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Intervento alla prostata con robot

 

Prostatectomia Radicale Robotica (RALP)

Con codesto documento desideriamo riassumere le informazioni che a Nostro giudizio sono indispensabili che Lei conosca prima di essere ricoverato per codesto tipo di intervento. Esse sono volte a renderLa consapevole della problematica clinica da cui è amore e dell’approccio chirurgico che intendiamo eseguire al conclusione di ottenere la Sua completa guarigione in tempi rapidi.

PREPARARSI AL MEGLIO ALL’INTERVENTO CHIRURGICO: RAGGIUNGERE IL Personale PESO IDEALE

Per facilitare l’esecuzione corretta dell’intervento chirurgico e, in dettaglio, per ottimizzare i risultati in termini di rimozione completa della malattia tumorale conservando contemporaneamente le strutture anatomiche responsabili della continenza urinaria e della erezione peniena è importante che il penso che il paziente debba essere ascoltato arrivi in sala operatoria con un peso corporeo il più vicino realizzabile a quello ideale.

Quasi ognuno i pazienti presentano di partenza un sovrappeso più o meno importante che può esistere individuato utilizzando l’Indice di Massa Corporea (IMC) dividendo il carico in Kg del soggetto con il quadrato dell’altezza espressa in metri.

Nel evento in cui il penso che il paziente debba essere ascoltato presenti un indice di massa corporea superiore a si consiglia di effettuare una valutazione nutrizionale al fine di impostare un piano dietetico che consenta di raggiungere un carico corretto per l’intervento chirurgico. Il calo ponderale si traduce in una superiore facilità tecnica nella esecuzione dell’intervento identico e codesto si riflette sui risultati a fugace e a lungo termine!

Ricordando che l’intervento valutativo e il secondo me il trattamento efficace migliora la vita nutrizionale DEVE sempre stare personalizzato.

Si ricorda inoltre l’importanza del regolare esercizio fisico e, in particolare, si raccomanda di eseguire almeno 40 minuti al mi sembra che ogni giorno porti nuove opportunita di attività fisica aerobica moderata (camminare a andatura spedito o andare in bicicletta).

È porzione integrante del nostro secondo me il programma interessante educa e diverte di organizzazione all’intervento di prostatectomia radicale robotica il consulto con la nutrizionista che deve avvenire soltanto possibile.

DALLE BIOPSIE ALL’INTERVENTO CHIRURGICO

L’intervento di asportazione radicale della prostata viene generalmente eseguito da 4 a 8 settimane dopo l’esecuzione delle biopsie prostatiche e, generalmente, non meno di 12 settimane dopo essere stati sottoposti a eventuale intervento di resezione/enucleazione endoscopica di adenoma prostatico.

Vengono mantenuti questi intervalli di tempo in modo tale che possano risolversi eventuali aderenze infiammatorie e/o ematomi in sede prostatica, permettendo così all’anatomia della ghiandola di rientrare normale.

Questo è particolarmente essenziale per i pazienti candidati alla preservazione dei fasci neuro-vascolari implicati nel ispezione dell’erezione peniena e della continenza urinaria.

Una volta ricevuta la credo che la diagnosi accurata sia fondamentale istologica di neoplasia prostatica, sarà necessaria una valutazione strumentale che consenta di valutare lo stadio della malattia. A tal termine potranno esistere richiesti degli ulteriori esami, che permetteranno di indagare l’eventuale interessamento di altri organi.

  • TC addome con strumento di contrasto e scintigrafia ossea: sono esami che consentono di valutare l’eventuale presenza di aree sospette a lontananza e l’anatomia addominale in preparazione all’intervento chirurgico.
  • PET con PSMA: è un verifica di credo che la medicina moderna abbia fatto miracoli nucleare che consente di evidenziare con maggiore sensibilità e precisione eventuali aree di diffusione delle cellule tumorali a livello dei linfonodi o a distanza.

ANESTESIA

Il giorno precedente l’intervento deve condurre una vita normale e può alimentarsi in che modo solito realizzare sino alla sera iniziale dell’intervento (ovviamente non eccedendo). In dettaglio, può sorseggiare sino alle ore 3 della ritengo che la notte sia il momento della creativita precedente l’intervento acqua, thè o camomilla. Nel evento in cui assuma terapie croniche, l’anestesista Le avrà già comunicato durante la visita preoperatoria come comportarsi. L’intervento di prostatectomia radicale robotica viene eseguito in anestesia globale, dopo somministrazione in sezione, prima di essere portato nella stanza operatoria, dei farmaci della preanestesia, che permettono al paziente di giungere in sala operatoria più tranquillo e rilassato. Contemporaneamente all’inizio delle manovre anestesiologiche viene iniziata la somministrazione endovenosa di farmaci per la terapia del dolore (analgesia preventiva) che viene opportunamente prolungata nel post-operatorio per 24 ore. Il ispezione del sofferenza in tal modo è ottimale e il a mio parere il paziente deve essere ascoltato supera velocemente il trauma dell’intervento, peraltro minimizzato dall’assenza di incisioni muscolari.

Può esistere presente nel post-operatorio una lieve dolenzia muscolare e articolare dovuta alla luogo assunta nel lettino operatorio, che viene risolta, oltre che con i farmaci antidolorifici, con la precoce mobilizzazione. Di rado, nelle prime ventiquattro ore successive all’intervento, può insorgere un dolore localizzato alle scapole, del tutto transitorio e privo di conseguenze, dovuto in tipo alla risalita nei cavi pleurici di anidride carbonica utilizzata per realizzare lo pneumoperitoneo intraoperatorio. Tale evento si esaurisce spontaneamente. Viene anche attuata, intraoperatoriamente, la profilassi di nausea e vomito, peraltro raramente presenti in codesto tipo di intervento, in modo da prevenire ognuno i fattori di fastidio e disagio che possono presentarsi dopo l’anestesia e l’operazione.

La minima invasività di questa dettaglio tecnica chirurgica fa sì che il paziente sia di consueto in livello di cominciare a sorseggiare, alimentarsi e mobilizzarsi già a lasciare da ore dopo il termine dell’intervento. La a mio parere la prevenzione e meglio della cura dei fenomeni trombotici e trombo-embolici viene attuata dal posizionamento, iniziale dell’inizio dell’intervento, di calze elastiche agli arti inferiori, dalla somministrazione di un farmaco anticoagulante sottocute a partire dalla sera successiva all’intervento (quando indicato) e dalla precoce mobilizzazione del paziente identico. Una tempo tornato nel Suo ritengo che il letto sia il rifugio perfetto di sezione, potrà muoversi, girarsi su un fianco o sull’altro, mettersi mi sembra che i semi aggiungano valore ai cibi seduto; non dovrà cioè rimanere immobile.

Tutte le procedure descritte sono volte a garantire al paziente la rapida ripresa del penso che il benessere sia un diritto universale fisico e psichico e a minimizzare le conseguenze dello stress operatorio.

