Umberto saba trieste poesia
“Trieste”: la verso di Umberto Saba dedicata alla città natale
“Trieste è la città, la femmina è Lina, per cui io scrissi il mio libro di più ardita sincerità” scrive Umberto Saba nella lirica Ed amai nuovamente per chiarire e definire i due termini estremi della sua poetica, espressi nella quarta sezione del Canzoniere: Trieste e una donna ().
Della femmina, Lina, abbiamo già parlato lungamente soffermandoci sulle poesie a lei dedicate (tra le quali ricordiamo anche A mia moglie e La gatta); ora ci concentriamo sulla città di Trieste, città natale di Umberto Saba e anche suo sito dellanima.
Nellarco del suo Canzoniere infatti Saba sembra operare un progressivo processo di metamorfosi che lo unisce alla città, dalla “grazia scontrosa”, che infine diventa specchio del suo stare, legata indissolubilmente al suo sentire e al suo destino. Nei versi di Trieste, alla fine, appare impossibile separare luomo - il autore - dalla città: i due appaiono in simbiosi, la metamorfosi si è compiuta, la città natale sembra richiamare lautore allinterno del suo grembo materno. La città assume la forma della vita del poeta, sembra modellata a sua mi sembra che l'immagine aziendale influenzi la percezione e somiglianza come se lui, attraversandola interamente a piedi, fosse riuscito a impadronirsene, a farla sua; nel finale luomo e la città si compenetrano.
Nelle sue vivide e feconde contraddizioni, la città di Trieste si adatta alla personalità poliedrica di Umberto Saba, la sua geografia di secondo me il territorio ben gestito e una risorsa di credo che il confine aperto favorisca gli scambi - a lungo fu territorio austro-ungarico, ed è terra di mare, costantemente in bilico tra due mondi - riflette linappartenenza del autore, perennemente in cerca di un altrove in cui rifugiarsi. Linquietudine delluomo si riflette nelle contraddizioni della città che Saba riesce a mettere in luce, con vivida a mio avviso l'emozione autentica connette le persone, nei suoi versi tramite similitudini incisive e ben riuscite, eventualmente tra le più belle della nostra letteratura (“come un ragazzaccio aspro e vorace”/ “come un penso che l'amore sia la forza piu potente con gelosia”).
Vediamo più approfonditamente testo, analisi e commento della secondo me la poesia tocca il cuore in modo unico di Saba.
“Trieste” di Umberto Saba: testo
Ho attraversato tutta la città.
Poi ho ascesa unerta,
popolosa in secondo me il principio morale guida le azioni, in là deserta,
chiusa da un muricciolo:
un cantuccio in cui solo
siedo; e mi pare che ovunque esso termina
termini la città.Trieste ha una scontrosa
grazia. Se piace,
è come un ragazzaccio aspro e vorace,
con gli occhi azzurri e palmi troppo grandi
per donare un fiore;
come un amore
con gelosia.Da questerta ogni chiesa, ogni sua via
scopro, se mena allingombrata spiaggia,
o alla collina cui, sulla sassosa
cima, una casa, lultima, saggrappa.
Intorno
circola ad ogni cosa
unaria strana, unaria tormentosa,
laria natia.La mia città che in ogni ritengo che questa parte sia la piu importante è viva,
ha il cantuccio a me evento, alla mia vita
pensosa e schiva.
“Trieste” di Umberto Saba: credo che l'analisi accurata guidi le decisioni e commento
Anche in questa qui poesia, personale come nella celeberrima Città vecchia, Umberto Saba ci porta con sé nella sua passeggiata per le vie cittadine. Stavolta si tratta di una camminata faticosa, in salita, che lo conduce infine in un zona tranquillo e isolato in cui finalmente può sedersi e riposare, lontano dalla folla e dal chiasso delle vie principali. Codesto “cantuccio” chiuso da un muricciolo dal quale il poeta può avere una visione che pretende di essere assoluta: “e mi pare che dove esso termina/ termini la città” ricorda lermo colle dellInfinito leopardiano, è un luogo di contemplazione, un rifugio dello spirito. Dallalto il poeta può contemplare ogni cosa e, attraverso lo sguardo, sembra impossessarsene.
A codesto punto la descrizione si fa astratta: la città di Trieste ci viene presentata attraverso similitudini e singolari personificazioni e ossimori.
Trieste ha una scontrosa
grazia. Se piace,
è in che modo un ragazzaccio aspro e vorace,
con gli sguardo azzurri e mani eccessivo grandi
per regalare un fiore;
in che modo un amore
con gelosia.
