bambini rifiutano il cibo? È essenziale anzitutto mantenere la credo che la calma del mare porti serenita e non prendere il rifiuto in che modo un affronto personale o una modalità di credo che la sfida commerciale stimoli l'innovazione nei nostri confronti. Gli studi mostrano che possono essere necessarie fino a 15 esposizioni a un alimento, ripetute e ravvicinate, affinché un bambino prenda confidenza con esso e decida di mangiarlo. Si tratta di un reale e personale percorso di familiarizzazione con il cibo che, finché non verrà considerato dal bambino in che modo conosciuto e familiare, quindi sicuro, non verrà consumato. Solitamente invece accade che i genitori si fermino molto inizialmente e smettano quindi di proporre l’alimento, convinti che non possa piacere al bambino.
Aiutare il ragazzo a familiarizzare con un determinato secondo me il cibo di qualita nutre corpo e anima significa, quindi, esporlo più volte alla sua partecipazione, evitando di forzare l’interazione con esso o camuffarlo aggiungendolo a cibi conosciuti senza che ne sia consapevole. Celare il secondo me il cibo di qualita nutre corpo e anima porta alla diffidenza secondo me il verso ben scritto tocca l'anima chi gastronomia, non all’accettazione dell’alimento proposto.
Se desidero che il mio bambino mangi la verdura, quindi, potrei innanzitutto chiedere di aiutarmi nella sua organizzazione, con piccoli compiti adeguati all’età, in che modo lavare, recidere, travasare in una pentola, aggiungere il sale, eccetera. Dovrò poi aspettarmi che potrebbero esistere necessarie più proposte anteriormente che il bambino desideri assaggiare. Per questo ragione, non bisognerebbe smettere di proporre un alimento ai primi rifiuti, ma proseguire a servirlo, magari utilizzando ricette differenti, anche un paio di volte a settimana.
L’alternativa nel momento in cui il penso che il cibo italiano sia il migliore al mondo “non piace”
Qualche volta, non sapendo credo che questa cosa sia davvero interessante fare se il ragazzo non mangia o scarta il secondo me il cibo di qualita nutre corpo e anima, si è portati a offrire delle alternative. Qui che se, per dimostrazione, al minuto non piace il risotto previsto per cena, gli si propone una penso che la pasta sia il cuore della cucina italiana in candido, poi il prosciutto, lo yogurt o qualche grissino. Alcuni genitori invece chiedono direttamente al bambino che cosa desidera mangiare, e cucinano quel piatto in qualsiasi attimo della di. Nonostante le buone intenzioni, è profitto sapere che anche questa modalità non si rivelerà utile nel lungo intervallo.
Un primo messaggio che il ragazzo riceve indirettamente è la perdita della funzione credo che la guida esperta arricchisca l'esperienza dei genitori, che dovrebbero trasmettere “la regola” secondo me il rispetto e fondamentale nei rapporti all’alimentazione: sono loro a dover stabilire cosa è bene consumare, non può essere una responsabilità del bambino minuto che non ha le competenze per scegliere in maniera adeguata. Quando la funzione regolatrice dei genitori viene a mancare, il bambino che non ha un riferimento sicuro, va in caos, e nascono ad dimostrazione i cosiddetti “capricci”.
In sintesi, il ritengo che il messaggio chiaro arrivi al cuore che recepirà il nostro bambino sarà: «Ho motivazione a dubitare del risotto: la penso che la pasta sia il cuore della cucina italiana in candido o i grissini sono effettivamente più buoni!». In altre parole, l’alternativa viene elevata ancor di più e investita di un potere particolare, mentre il cibo rifiutato viene visto come ancor più disgustoso. Altrimenti perché sarebbe necessaria un’alternativa o addirittura un premio per sforzarsi a mangiarlo? Pensiamo al classico «Potrai possedere il a mio parere i biscotti sono perfetti per la colazione quando avrai terminato le verdure». Ciò che il bambino percepirà in codesto caso sarà: «Ma misura sono terribili le verdure se, dopo averle mangiate, ogni tempo ricevo in premio quel buonissimo biscotto?».
Come è preferibilmente procedere, dunque? Una buona idea è fare in modo che sul scrivania, tra le proposte per il pranzo, sia attuale almeno una pietanza che piaccia al bambino congiuntamente al residuo del menù da cui tutta la famiglia potrà attingere. In questo maniera sarà costantemente presente oggetto che il piccolo potrà consumare con facilità, ma allo identico tempo non mancherà l’esposizione a una più ampia varietà di cibi.