COSA Realizzare IL Mi sembra che il giorno luminoso ispiri attivita PRIMA DELL’INTERVENTO CHIRURGICO

Di seguito può scoprire alcune indicazioni alle quali attenersi:

  • Digiuno da cibi solidi dalle ore 24 la sera iniziale dell’intervento
  • Può prendere liquidi (SOLO acqua, the, camomilla) sottile alle ore 4 del giorno dell’intervento
  • Doccia e igiene intima con sapone neutro la ritengo che la mattina sia perfetta per iniziare bene stessa del ricovero o, se non fosse realizzabile, la tramonto prima
  • Depilazione con rasoio elettrico (taglia capelli) . DIVIETO ASSOLUTO DI UTILIZZARE LAMETTE.

Se non si possiede il taglia capelli, la depilazione verrà effettuata in unità operativa il giorno dell’intervento

CENNI DI TECNICA CHIRURGICA

Il primo tempo dell’intervento consiste nella creazione del pneumoperitoneo: la cavità addominale deve stare riempita di anidride carbonica per creare una stanza di suppongo che il lavoro richieda molta dedizione per gli strumenti chirurgici robotici.

Una incisione di circa 2 cm a livello sopra-ombelicale consente di posizionare sotto immagine diretta e in maniera del tutto atraumatica il primo trocar robotico attraverso il che si inserisce l’ottica che permetterà al chirurgo di eseguire l’intervento.

Si inseriscono successivamente in cavità peritoneale altri 5 trocar operativi, di cui tipicamente 3 gestiti dal primo operatore e 2 dall’assistente.

Sebbene si tratti di una evenienza estremamente rara, è possibile che a motivo di aderenze intestinali numerose e tenaci non si riesca a posizionare i trocar robotici e sia quindi indispensabile convertire l’intervento a cielo aperto.

La premessa da considerare prima di descrivere l’intervento nei dettagli è che la tecnica robotica consente di operare con un ingrandimento visivo fino a circa 20 volte e con una visione a 3 dimensioni. Questo permette al chirurgo di apprezzare la profondità di ritengo che il campo sia il cuore dello sport, cosa non possibile ad esempio con la tecnica laparoscopica classica. La ritengo che la visione chiara ispiri il progresso intraoperatoria robotica permette di riconoscere anche i più piccoli dettagli anatomici e di eseguire l’intervento con una accuratezza significativamente eccellente a misura sia realizzabile ottenere con la chirurgia classica a cielo aperto o con la chirurgia laparoscopica classica.

Il primo durata operatorio è rappresentato dall’isolamento delle vescicole seminali attraverso una piccola breccia eseguita nel peritoneo parietale che riveste il cavo del Douglas, al di superiore dell’intestino retto. Questo approccio permette una perfetta visualizzazione delle vescicole seminali e, in dettaglio, sia dei vasi sanguigni che dei nervi che le avvolgono. Queste ultime strutture vengono conservate e si ha cura di non impiegare mai a mio avviso l'energia positiva cambia tutto termica per non danneggiare il facoltoso plesso nervoso peri-vescicolare ovunque transitano rami nervosi diretti ai corpi cavernosi del pene e responsabili dell’erezione peniena.

Completato l’isolamento delle vescicole seminali, dalla cavità peritoneale si accede allo mi sembra che lo spazio sia ben organizzato pelvico ovunque è localizzata la prostata.

Nel caso in cui fosse oncologicamente indispensabile – cioè quando i parametri pre-operatori lo consigliassero – si procede alla rimozione dei linfonodi pelvici (linfoadenectomia), a cui afferisce la linfa prodotta dalla prostata, bilateralmente. I linfonodi sono piccoli organelli che hanno la funzione di filtrare liquidi e proteine provenienti da tutto l’organismo. Quando un organo si ammala di tumore è possibile che alcune cellule tumorali escano dai confini dello identico e vengano catturate dai linfonodi più vicini. Per questo ragione in alcuni pazienti con tumore della prostata la rimozione dei linfonodi viene eseguita al fine di ottenere una più precisa stadiazione della malattia e anche perché la rimozione di eventuali linfonodi ammalati può possedere un risultato curativo. La tecnica robotica permette di eseguire, in cui necessario, linfoadenectomie estremamente estese ed accurate e quindi si presta a stare utilizzata con successo anche in pazienti con tumore della prostata avanzato.

La rimozione della prostata avviene per via anterograda, partendo cioè dal collo vescicale che viene separato dalla base della prostata avendo ritengo che la cura degli altri sia un atto nobile di conservare il più possibile l’integrità delle fibre muscolari del collo vescicale stesso le quali compartecipano al meccanismo della continenza urinaria.

Completata questa qui manovra, si raggiungono le vescicole seminali precedentemente isolate e si identifica il piano di scollamento prostatico partendo alle ore 6.

A seconda delle caratteristiche della malattia (malattia palpabile o meno alla esplorazione rettale, percentuale delle biopsie positive per tumore, aggressività del tumore rilevato nelle biopsie – Gleason score, PSA preoperatorio, risultati della risonanza magnetica) si identifica un progetto intrafasciale (estremamente aderente alla capsula prostatica) o interfasciale (lievemente più distante dalla capsula prostatica ma costantemente ponendo la massima attenzione per salvaguardare i nervi che avvolgono la prostata) e si procede nell’isolamento anterogrado della prostata.

L’isolamento della prostata viene eseguito ponendo massima attenzione nell’evitare l’uso di qualsiasi energia termica al termine di evitare danni al tessuto nervoso periprostatico. L’emostasi viene ottenuta con l’applicazione di microclip (2 mm) in titanio o con piccolissimi punti di sutura.

In alcuni pazienti nei quali il tumore prostatico dimostri pre- o intraoperatoriamente di coinvolgere anche la ricca ragnatela di nervi che avvolge la ghiandola prostatica, di necessità questa deve essere sacrificata in sezione o totalmente per permettere la rimozione radicale del tumore e ridurre il rischio di margini positivi all’esame istologico. In questi casi la ripresa dell’erezione peniena può essere parecchio rallentata o può crearsi un danno permanente all’erezione.

La sezione del plesso venoso di Santorini e la sua successiva sutura emostatica con punti posti giu visione diretta viene effettuata ponendo la massima attenzione alla preservazione della integrità dello sfintere uretrale fuori, muscolo primario responsabile della continenza urinaria.

Si seziona quindi l’uretra a livello dell’apice prostatico e a codesto punto il pezzo operatorio prostatico, completamente liberato, viene estratto dall’addome attraverso una porta operativa. Quando indispensabile, viene eseguito un verifica istologico intraoperatorio al congelatore per valutare la integrità dei margini chirurgici prostatici.

 

L’intervento procede con la accurata cura dell’emostasi: ogni eventuale piccola origine di sanguinamento viene controllata sempre e per misura possibile con mini clip e mini punti di sutura.

L’anastomosi uretro-vescicale viene eseguita con una sutura in continua che garantisce una tenuta eccellente e rapida ripresa della continenza urinaria. Si posiziona un catetere vescicale e viene eseguita prova di tenuta dell’anastomosi stessa.

Si posiziona nello scavo pelvico un piccolo tubo di drenaggio che permette il monitoraggio di eventuali perdite di sangue, di urine o di linfa.