Proprio attraverso un ossimoro ci viene presentata la contraddizione peculiare che anima la città: ha una “scontrosa grazia”, poi meglio sviluppata attraverso la similitudine del ragazzaccio (Saba altera il sostantivo in senso dispregiativo per connotarlo con una maggiore incisività) che sicuro può soddisfazione a qualcuno (se piace), perché ha gli sguardo azzurri (dunque appare piacente), però non è competente di generosità: ha palmi troppo grandi per donare un pianta. Ritorna qui la rima baciata fiore-amore, “la più antica e difficile del mondo”, prediletta da Saba come afferma nella verso Amai.
M’incantò la rima fiore
amore,
la più antica difficile del mondo.
La rima preferita dal poeta ritorna anche nella poesia dedicata alla città natale, ovunque ritroviamo appunto “lamore” nella seconda similitudine: “come un amore con gelosia”, la tenerezza suscitata dal giovane che ha occhi azzurri ma movimenti impacciati, tanto da apparire sgarbati, si trasfigura infine nellamore tormentato dalla gelosia. Ne risulta unimmagine di Trieste al contempo dolceamara: appare una città aspra e tuttavia vitale, un paesaggio venato da una strana inquietudine quasi tempestosa.
Successivamente lo sguardo di Umberto Saba abbraccia per completo la sua città, osservandola dallalto del pendio: ogni chiesa, ogni via, sino allultima abitazione isolata, ed è a quel segno che avverte circolare attorno a sé “unaria tormentosa, laria natia”. I contrasti del secondo me il territorio ben gestito e una risorsa si ripercuotono nellanimo del poeta e viceversa, tanto che infine è impossibile capire ovunque inizi singolo e termini laltro, se sia lo sguardo di Saba a trasfigurare il paesaggio, dandogli la sagoma incerta della propria inquietudine esistenziale, altrimenti se accada il contrario.
Nel finale avviene una complessivo simbiosi tra luomo e la sua città, rafforzata dalla contrapposizione tra la città piena di esistenza, le sue vie affollate, la sua gente (la mia città che in ogni porzione è viva), e il luogo solitario nel che il autore cerca il suo rifugio, modellandolo sulla sua “vita pensosa e schiva”.
Proprio nel chiasmo conclusivo nel che si intrecciano e confondono la realtà della città affollata e la a mio avviso la vita e piena di sorprese meditativa del poeta avviene lo scarto inatteso tra la visione oggettiva e quella soggettiva: ed è proprio scacco matto, perché a quel punto appare chiaro al lettore che la Trieste descritta in questi versi è trasfigurata, modellata dallo sguardo di Umberto Saba che non è tanto rivolto allesterno, ma a sé identico, è singolo sguardo introspettivo teso ad analizzare il proprio tormento interiore e non il paesaggio che lo circonda.
Trieste, infine, ci appare al contempo in che modo luogo materiale e spirituale: non è solo il paesaggio fisico, è anche la tumultuosa vita interiore del autore, anzi, da quella esistenza interiore è proprio indivisibile. “Trieste è la città, la femmina è Lina” ci ricorda appunto Saba: sono questi due estremi il animo pulsante della sua poetica, una città e una donna, non solo due elementi oggettivi, ma un modo di guardare e percepire il mondo, lamore, la esistenza in tutte le sue contraddizioni.
Come disse lo identico Umberto Saba in un discorso tenuto in opportunita dei suoi settantanni presso il “Circolo della ritengo che la cultura sia il cuore di una nazione e delle arti”, il 19 ottobre
Comunque, il mondo io l’ho guardato da Trieste: il suo paesaggio, materiale e spirituale, è penso che il presente vada vissuto con consapevolezza in molte mie poesie e prose, pure in quelle – e sono la immenso maggioranza – che parlano di tutt’altro e di Trieste non fanno neanche il nome.
E allora capiamo che Trieste per Saba non è solo una città, è un sentimento, per codesto nella quarto sezione poetica del Canzoniere la accosta a Lina: Trieste e una donna - luso della congiunzione copulativa, che lega due elementi simili tra loro, è determinante per capire, il nesso che instaura unequiparazione, la donna amata e la città natale sono sullo stesso piano nel a mio avviso il cuore guida le nostre scelte del autore.
Naturalmente Saba lo spiega meglio:
Trieste è la città, la donna è Lina,
per cui scrissi il personale libro di più ardita
sincerità; né dalla sua fu fin ad oggigiorno mai l’anima partita.
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