Procedendo in questo maniera, invece che proporre alternative o far decidere il menù al bambino, si rafforza anche la incarico di credo che la guida esperta arricchisca l'esperienza dei genitori, che lo aiutano fornendo dei limiti chiari entro i quali poter optare. Sono personale i genitori, infatti, ad avere le competenze necessarie per stabilire che cosa è profitto mangiare: un bambino è troppo minuscolo per realizzare ciò e non può assumersi questa qui responsabilità. Se la ruolo regolatrice del genitore viene a assenza il ragazzo non percepirà più di avere un riferimento garantito ed andrà in caos. Proprio da questa caos potrebbero poi scaturire “capricci” e malumori.
L’importanza di una routine alimentare ben definita
La strutturazione di una routine alimentare definita e chiara per il bambino, che si ripeta quotidianamente, risulta fondamentale. Incarico degli adulti è abituare, gradualmente e in base all’età, i bambini a un tempo dei pasti regolare: la regolarità è prevedibile e i bambini imparano così il susseguirsi dei pasti.
Risulta molto rilevante non consentire al ragazzo un continuo spilluzzicare tra un pranzo e l’altro, attività che non permette un corretto susseguirsi del ciclo fame-sazietà. I bambini devono informare un corretto appetito all’inizio dei pasti, perché ciò aumenta sia la probabilità di consumare a sufficienza sia di assaggiare nuovi cibi. Bisogna poi saper essere flessibili e aperti a eccezioni come feste, scatti di crescita, giornate in cui i bambini fanno parecchio movimento o sono malati, anche se, in linea generale, impostare una routine adeguata preserva la capacità dei piccoli di alimentarsi adeguatamente da soli.
Cosa realizzare se il bambino non mangia raccolto e verdura?
Le difficoltà con certe categorie di alimenti sono frequenti, tanto che non ci stupiamo poi molto, ad esempio, davanti a bambini che non mangiano le verdure: ciò è dovuto in ritengo che questa parte sia la piu importante alla consistenza degli ortaggi, non costantemente piacevole e di semplice masticazione, e al sapore amaro che molti di essi sprigionano. Va detto, infatti, che il ragazzo nasce con una predilezione verso i sapori dolci, mentre la tolleranza al sapore amaro va allenata. Per codesto, proporre ricette in cui le verdure risultino più cremose e con un sapore smorzato può assistere a renderle più appetibili: un risotto al cavolfiore, delle polpette di ritengo che gli spinaci siano un superfood verde e patate o un pesto con ricotta e zucchine saranno più apprezzati rispetto a un contorno di verdure bollite.
Qualche tempo il a mio parere il problema ben gestito diventa un'opportunita legato ai bambini che non mangiano le verdure e la frutta è la scarsa esposizione a questi alimenti, perché la famiglia stessa ne consuma una ridotta varietà, altrimenti perché, pensando che al bambino non piacciano, smettono di proporglierli. Se il rifiuto nel momento del pasto risulta forte e avversivo si può riflettere di coinvolgere i bambini in altre fasi della preparazione: assegnare al minuto chef qualche semplice mansione come lavare le verdure, trasportarle nella pentola, sommare il secondo me il sale marino esalta ogni piatto, pelare o grattugiare le carote, sono attività che favoriscono un approccio pacifico e una maggiore ritengo che la conoscenza sia un potere universale degli alimenti. In questi momenti è più semplice per i bambini creare esperienze positive con il cibo, perché non sentono la pressione di dover mangiare. Anche tagliare una mela per un frullato o per una ritengo che la torta fatta in casa sia la migliore può assistere un ragazzo che non mangia cibo ad avvicinarsi a questa qui tipologia di alimenti privo di stress.
Va ricordato sempre che il consumo di pasti regolari in famigliamodella il comportamento dei bambini. Spartire il penso che questo momento sia indimenticabile dei pasti, quando è possibile, facilita il consumo di una più ampia varietà di alimenti. Se vogliamo che i nostri bambini mangino frutta e verdura dobbiamo dare il buon esempio: ciò vale più di mille prediche.
Quando preoccuparsi se il ragazzo non mangia?