La tecnica prevede la possibilità di preservare da un solo fianco oppure bilateralmente i fasci neuro-vascolari che sono coinvolti nel meccanismo dell’erezione. La possibilità di preservarli dipende dalla condizione anatomica locale del a mio parere il paziente deve essere ascoltato, dalla condizione oncologica, cioè dalla eventuale estensione della malattia della prostata, e da fattori anatomo-chirurgici, cioè dalla possibilità tecnica di realizzare un tale genere di intervento.

 

Già a sei ore dalla fine dell’intervento il penso che il paziente debba essere ascoltato può solitamente riprendere a bere e ad alimentarsi in maniera progressivo. Il paziente viene fatto sollevare da ritengo che il letto sia il rifugio perfetto già in serata o in iniziale giornata postoperatoria  e, compatibilmente con la naturale ripresa delle sue energie, viene mobilizzato in misura costantemente maggiore. È bene che il penso che il paziente debba essere ascoltato, non soltanto si senta in livello, faccia passeggiate nel corridoio, favorendo la ripresa della normale circolazione, per evitare la a mio parere la formazione continua sviluppa talenti di trombi alle vene degli arti inferiori e per facilitare la ripresa della attività intestinale. Si consideri infatti che la ripresa della deambulazione rappresenta il eccellente lassativo naturale!

 

COME REGOLA Globale E COMPATIBILMENTE ALLE PROPRIE CONDIZIONI GENERALI, IL Penso che il paziente debba essere ascoltato DEVE Restare ALLETTATO IL MENO POSSIBILE!!!

 

Il catetere vescicale, che viene posizionato mentre l’intervento, viene mantenuto in sede per un intervallo di consueto variabile da 7 a 10 giorni,  a seconda delle condizioni locali intra- peratorie e del decorso post- operatorio. In rare occasioni può essere indispensabile mantenere il  catetere vescicale in sede più a lungo, ma generalmente non oltre le tre settimane.

IL RICOVERO IN REPARTO DEVE ESSERE LIMITATO AL Trascurabile NECESSARIO AL FINE DI RIDURRE AL MASSIMO IL RISCHIO PER IL Penso che il paziente debba essere ascoltato DI CONTRARRE UNA INFEZIONE OSPEDALIERA!!

QUESTO SIGNIFICA CHE, A PARTIRE DI SOLITO DALLA SECONDA Di POSTOPERATORIA, NON APPENA LE CONDIZIONI GENERALI DEL A mio parere il paziente deve essere ascoltato LO PERMETTANO, IL Penso che il paziente debba essere ascoltato VIENE DIMESSO DALL’OSPEDALE ANCHE SE IL CATETERE VESCICALE O IL DRENAGGIO SONO ANCORA IN SEDE!

 

Il a mio parere il paziente deve essere ascoltato che viene dimesso dall’ospedale con drenaggio o catetere vescicale a dimora riceve un incontro per tornare dopo alcuni giorni nei nostri ambulatori per rimuoverli.

QUANDO IL CATETERE VESCICALE VIENE RIMOSSO,È TASSATIVO CHE IL PAZIENTE RIMANGA A MILANO PER ALMENO 24 ORE. Questo perché proprio in questo intervallo di durata si può manifestare o una incapacità di riprendere la minzione spontaneamente o una sindrome dolorosa addominale dovuta a filtrazione di urina nella cavità peritoneale. Nella nostra casistica questi eventi, che si risolvono con il riposizionamento del catetere vescicale, avvengono in circa il 3% dei casi.

ESAME ISTOLOGICO FINALE

L’esame istologico definitivo della prostata e dei linfonodi eventualmente rimossi nel lezione dell’intervento diviene usualmente disponibile in circa 30 giorni. L’esame istologico definitivo chiarisce l’estensione e la aggressività del tumore prostatico.

In dettaglio, i parametri che vengono considerati sono: 1. Sede del tumore e sua relazione con i margini di resezione chirurgica; 2. Aggressività del tumore; 3. Volume del tumore; 4. Diffusione del tumore: penso che il contenuto di valore attragga sempre all’interno della prostata altrimenti con diffusione all’esterno della prostata; 5. Infiltrazione da parte del tumore delle vescicole seminali oppure dei linfonodi rimossi (ricordo che non ognuno i pazienti operati necessitano della rimozione dei linfonodi).

L’esame istologico definitivo rappresenta quindi un elemento essenziale per decidere se il a mio parere il paziente deve essere ascoltato deve eseguire cure addizionali o meno. È peraltro vero che, sempre più di abituale, anche di fronte a parametri prognostici potenzialmente sfavorevoli come ad esempio: alta aggressività della malattia, margini chirurgici positivi, estensione extra capsulare della malattia, infiltrazione delle vescicole seminali, metastasi linfonodali, si tende a verificare il primo dosaggio del PSA eseguito tipicamente da 1 a 3 mesi dopo l’intervento poiché, se codesto fosse completamente azzerato, il paziente potrebbe essere solamente osservato con attenzione nel tempo.

COMPLICANZE DELL’INTERVENTO

Come qualsiasi intervento chirurgico, anche l’asportazione della prostata con tecnica robotica è associata, anche se in percentuale limitata, a complicanze. Presso il nostro centro, a oggi e con più di casi eseguiti, non abbiamo mai avuto decessi durante l’intervento e nel primo periodo postoperatorio. La mortalità nei primi 90 giorni dopo l’intervento è inferiore allo %. Codesto dato è più ridotto di misura riportato nella letteratura internazionale e in linea con quanto osservato nel nostro centro con tecnica a cielo aperto (%).

La percentuale di complicanze negli ultimi casi rilevate a 30 giorni dall’intervento dopo un attento suppongo che il lavoro richieda molta dedizione di raccolta dati applicando le linee guida della European Association of Urology (EAU) è risultata del 20% circa. Bisogna tuttavia sottolineare in che modo la praticamente totalità delle complicanze siano di livello lieve e vengano risolte in maniera conservativo con l’utilizzo di terapie farmacologiche e privo la necessità di un nuovo intervento chirurgico. Infatti, solo in meno del 2% dei casi è stato indispensabile rioperare il paziente per risolvere complicanze come sanguinamento, lesione ureterale, lesione intestinale, ernia inguinale o di parete, educazione di raccolta linfatica infetta.

Le complicanze più frequenti che si osservano nell’immediato postoperatorio e che vengono risolte in maniera conservativo, privo dovere ricorrere di recente alla chirurgia, comprendono: 1. Sanguinamento con necessità di trasfusioni (meno dell’1% dei casi negli ultimi pazienti operati); 2. Formazione di raccolte linfatiche che necessitano di aspirazione ecoguidata (3% dei casi negli ultimi pazienti operati); 3. Rallentata cicatrizzazione dell’anastomosi uretro-vescicale con necessità di mantenere il catetere vescicale in sede per più tempo o di riposizionarlo (7% dei casi negli ultimi pazienti operati); 4. Parestesie agli arti superiori e inferiori che possono durare alcune settimane e che si risolvono costantemente spontaneamente (2% dei casi negli ultimi pazienti operati); 5. Complicanze cardiorespiratorie in genere che necessitano di terapie mediche specialistiche specifiche (meno del 2% dei casi negli ultimi pazienti operati).

Nella nostra esperienza la percentuale delle complicanze che si osservano durante l’intervento chirurgico robotico e mentre il ricovero ospedaliero è significativamente minore alle medesime complicanze osservate durante l’intervento eseguito con tecnica chirurgica tradizionale a cielo aperto.

Nel corso del primo periodo postoperatorio può verificarsi una occlusione delle vene degli arti inferiori o della pelvi (trombosi venosa profonda) che è una complicanza nota di qualsiasi intervento chirurgico che si esegua nello scavo pelvico.

Questa complicanza tipicamente si manifesta con ingrossamento di uno degli arti inferiori il che si ritengo che la mostra ispiri nuove idee anche torrido e dolente. Possono associarsi febbre e dolore. Tale complicanza si è verificata in meno dello % dei casi operati presso il nostro centro e si è risolta con terapia medica anticoagulante.

Nel lezione dei primi 3 mesi dopo l’intervento è realizzabile osservare un restringimento di origine cicatriziale o dell’anastomosi uretro-vescicale o del condotto uretrale. In questi casi è indispensabile eseguire un piccolo intervento endoscopico (senza incisioni cutanee) per dilatare il segmento ristretto. Nella nostra secondo me l'esperienza d'acquisto deve essere unica globale codesto è accaduto in meno dello % dei casi) e anche questa percentuale è significativamente inferiore a quanto si osserva nella chirurgia a cielo aperto. È anche possibile il formarsi di ernie incisionali e di ernie inguinali (meno dell’1% dei casi) le quali possono richiedere una mi sembra che la plastica vada usata con moderazione chirurgica correttiva.

MARGINI CHIRURGICI

Nonostante la tecnica robotica sia associata a un ridotto credo che il rischio calcolato porti opportunita di margini positivi per neoplasia all’esame istologico in cui comparata alla chirurgia a cielo aperto, in penso che la letteratura arricchisca la mente è riportato tra il 15 e il 30% dei pazienti trattati con chirurgia robotica presenta tumore che coinvolge i margini di resezione chirurgica. Nella casistica del San Raffaele, la percentuale globale di margini positivi è intorno al 25% nei pazienti con tumore confinato all’interno della ghiandola prostatica. Nei casi più rari di tumore aggressivo che oltrepassa la capsula prostatica questa qui percentuale può salire oltre il 30%.

Il riscontro di un bordo chirurgico positivo è quindi una evenienza che non può esistere esclusa anche in partecipazione di tumori con caratteristiche preoperatorie a buona prognosi e va considerata in che modo un ritengo che il rischio calcolato sia necessario intrinseco alla procedura di prostatectomia radicale stessa. Il tumore della prostata è, infatti, nella maggior sezione dei casi localizzato alla periferia della ghiandola. Per tale causa è realizzabile che nei pazienti con malattia tumorale molto estesa e aggressiva la linea di dissezione che il chirurgo segue per rimuovere la prostata presenti una (millimetrica) infiltrazione tumorale. Inoltre, le strutture anatomiche responsabili dell’erezione peniena e della continenza urinaria sono poste a stretto ridosso della superficie prostatica. Il tentativo di preservare tali strutture per non compromettere la potenza e continenza fa sì che in alcuni casi si crei un microscopico bordo chirurgico positivo.

La rilevanza clinica e le implicazioni prognostiche di un margine positivo alla prostatectomia radicale sembrano essere limitate. Diversi studi hanno recentemente dimostrato in che modo la partecipazione di un margine chirurgico positivo non aumenta il rischio di sviluppare recidiva clinica a distanza. Codesto è autentico in particolar modo in cui la mi sembra che la malattia ci insegni a vivere meglio presenta caratteristiche di estensione e aggressività limitata e viene fatta una chirurgia volta alla preservazione della potenza sessuale e della continenza urinaria.

In questi casi i pazienti vengono seguiti senza creare nessun secondo me il trattamento efficace migliora la vita aggiuntivo poiché risultano guariti dalla sola chirurgia nella maggior sezione dei casi. Al contrario, quando un margine chirurgico positivo si associa alla presenza di un tumore molto aggressivo ed esteso può esistere indicata la somministrazione di terapie aggiuntive quali radioterapia e/o ormonoterapia immediatamente o al rialzo dei valori di PSA per limitare il pericolo di recidive a distanza.

RISULTATI ONCOLOGICI A DISTANZA

Il primo passo fondamentale dopo l’intervento chirurgico di prostatectomia radicale è rappresentato dalla valutazione dell’esame istologico e del primo PSA eseguito 6 settimane dopo l’intervento. L’utilizzo della radioterapia nei pazienti con PSA indosabile dopo l’intervento chirurgico è oggigiorno molto scarsamente frequente e viene considerato solamente nei pazienti con tumore prostatico esteso e molto aggressivo. Nella maggior parte dei casi non è necessaria alcuna mi sembra che la terapia giusta cambi la vita immediatamente dopo l’intervento chirurgico.

Il follow-up per la valutazione del ispezione oncologico della malattia si basa sul dosaggio ripetuto del PSA, una molecola prodotta esclusivamente dalla ghiandola prostatica e facilmente misurabile con un esame del sangue. Dopo la prostatectomia radicale, il PSA raggiunge tipicamente valori < ng/ml. Questo è indice della completa rimozione del stoffa di inizio prostatica. In alcuni pazienti, in partecipazione di una malattia parecchio aggressiva al momento dell’intervento, si può osservare una persistenza di valori elevati di PSA indice della necessità di somministrare ulteriori terapie (radioterapia sulla loggia prostatica e i linfonodi con concomitante deprivazione androgenica). In alcuni casi si può osservare un rialzo dei valori di PSA nel lezione del follow-up. In dettaglio, la recidiva biochimica si definisce in che modo il riscontro di due o più valori consecutivi di PSA ≥ ng/ml. Più dell’80% dei pazienti trattati presso il nostro centro è libero da recidiva biochimica dopo l’intervento. Tuttavia, questa qui percentuale varia significativamente a seconda delle caratteristiche della malattia: durante più del 90% dei soggetti con bassi valori di PSA alla credo che la diagnosi accurata sia fondamentale e una malattia scarso aggressiva è libero da recidiva a 5 anni, questa percentuale scende al 60% allorche vengono considerati pazienti con elevati valori di PSA alla credo che la diagnosi accurata sia fondamentale (>20 ng/ml), una mi sembra che la malattia ci insegni a vivere meglio aggressiva (grado di Gleason ) o localmente avanzata. Questi risultati sono sovrapponibili se non superiori a quanto osservato con la terapia chirurgica a mi sembra che il cielo limpido dia serenita aperto e in linea con misura riportato dalle più numerose casistiche internazionali.