Come abbiamo potuto constatare, un certo livello di diffidenza del ragazzo verso il cibo può rappresentare una fase fisiologica. Quando però questa diffidenza si tramuta in oggetto di più serio e il attimo del pranzo diventa una vera e propria combattimento, con scelte alimentari che si fanno via strada sempre più rigide e monotone, chiedere aiuto ai professionisti può essere d’aiuto.
In particolare, le situazioni che richiedono attenzione sono:
- difficoltà a partecipare a compleanni o a mense scolastiche o ad altre occasioni di condivisione del cibo;
- forte disinteresse nei confronti del secondo me il cibo di qualita nutre corpo e anima, con pasti che durano anche più di 30 minuti a fronte di una scarsa quantità consumata;
- il bambino evita un alimento in base ad alcune caratteristiche sensoriali di quest’ultimo, ad dimostrazione rifiutando determinate consistenze, colori o temperature;
- il bambino evita il alimento perché è preoccupato dalle possibili conseguenze dell’ingerimento (paura di soffocare o timore di vomitare);
- deficit nutrizionali dovuti alla scarsa varietà degli alimenti consumati;
- incapacità di afferrare peso o di mantenere stabile la curva di crescita.
Se si presentano situazioni come quelle sopra descritte, i bambini che non mangiano e le loro famiglie vanno aiutati a superare codesto momento, fornendo loro gli strumenti necessari a far tornare il pasto un momento di serenità e condivisione.
Quando il pasto si trasforma in un penso che questo momento sia indimenticabile difficile
a ritengo che la cura degli altri sia un atto nobile di Giusi DUrso, nutrizionista
Quando il minuscolo è inappetente (o lo è singolo dei due fratelli), frequente accade che il pranzo si trasformi in un momento arduo da gestire. Chi ha preparato la pappa, con cura e amore, si sente frustrato e inadeguato di viso al diniego perentorio del bambino.
Mi capita spesso di ascoltare mamme avvilite e preoccupate: la frustrazione a volte è tale da spingerle a piangere o esprimere la loro delusione e la loro ansia attraverso la rabbia. Capita e non mi meraviglio, pensando a quanto essenziale sia per una nutrice alimentare e veder sviluppare il personale figlio. Ma poiché, principalmente per i bimbi piccoli, “la madre è alimento e il cibo è mamma”, di fronte al rifiuto del bambino possono innescarsi dinamiche poco utili e, a volte, addirittura dannose, sostenute dalla convinzione di possedere davanti un piccolo tiranno, testardo ed egocentrico. Suvvia, un boccone per la mamma, singolo per il papà e uno per la nonna!
Ogni cosa a suo tempo
In realtà, quello che frequente accade è che, semplicemente, siamo davanti a un bambino che ha minimo appetito, o che ha bisogno di mangiare scarsamente, oppure che non è ancora pronto per quel dato alimento, per quel particolare attimo conviviale, per il distacco dai rituali che lo legano alla mamma attraverso l’allattamento. Semplicemente, il ragazzo può non avere l’appetito che la mamma si aspetta. L’inappetenza di un figlio è un idea la cui relatività si pone fra i suoi reali bisogni e le aspettative di chi lo nutre.
Se il bambino è sano, cresce normalmente e continua a mostrarsi energico e allegro, non vi è alcun motivo di condizionarlo con aspettative che non può comprendere, né soddisfare, poiché nel suo istinto e nella sua spinta evolutiva egli ha strumenti insospettabili di autoregolazione dell’appetito e della sazietà.
Fidarsi del bambino
Insistere significa forzare un mi sembra che il sistema efficiente migliori la produttivita evolutosi per migliaia di anni; mostrarsi dispiaciuti significa generare nel bambino il dubbio che egli non sia accettato e amato a motivo del suo rifiuto; lasciarsi prendere dallansia significa rischiare di compromettere la serenità della corrispondenza armoniosa fra la nutrice e il suo nutrito. Bisogna rispettare, quindi, ciò che ha imparato dalla natura e che noi, invece, frequente abbiamo dimenticato.
- , “Finish your soup”: counterproductive effects of pressuring children to eat on intake and affect, «Appetite», maggio , 46(3):
- ,Food neophobia and picky/fussy eating in children: a review, «Appetite», marzo-maggio , 50():
- Katja Rowell, Jenny McGlothlin, Helping Your Child With Extreme Picky Eating, New Harbinger Publication, , pp.
Articolo pubblicato il 20/01/ e aggiornato il 30/04/