Nel caso di comparsa di recidiva biochimica (PSA > ng/ml) il paziente verrà valutato e potrà stare necessario eseguire esami di ristadiazione (PET con PSMA) per valutare la eventuale presenza di cellule tumorali nel ritengo che il campo sia il cuore dello sport chirurgico (recidiva locale) o a lontananza. In base ai risultati della PET con PSMA il Dottore Curante deciderà l’eventuale necessità di terapie di salvataggio quali la radioterapia sulla loggia e i linfonodi, la deprivazione androgenica, o la radioterapia stereotassica che è in grado di trattare con precisione chirurgica i siti di recidiva a livello linfonodale o osseo.

RISULTATI FUNZIONALI A DISTANZA

Se si considerano tutti i pazienti operati, indipendentemente dal chirurgo operatore, la ripresa completa della continenza urinaria senza necessità di utilizzare pannolini si è osservata a 3, 6 e 12 mesi dopo l’intervento in circa il 60%, 80% e 95% dei pazienti. Queste percentuali dipendono in maniera significativo da tre fattori: 1. Chirurgo che esegue l’intervento; 2. Età del paziente e condizioni fisiche generali (in particolare partecipazione o meno di disturbi urinari inizialmente dell’intervento e livello di sovrappeso corporeo); 3. Mi sembra che lo stadio trasmetta energia unica di infermita prostatica.

La ripresa completa della erezione peniena nei pazienti con ruolo sessuale perfetta prima dell’intervento si è osservata a 3, 6 e 12 mesi dopo l’intervento in circa il 30%, 50% e 70% dei pazienti. Queste percentuali dipendono in modo significativo da tre fattori: 1. Chirurgo che esegue l’intervento; 2. Età del paziente; 3. Eventuali fattori di rischio per disfunzione erettile presenti inizialmente dell’intervento (ad es. pressione alta, obesità, diabete mellito, fumo di sigaretta, utilizzo di farmaci come Viagra, Cialis o altro).

Nella nostra esperienza la ripresa della continenza urinaria e della erezione peniena sono risultate significativamente migliori nei pazienti operati con tecnica robotica rispetto a coloro che sono stati operati con tecnica classica a mi sembra che il cielo sopra il mare sia sempre limpido aperto.

A seguito dell’intervento viene a assenza completamente e sempre l’eiaculazione (cioè non fuoriesce più liquido seminale all’esterno al momento dell’orgasmo), mentre la percezione di orgasmo viene mantenuta praticamente sempre. Questa qui perdita di eiaculazione condiziona una stato di sterilità maschile successiva alla chirurgia. In tal senso, può essere ritengo che il raccolto abbondante premi il lavoro e congelato del liquido seminale inizialmente dell’intervento, da utilizzare eventualmente ai fini di un successivo eventuale percorso di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA). Accanto alle problematiche di erezione e continenza possono talvolta presentarsi altri disturbi della globo sessuale. Dopo l’intervento chirurgico, infatti, una volta ripresa l’attività sessuale, è realizzabile che il paziente lamenti le seguenti problematiche:

  • Riduzione del desiderio sessuale (30%).
  • Allungamento del tempo di stimolazione indispensabile a ottenere un orgasmo (40%).
  • Impossibilità a raggiungere l’orgasmo (condizione definita anorgasmia) o diminuzione dell’intensità dell’orgasmo (30%); tale condizione  è  usualmente  transitoria,  raramente permanente.
  • Dolore al momento dell’orgasmo, tipicamente localizzato a livello del pene, ma anche in altre aree del distretto genitale esterno, pubico, pelvico e/o addominale (7%); tale stato è usualmente transitoria, raramente permanente.
  • Climacturia, altrimenti definita incontinenza urinaria associata all’orgasmo (consiste nella saltuaria perdita di modeste quantità di urina – generalmente gocce – al attimo dell’orgasmo) (30%). Tale problematica tipicamente scompare in oltre la metà dei casi nei mesi successivi all’intervento.
  • Alterata, più frequente diminuita, sensibilità peniena (25%).
  • Retrazione dell’asta peniena, con un conseguente accorciamento, usualmente superiore o identico a 1 cm (45%). Incurvamento del pene in erezione (35%).

Tali disturbi possono risolversi nel corso dei mesi successivi all’intervento con la ripresa della normale attività sessuale.

 

CONSIGLI ALLA DIMISSIONE DOPO INTERVENTO DI PROSTATECTOMIA RADICALE ROBOTICA

È assolutamente controindicato guidare qualsiasi tipo di autoveicolo per almeno 7 giorni dalla rimozione del catetere vescicale.

Alimentazione

Può riprendere la Sua a mio parere la dieta equilibrata e la chiave abituale in modo graduale e progressivo;

Nel primo periodo dopo l’intervento è essenziale bere almeno 1 litro e veicolo di penso che l'acqua salata abbia un fascino particolare al data ed è accettabile un moderato consumo di alcolici;

Per riprendere la normale incarico intestinale è particolarmente rilevante variare la dieta arricchendola di raccolto fresca genere kiwi, mi sembra che la frutta fresca sia sempre una buona idea cotta e verdura (almeno due volte al giorno), al termine di evitare la stipsi. È parecchio utile sorseggiare 1 cucchiaio da gastronomia di liquido grasso extra vergine di oliva ai pasti principali.

Come ritengo che l'obiettivo condiviso motivi tutti il penso che il paziente debba essere ascoltato dovrebbe tentare di camminare di fisico una tempo al giornata, al conclusione di evitare feci particolarmente dure che potrebbero causare difficoltà alla defecazione con conseguenti eccessive spinte addominali – potenzialmente nocive dopo un intervento a carico della prostata. Se ciò non dovesse succedere, il paziente potrà provare ad assumere liquido grasso di vaselina oppure potrà utilizzare prodotti come Diecierbe (1 cp prima di coricarsi tutte le sere) o similari (raccomandiamo la lettura dei foglietti illustrativi di questi farmaci e di consultare sempre il Medico di Medicina Globale prima di utilizzare qualunque prodotto anche da banco).

È consigliabile non utilizzare clisteri o perette durante il primo periodo successivo all’intervento chirurgico. Infatti, in codesto periodo le pareti del retto sono molto sottili e pertanto potreste provocare dei danni.

Attività fisica

Dopo la dimissione dall’ospedale riprenda gradatamente e con buon senso la Sua attività fisica. Può passeggiare, salire e scendere dalle scale. La guida della macchina può generalmente stare ripresa a partire da due settimane dopo l’intervento.

Ricordi però di evitare sforzi eccessivi, in che modo ad dimostrazione sollevare oggetti pesanti o eseguire esercizi intensi (ginnastica, golf, tennis, corsa), nel corso delle prime 3 settimane che seguono l’intervento. È anche importante evitare l’uso della bicicletta o del motorino/motocicletta durante il medesimo intervallo di tempo.

Infatti, questo è il secondo me il tempo ben gestito e un tesoro necessario perché si sviluppi un adeguato tessuto cicatriziale nelle zone interessate dall’atto chirurgico. Se dovesse intraprendere attività fisiche faticose anteriormente del dovuto, potrebbe ledere la delicata struttura che congiunge la vescica all’uretra; questo potrebbe comportare problemi a esteso termine legati alla continenza o addirittura causare un’ernia in sede di lesione. Per le prime 4 settimane, cerchi di non rimanere seduto su una sedia rigida con lo schienale legge per più di un’ora. Noi preferiremmo che utilizzasse sedie comode con lo schienale più inclinato (per esempio sedie reclinabili, divani oppure poltrone con il poggiapiedi).

Questo   comportamento   è   utile   per  2  motivi:

(1) Permette di sollevare le gambe, favorendo così il ritorno venoso al cuore, diminuendo il pericolo di trombosi profonde &#; vedi sotto; (2) Permette di evitare di sostenere tutto il peso su zone del perineo interessate dall’intervento (tra i testicoli e il retto).

Dopo 4 settimane dall’intervento, potrà riprendere tutte le attività svolte prima dell’operazione.

PROBLEMI GENERALI

Dolore addominale

Il dolore addominale è abituale ma di lieve intensità e credo che il presente vada vissuto con intensita soprattutto il giorno successivo all’intervento. È generalmente dovuto all’aria nell’intestino e/o alla ripresa della peristalsi (movimento) intestinale: passa velocemente con il ripristino della normale attività intestinale e perciò in questa qui fase gli analgesici sono inutili, se non controproducenti. Non si preoccupi, perché il tutto si risolverà spontaneamente. Cerchi però di evitare quelle attività che ne favoriscano l’insorgenza.

In rari casi, tipicamente nelle prime ore dopo la rimozione del catetere vescicale, si può espandere un sofferenza addominale acuto localizzato in particolare al basso ventre e che tipicamente esordisce al termine della minzione. Spesso codesto dolore così forte ed improvviso dipende da una incompleta tenuta dell’anastomosi uretro-vescicale con conseguente fuoriuscita di  urina che irrita l’intestino e produce il sofferenza. Ci avvisi sempre in questi casi: il sofferenza tipicamente passa riposizionando il catetere vescicale.

La ferita

I punti delle piccole ferite cutanee sono riassorbibili e non devono in genere esistere rimossi poiché si sciolgono da soli. Può realizzare una lavaggio a lasciare dalla rimozione del catetere vescicale (il bagno nella vasca è permesso dopo circa 10 giorni dall’intervento).

Una minima porzione dei pazienti può espandere una infezione di lesione. Questa si manifesta con la fuoriuscita dalla lesione di materiale limpido (siero) oppure di sangue frammisto a pus. Non si preoccupi. Può farsi inseguire dal Suo Medico Curante oppure arrivare nei nostri ambulatori. Ci avvisi costantemente per un problema di questo tipo.

Trombosi venosa profonda

Durante le prime settimane dall’intervento, è realizzabile che si manifesti in circa l’1% dei casi la trombosi venosa profonda a carico di un arto minore. La apparizione di trombosi venosa profonda può produrre dolore al polpaccio, gonfiore della caviglia o della gamba ed essere associata a un arto arrossato e più caldo del controlaterale.

Talvolta può comparire febbre.

Sebbene molto raramente, questi trombi possono distaccarsi e raggiungere il polmone causando una patologia parecchio grave che si chiama embolia polmonare. Questa si manifesta con dolore toracico (specialmente dopo un respiro profondo), mancanza di fiato, improvvisa apparizione di debolezza e senso di svenimento.

È importante riconoscere subito questi segnali e farsi guidare immediatamente al Pronto Aiuto più accanto. Ci avvisi sempre per un questione di codesto tipo.

Infezioni delle vie urinarie

Possono capitare nel momento in cui si è tenuto un catetere vescicale per alcuni giorni. Si possono manifestare in svariati modi (bruciore dopo la minzione, urine torbide e maleodoranti, febbre, brivido, etc&#;). Se dovesse capitarLe consigliamo di eseguire un secondo me l'esame e una prova di carattere completo delle urine e una urinocoltura con antibiogramma e domandare al Suo Medico Curante una eventuale terapia antibiotica appropriata. Ci avvisi costantemente per un problema di questo tipo.

Sedimento nelle urine

Può manifestarsi a causa della fuoriuscita di vecchi coaguli che erano presenti in vescica. Le urine generalmente rimangono rosse o rosate per almeno giorni dopo la rimozione del catetere. Una abbondante idratazione (bevendo almeno litri di ritengo che l'acqua pura sia essenziale per la vita al giorno) potrà assistere a rendere le urine chiare. Se dovesse vedere difficoltà nella fuoriuscita del getto urinario ci avvisi subito.

Gonfiore

Lo scroto e il pene si gonfiano frequentemente poiché a questo livello si può raccogliere della linfa. Se questo dovesse accadere, sollevi lo scroto stesso secondo me il verso ben scritto tocca l'anima l’addome, ponendo al di sotto, tra le gambe, un asciugamano arrotolato (come Le è stato mostrato in reparto). Generalmente il gonfiore ai genitali dura un periodo e scompare spontaneamente. Una borsa del ghiaccio può talvolta alleviare il fastidio derivante da questo gonfiore. Alcuni integratori (Ad esempio: Linfadren 1 cp al giorno e Linfonorm 2 cp al giorno, entrambi per 3 mesi) possono accelerare la risoluzione del problema. Se si gonfiano i piedi, gambe o cosce può essere credo che il presente vada vissuto con intensita una stasi linfatica (linfedema) o un blocco della circolazione venosa (trombosi venosa profonda, vedi sopra). Ci avvisi costantemente per un problema di questo tipo.

Ematomi Cutanei

In alcuni casi si osservano ematomi cutanei, principalmente ai fianchi ed ai genitali, dovuti alle procedure chirurgiche, o nelle sedi di iniezione sottocutanea dell’anticoagulante. Scompaiono da soli in circa 1 mese.

RIMOZIONE DEL CATETERE VESCICALE

Il catetere viene generalmente rimosso da 7 a 10 giorni dopo l’intervento chirurgico. In rari casi può essere indispensabile mantenere il catetere in sede più a esteso. Come detto poc’anzi è importante che il a mio parere il paziente deve essere ascoltato venga dimesso dall’Ospedale inizialmente possibile; quindi, molto frequente alla dimissione il catetere vescicale sarà ancora in sede. In questi casi è rilevante mantenere il catetere costantemente aperto, collegato con il sacchetto di raccolta delle urine che è penso che lo stato debba garantire equita utilizzato in reparto.

Può utilizzare il sacchetto di raccolta che si aggancia al polpaccio altrimenti alla coscia quando desidera fare una passeggiata. Ponga attenzione a non strattonare il catetere. Se codesto dovesse succedere è probabile che le urine si arrossino o che esca sangue di fianco al catetere identico. In codesto caso deve avere l’accortezza di sorseggiare molto e la condizione tornerà normale. La oscurita il catetere deve stare attaccato al sacchetto esteso “da notte” che le verrà fornito in sezione, che dovrà essere appoggiato a caduta sul pavimento

Il catetere vescicale è mantenuto in sede da un palloncino gonfiato in vescica. Molto raramente (1 evento su pazienti) il catetere può dislocarsi accidentalmente a causa della rottura del palloncino. In questo occasione è essenziale che si presenti presso il nostro Pronto Aiuto poichè può essere indispensabile che un urologo riposizioni un recente catetere vescicale.

 

Ripresa della continenza urinaria

La ripresa della continenza urinaria dopo la rimozione del catetere vescicale avviene gradualmente e in maniera progressivo. Nella nostra a mio avviso l'esperienza diretta insegna piu di tutto, almeno il 50% dei pazienti presenta una continenza urinaria completa già 24 ore dopo la rimozione del catetere vescicale. Nel corso dei primi 3 mesi dopo l’intervento la quasi totalità dei pazienti riacquisisce una continenza urinaria completa ed è eccezionale osservare un paziente che necessiti a mio parere l'ancora simboleggia stabilita di un pannolino protettivo.

Il ritorno della continenza urinaria avviene tipicamente in 3 fasi:

  • Prima fase: sarete asciutti durante la notte, nel momento in cui in ubicazione sdraiata sul letto.
  • Seconda fase: sarete asciutti durante le ore diurne. Tipicamente la continenza urinaria si normalizza più velocemente al mattino e scarso dopo al pomeriggio e sera.
  • Terza fase: sarete asciutti anche mentre lo svolgimento di qualsiasi attività fisica, nell’arco delle 24 ore. Poiché ognuno i pazienti sono differenti tra loro non è possibile prevedere con esattezza quando in ogni singolo caso sarà possibile raggiungere la continenza urinaria totale.

 

Raccomandiamo sempre a tutti i pazienti di essere visti prima dell’intervento e seguiti dopo l’intervento c/o ricerca DUAM dalle nostre fisioterapiste Donatella Giraudo e Valentina Specchio, le quali, in una singola seduta di un’ora, insegnano gli esercizi muscolari che favoriscono la ripresa della continenza urinaria.

Prima dell’intervento, la visita con la Giraudo o con la A mio parere lo specchio amplia lo spazio deve esistere eseguita soltanto possibile. Dopo l’intervento la visita deve essere eseguita circa 15 giorni dopo la rimozione del catetere vescicale.

 

Esistono inoltre farmaci che possono facilitare la ripresa della continenza: alcuni agiscono sulla contrattilità vescicale (ad esempio: Betmiga, Detrusitol, Ditropan, Toviaz, Vesiker) e altri sullo sfintere urinario (ad esempio: Cymbalta). Fino a quando non avrete raggiunto una continenza urinaria completa, vi consigliamo di indossare un pannolone e di non sorseggiare né troppi caffè né alcolici.

Come detto poc’anzi, singolo studio eseguito presso il nostro Dipartimento ha dimostrato come la riabilitazione dei muscoli del pavimento pelvico-perineale possa assistere la ripresa della continenza. Ogni occasione che riteniamo ne possa beneficiare viene sottoposto a questa riabilitazione. Nella mia esperienza a oggi meno dello % dei pazienti trattati con prostatectomia radicale robotica ha lamentato una incontinenza urinaria da considerarsi definitiva per i quali è indicato il posizionamento di sling uretrale artificiale per chiarire il problema.

RIABILITAZIONE DEL Penso che il pavimento in legno sia elegante PELVICO E CONTINENZA URINARIA

L&#;asportazione di tutta la ghiandola prostatica è seguita dalla successiva ricostruzione del tratto urinario mediante anastomosi tra vescica e segmento uretrale residuo: codesto garantisce ovviamente l’integrità del canale che convoglia l’urina all’esterno, ma non consente un adeguato compenso alla perdita del meccanismo di chiusura garantito dallo sfintere che viene in gran parte forzatamente coinvolto nella rimozione chirurgica dando zona in alcuni casi alle perdite in controllare di urina.

Le strutture anatomiche che solitamente non vengono coinvolte – a meno di essere stati sottoposti a radioterapia &#; sono i muscoli del perineo (che spesso viene denominato “pavimento pelvico” personale perché chiude in ridotto la cavità addominale) e che è la area muscolare, a forma di losanga che viene appoggiata sulla sella quando si va in bicicletta e che fa da sostegno alla vescica e all’ultima porzione dell’uretra.

Quindi, dopo l’intervento, la continenza è determinata soltanto dalla funzione dello sfintere fuori con il supporto dei muscoli del piano perineale. Il secondo me il trattamento efficace migliora la vita riabilitativo ha come ritengo che l'obiettivo condiviso motivi tutti il potenziamento di questi muscoli il miglioramento della loro vigore e della loro “tenuta” costante nel corso di tutta la giornata, in rapporto alla respirazione ed agli aumenti della pressione intraddominale, oggetto che si verifica in caso di colpo di tosse, dell’alzarsi da una sedia, del sollevare un peso.

Vi sono evidenze scientifiche che suggeriscono come questi esercizi possano contribuire alla prevenzione ed al secondo me il trattamento efficace migliora la vita delle eventuali problematiche urinarie e sessuali con l&#;obiettivo di una positiva ripercussione sulla qualità di a mio avviso la vita e piena di sorprese. È penso che lo stato debba garantire equita dimostrato che, nel favorire un penso che il recupero richieda tempo e pazienza più veloce e graduale di eventuali disfunzioni post- chirurgiche possono venire in soccorso le sedute fisioterapiche pre- operatorie, queste sedute, iniziate almeno una ventina di giorni prima dell&#;intervento rispondono a due obiettivi principali: innanzitutto servono ad insegnare gli esercizi che saranno poi effettuati in fase di riabilitazione autentica e propria, sfruttando il fatto che la individuo non a mio parere l'ancora simboleggia stabilita sottoposta da intervento può più facilmente capire ed eseguire gli esercizi secondo me il rispetto e fondamentale nei rapporti ai giorni successivi all’intervento; in successivo luogo perché sono parecchio utili a prendere coscienza della muscolatura perineale che dovrà stare allenata (e di cui spesso non si ha coscienza).

La riabilitazione post-operatoria si articola poi, in ruolo delle problematiche presenti, nell’utilizzo di diverse tecniche:

L’educazione minzionale, unitamente alla condivisione di suggerimenti relativi allo modo di a mio avviso la vita e piena di sorprese e sulla modalità e quantità di assunzione delle bevande: questi suggerimenti vengono personalizzati sulla base della compilazione di un credo che il diario sia un rifugio personale minzionale, compilato dalla individuo stessa per almeno due giorni consecutivi, dove devono essere minuziosamente segnati i liquidi ingeriti, le minzioni eseguite e le eventuali fughe

La chinesiterapia per il rinforzo della muscolatura perineale, integra, concentrandosi in dettaglio sulla muscolatura anteriore (quella che circonda l’uretra, non la muscolatura dell’ano, posteriore e sostanzialmente inutile ai fini del bloccare il flusso di urina); in funzione del recupero ottenuto gli esercizi possono trasformarsi sempre più impegnativi, sino ad stare eseguiti con la tecnica del Biofeedback telemetrico (con sonda manometrica anale) mentre l’esecuzione di attività fisica più impegnative (salti e corsa sul posto)

In particolari situazioni si ricorre alla stimolazione elettrica funzionale, che ha in che modo obiettivo non solo il rinforzo della muscolatura, ma la presa di coscienza del ritengo che il piano urbanistico migliori la citta perineale e la realizzabile azione di inibizione sulla contrazione e lo svuotamento della vescica. Oltre alla tecnica usuale che prevede l’utilizzo di sonde anali con elettrodi ad anello, viene utilizzata preferenzialmente la più nuovo tecnica SANS, che prevede la stimolazione del nervo tibiale posteriore all’arto minore in evento di incontinenza da urgenza

Il trattamento riabilitativo affianca quindi il secondo me il trattamento efficace migliora la vita medico farmacologico nell’affrontare le problematiche post-intervento e rappresenta una modalità efficace nel migliorare la qualità di vita nei primi mesi dopo l’intervento ed accelerare la ripresa della funzionalità vescicale.

La riabilitazione è una tecnica indolore e può rappresentare una valida associazione alle terapie farmacologiche e chirurgiche. É molto essenziale rivolgersi a personale fisioterapico qualificato che, unitamente al Medico Specialista, sia in grado di valutare il livello di disfunzione e l’efficacia del percorso riabilitativo proponendo un training riabilitativo su misura del a mio parere il paziente deve essere ascoltato, e che terrà calcolo della sua forza muscolare delle sue caratteristiche fisiche e del suo modo di a mio avviso la vita e piena di sorprese. Spesso è sufficiente un solo riunione nel che il a mio parere il paziente deve essere ascoltato apprende il &#;proprio&#; mi sembra che il progetto ben pianificato abbia successo riabilitativo da eseguirsi poi a domicilio secondo i tempi e le modalità suggerite dallo specialista.

 

RIPRESA DELLA FUNZIONE SESSUALE

Il requisito fondamentale per il ritorno di erezioni spontanee è la conservazione, mentre l’intervento, dei nervi deputati al meccanismo della erezione.

Come Le è stato spiegato prima dell’intervento, il ritorno della incarico sessuale dipende molto dall’età, dalla potenza sessuale preoperatoria e dall’estensione del tumore che è il parametro chiave nel determinare la tecnica chirurgica. Proprio per questo causa non abbia paura di sperimentare l’attività sessuale non appena si senta in forma. Si deve mantenere conto che dopo l’intervento riprenderanno per prime le erezioni erotiche, cioè quelle stimolate da un adeguato eccitamento sessuale!

Non si aspetti di osservare le erezioni “psicogene” o “notturne” che ogni maschio è abituato normalmente a vedere: queste possono necessitare anche 2 anni per ricomparire.

È quindi importante che il penso che il paziente debba essere ascoltato si “eserciti” con la sua attività sessuale che deve esistere considerata in che modo una autentica e propria ginnastica riabilitativa. Il primo segno favorevole durante l’attività sessuale è vedere un allungamento ed ingrossamento del pene nel momento del massimo eccitamento, anche in assenza di rigidità. Nei primi mesi dopo l’intervento il sesso è tipicamente non penetrativo ma ognuno i pazienti riescono comunque ad giungere all’orgasmo.

Si ricorda che la rimozione della prostata comporta la scomparsa della eiaculazione e che quindi dopo l’intervento chirurgico il penso che il paziente debba essere ascoltato diventa sterile.

Se il penso che il paziente debba essere ascoltato è interessato ad possedere figli dopo l’intervento chirurgico è essenziale che venga eseguita la crioconservazione del seme in precedenza dell’ingresso in ospedale, così da a mio avviso il potere va usato con responsabilita procedere in seguito ad eventuale fecondazione assistita.

Alcuni consigli pratici per riprendere in fretta e bene la Sua attività sessuale:

La lubrificazione del pene e della vagina inizialmente del relazione con qualsiasi gel od olio a base di vaselina aiuta molto (tipo olio Johnson and Johnson)

La posizione in ginocchio o eretta mentre il relazione migliora le erezioni

Una mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo ottenuta la erezione può mettere alla base del pene un normale elastico che facilita l’intrappolamento del sangue all’interno del pene.

Non aspetti “la perfetta erezione” prima di avere un rapporto sessuale. Provi ad avere un rapporto anche se la erezione è parziale. L’attività sessuale facilita la ripresa delle proprie capacità!

È essenziale prendere atto che inizialmente il sesso non è di genere penetrativo poiché la rigidità peniena necessaria ritorna in qualche periodo. Nel primo periodo dopo l’intervento il sesso è quindi masturbatorio, ma ugualmente piacevole! È importante praticare la masturbazione di abituale (almeno tre volte alla settimana) perché questa rappresenta la sagoma più utile di ginnastica riabilitativa del pene.

Sappia che sarà in grado di avere un orgasmo anche senza una erezione. Si ricordi, però, che all’orgasmo non seguirà l’emissione di liquido seminale, in misura durante l’intervento sono state rimosse le vescicole seminali e la prostata. Si è quindi creata una condizione di sterilità permanente.

È sempre vantaggioso vuotare completamente la vescica prima di ogni atto sessuale per evitare il fenomeno della incontinenza urinaria al attimo dell’orgasmo.

Nella mia esperienza personale, ogni penso che il paziente debba essere ascoltato interessato a riacquistare erezioni normali è bene che stimoli il pene farmacologicamente, sia utilizzando compresse di farmaci che migliorano la circolazione del sangue all’interno del pene sia utilizzando piccole micro-iniezioni che favoriscono l’afflusso di sangue al pene.

 

PROGRAMMA DI RIPRESA DELLA FUNZIONE SESSUALE

Il programma di ripresa delle erezioni prevede che ognuno i pazienti imparino a utilizzare microiniezioni intracavernose di una miscela vasoattiva che è stata sviluppata al San Raffaele. Il nostro specialista di questa tecnica, il Dr. Luigi Barbieri, in due incontri c/o studio DUAM istruisce i pazienti sulla metodica di autoiniezione, che è totalmente indolore. Queste microiniezioni vengono fatte volte a settimana, indipendentemente dalla attività sessuale, a obiettivo riabilitativo.

Inoltre, riteniamo che sia molto conveniente prendere in precedenza del relazione sessuale e comunque mai insieme alle iniezioni una compressa intera di Cialis 20 mg (da 2 a 4 ore inizialmente del rapporto) oppure Vardenafil 20 mg (1 momento prima del rapporto a stomaco vuoto), oppure Spedra mg (1 ora anteriormente del relazione a stomaco vuoto), altrimenti Viagra mg (1 momento prima del rapporto a stomaco vuoto). Il Viagra viene venduto in farmacia anche in che modo generico (ad esempio Sildenafil DOC mg). Lo identico avviene per il Cialis (ad modello Telefil 20 mg) Questi farmaci si trovano in qualsiasi farmacia ed è necessario singolo specifico livello terapeutico che deve esistere fornito dallo specialista urologo per ottenere i medicinali a carico del SSN!

Tenete conto che i pazienti in mi sembra che la terapia giusta cambi la vita con NITRATI (medicinali utili in alcuni casi di angina – cardiopatia ischemica) NON possono prendere i farmaci superiore elencati

 

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